Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Migliore qualità della vita, sanità più efficiente, situazione finanziaria nel corso della pensione solida. In Italia la sicurezza del pensionamento e le pratiche di previdenza appaiono incoraggianti, ma la strada da fare è ancora lunga. Lo ha rivelato l’edizione 2020 del Global Retirement Index (Gri), calcolato da Natixis Investment Managers in collaborazione con CoreData Research, che ha misurato tramite una serie di categorie e indici le performance del sistema pensionistico di 44 Paesi tra le economie avanzate del Fmi, il gruppo Osce e i cosiddetti Bric. «Bilanciare le esigenze dei pensionati di oggi e di domani con le differenti esigenze di politica pubblica è stato a lungo uno dei problemi più sfidanti per i Paesi di tutto il mondo, e la pandemia globale, con le sue ricadute economiche, non ha fatto altro che aggravare tale sfida», ha commentato Jean Raby, ceo di Natixis Im.
BPM Vita Coupon 3 è un contratto di assicurazione a premio unico con rivalutazione del capitale e cedola annua. SI tratta di un prodotto a basso rischio, di ramo I e indirizzato a chi mira ad incassare i risultati finanziari ottenuti dalla gestione sottostante sotto forma di cedola periodica, ad integrazione della rendita da lavoro o pensionistica. I premi netti versati vengono investiti nella gestione separata BPM Sicurgest, dove viene garantito un rendimento non inferiore allo 0% annuo. Diversamente da molti altri prodotti assicurativi la scadenza non è affatto impegnativa in quanto il contratto ha una durata fissa pari a cinque anni, e il limite minimo di investimento è fissato a 5 mila euro. Non è possibile comunque versare un cumulo di premi superiore a 5 milioni di euro sui contratti collegati a BPM Sicurgest, all’interno di ciascun anno solare. E la somma dei conferimenti effettuati nel tempo nella gestione separata non deve essere superiore a 10 milioni di euro. In merito al rendimento attribuito ogni anno, la misura di partecipazione è ottenuta sottraendo al rendimento lordo di BPM Sicurgest la commissione di gestione pari a 1,30% oltre ad una eventuale commissione di overperformance.
Il mercato italiano del risparmio gestito si prepara ad accogliere la rivoluzione dei fondi Pir alternativi, comparti destinati al retail che investono sulle pmi italiane anche non quotate e che si collocano a metà strada tra i tradizionali fondi comuni aperti Pir, specializzati sulle aziende di Piazza Affari, e i più sofisticati fondi chiusi di private equity o venture capitale, che guardano principalmente alle aziende non quotate e presentano una soglia minima di accesso di diverse decine di migliaia di euro. La novità, fortemente voluta da Assogestioni, introdurrà connotati di maggiore democrazia in un mondo, quello degli alternativi, che finora si è rivolto, promettendo rendimenti più elevati, agli investitori dotati di ampie disponibilità. «Il processo di democratizzazione degli alternativi che sta emergendo nel mercato italiano è positivo perché in un contesto di tassi ai minimi permette di offrire prodotti con rendimenti attesi interessanti rispetto ai prodotti tradizionali», spiega Massimo Mazzini, responsabile della direzione marketing e sviluppo commerciale di Eurizon Capital Sgr. Questa maggiore popolarità prevista per i nuovi alternativi va però gestita per evitare che l’investitore faccia scelte non adatte, perché un portafoglio sbilanciato verso asset non quotati, e quindi potenzialmente più redditizi, è nel contempo più rischioso. Di qui la l’importanza della consulenza finanziaria nell’indirizzare il risparmio.
In attesa che la raccolta degli Eltif cominci a mostrare risultati (tra i pionieri, Azimut ha da poco presentato il suo primo prodotto Eltif), c’è aria di festa tra le società di risparmio gestito. Guardando alle raccolte nette dei primi 8 mesi del 2020 delle principali reti italiane si nota che il totale del periodo gennaio-agosto 2020 ha già quasi raggiunto o superato quello dell’intero 2019. Per alcuni player, come Banca Mediolanum, la raccolta è già migliore di quella totale dello scorso anno di 1,7 miliardi di euro. Il trend ha radici lontane: la serie dal 2008 al primo trimestre del 2020 mostra incrementi delle masse a doppia o tripla cifra percentuale. Tra i campioni della crescita spicca Banca Generali: +464% delle masse gestite e una crescita media annua stimata da Goldman Sachs pari al +6% entro il 2022. Le ragioni della crescita sono note: passaggio della ricchezza verso soluzioni di risparmio gestito, aumento dei prodotti, attività di recruiting. «Nel prossimo futuro», spiega l’amministratore delegato e direttore generale di FinecoBank Alessandro Foti, «le tendenze di crescita si consolideranno, anche a causa del contesto italiano che vede situazioni in cui le famiglie hanno più patrimonio che reddito».
Le proxy fight, le battaglie all’ultimo voto tipiche di Wall Street, non sono mai state nel dna della finanza italiana che, al contrario, ha sempre preferito tessere le proprie trame lontano dagli occhi indiscreti del mercato. Non per caso episodi come lo scontro per il controllo di Impregilo del 2012 o il braccio di ferro tra Vivendi e Elliot del 2018 sono rimasti tanto memorabili quanto isolati. Eppure il prossimo 28 ottobre qualcosa di simile a una proxy fight si disputerà in un crocevia nevralgico della finanza italiana. In vista della scadenza del cda di Mediobanca sono state infatti presentate tre liste distinte: quella espressione del board che ricandida la maggior parte dei consiglieri uscenti tra cui il presidente Renato Pagliaro, il ceo Alberto Nagel e il direttore generale Francesco Saverio Vinci; quella di Assogestioni che conferma Alberto Lupoi e Angela Gamba; e quella presentata congiuntamente da Bluebell e da Novator Capital, radunando una quota pari all’1% di Mediobanca. Il fondo guidato da Giuseppe Bivona e Marco Taricco e presieduto da Francesco Trapani (ex Bulgari) ha preparato il terreno per la discesa in campo con un paio di lettere in cui contestava al cda la strategia, l’allocazione del capitale e soprattutto la governance della banca. Nel mirino c’era soprattutto quel 12,86% di Generali che, secondo Bluebell, assorbirebbe troppo patrimonio sbilanciando la capital structure di Mediobanca. Meglio distribuire quelle azioni ai soci in forma di dividendo e liberare così risorse per la crescita, sostiene Bivona. Il vertice uscente ha buon gioco a snocciolare i risultati della gestione Nagel che vedono oggi un ritorno sul capitale tangibile al 10% e un total shareholder’s return collocato da Citi tra i primi cinque in Europa. Le critiche di Bluebell potrebbero però trovare un ascoltatore molto attento in Leonardo Del Vecchio che, dopo essere rapidamente salito al 9,9% di Mediobanca, ha oggi in tasca l’autorizzazione Bce per spingersi fino a ridosso del 20%.

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  • Confindustria Produzione, +26,4% nel terzo trimestre dopo il grande gelo
Cresce del 26,4% la produzione industriale italiana del terzo trimestre. Dopo la profonda caduta registrata tra gennaio e giugno, stando all’ufficio studi di Confidustria tra luglio e settembre arrivano i primi segnali di ripresa. L’incremento nei mesi estivi, secondo gli economisti di Confindustria, «è spiegato principalmente dal sostegno della domanda interna, a fronte di una domanda estera che procede in maniera incerta». Il rimbalzo del terzo trimestre riporta l’indice sopra i livelli del primo, anche se tra luglio e settembre si è osservata una significativa divaricazione tra industria e un più timido recupero dei servizi, con la prima che darà un forte contributo al Pil (di circa 4 punti percentuali).
  • Inps, con il Covid il rosso lievita a 26 miliardi
Peggiorano le perdite dell’Inps. Il rosso sale dai 6,4 miliardi attesi ai 26 miliardi del bilancio di assestamento per il 2020, deliberato il 9 settembre dal cda Inps e approvato l’1 ottobre dal Civ, il Consiglio di indirizzo e vigilanza. Un’impennata del 307% – pari a quasi 20 miliardi – dovuta per lo più al violento impatto delle misure legate all’emergenza Covid, tra cassa integrazione e indennità, che valgono 45 miliardi senza contare il decreto Agosto, ancora non entrato nelle stime. A questo si aggiunge il crollo da 15 miliardi del gettito contributivo conseguente ai minori contributi versati da imprese e lavoratori. Nessun pericolo per le pensioni e i sussidi, le cui erogazioni sono garantite da Inps. Anche perché il buco è ripianato dallo Stato. Ma i numeri richiedono cautela. «Il legislatore faccia attenzione alla tenuta dei conti», avverte il Civ presieduto da Guglie lmo Loy. «L’effetto della pandemia pone il tema della sostenibilità e dell’equilibrio nel rapporto tra assicurati (in leggero calo) e pensionati (in leggera crescita) portandolo a 1,25».

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  • «Più monopattini di quelli previsti», indagine a Milano
Quanti monopattini elettrici circolano in sharing a Milano, spesso sfrecciando in pericolose evoluzioni con i pedoni a fare da birilli? Molti più del numero autorizzato dal Comune alle società di noleggio, sospetta la Procura della Repubblica che aveva aperto un’indagine «conoscitiva» che ora potrebbe confluire in un’inchiesta più concreta sull’uso e sulla sicurezza di questi mezzi. Ciascuna delle 7 società di sharing operative in città è autorizzata dal Comune ad avere una flotta di 750 monopattini, 5.250 mezzi in tutto. Due, però, ne hanno a disposizione di più, circa un migliaio in tutto, come scorta di magazzino per sostituire quelli che non funzionano o sono fermi per ricaricare le batterie. Dopo una serie di incidenti che hanno coinvolto monopattini e provocato feriti gravi, la Procura aveva aperto un fascicolo a modello 45 (senza indagati né reati) in cui ora gli investigatori si muovono anche per verificare la correttezza dei pagamenti fatti al Comune.  In Procura si sta studiando se le società abbiano o meno l’obbligo di limitare automaticamente la velocità quando i monopattini sono in un’ area pedonale dove dovrebbero andare a passo d’uomo.

  • La Caporetto del turismo: persi 65 milioni di ospiti in estate
Tempo di bilanci per il turismo. Gli alberghi d’Italia nell’estate 2020 hanno visto 148,5 milioni di presenze con la perdita di 65 milioni di ospiti rispetto al 2019. Un crollo a due cifre di clienti e pernottamenti ma nel caso dei 5 stelle si arriva all’80% e più. I bar e ristoranti nel primo semestre hanno perso 19 miliardi di ricavi e a fine anno il loro conto segnerà un rosso di oltre 24 miliardi. Attesi tagli occupazionali su base annua tra i 250mila e i 300mila addetti.
  • Fondi all’abbuffata d’autunno: la liquidità traina i private equity
Forte ripresa delle operazioni di private equity dopo i mesi difficilissimi di inizio pandemia. A comandare in questi mesi è ancora l’ampia liquidità presente sul mercato e i bassi tassi: combinazione, che malgrado le incertezze ancora presenti per il Covid, è riuscita a dare un’accelerazione al settore degli investitori in capitale di rischio, sempre a caccia di opportunità. Così sul mercato sono tanti i dossier che stanno coinvolgendo gli investitori, soprattutto nella fascia compresa tra 100 e 300 milioni di valore: alimentare, tecnologia e farmaceutico-biomedicale le aree più interessanti. Una delle operazioni in atto è quella sul gruppo Cmc, azienda umbra di Città di Castello, che produce il super-robot per i pacchi del gruppo Amazon. Il gruppo ha sollevato l’interesse di grandi fondi come Sun Capital e Hld Europe. Piccola operazione, ma molto attuale, è invece quella sul gruppo romano Mir, che opera nel settore della diagnostica polmonare: Mediobanca ha il mandato per cedere l’azienda e ha suscitato l’interesse dei private equity.
  • Assiteca, utile netto 5,5 mln al 30 giugno
Assiteca, primo broker assicurativo italiano quotato su Aim Italia, ha realizzato nell’esercizio al 30 giugno 2020 ricavi lordi pari a 80,5 milioni, in crescita del 14%. In aumento anche l’Ebitda (+38% a 15,1 milioni), mentre il risultato netto è stato pari a 5,5 milioni (+1%).
  • Promotore radiato anche se dipendente

  • Senza informativa l’intermediario risponde dell’investimento andato male
Se non c’è un’informativa completa al cliente e l’investimento va male (nessuno contesta un investimento che ha fruttato buoni guadagni), c’è un nesso di causalità tra la mancata informazione e il danno subìto dal cliente, che quindi va risarcito. Lo afferma una recente ordinanza della Cassazione (31 agosto 2020 n. 18153). La pronuncia si riferisce alla normativa pre-Mifid, nonostante la direttiva sia in vigore dal 2007. «L’intermediario finanziario deve lavorare nell’ottica – afferma l’avvocato Amilcare Sada, counsel di Allen & Overy – di tutelare l’investitore e quindi ha degli obblighi stringenti per quanto riguarda l’informativa precontrattuale. La Corte afferma che la pregressa esperienza dell’investitore non fa venire meno la necessità che l’intermediario adempia ai propri obblighi informativi nei suoi confronti. E ribadisce che se non vi è stata un’informativa preventiva, opera a favore del cliente la presunzione di un nesso di causalità tra mancata informazione e il danno subìto».
  • La rete sempre responsabile per il consulente
Il campionario delle “stranezze” nei rapporti tra clienti e consulenti è piuttosto ricco. Una recente decisione dell’Arbitro per le controversie finanziarie (presieduto da Gianpaolo Barbuzzi) esamina il caso di una anziana risparmiatrice che aveva tanta fiducia nel professionista da affidargli nel tempo alcuni assegni senza indicazione del destinatario, finalizzati a investimenti. Nel caso affrontato dalla decisione n. 2896 del 22 settembre 2020, il tema era quello della responsabilità solidale dell’intermediario «per i comportamenti illeciti commessi da un consulente abilitato all’offerta fuori sede, operante per suo conto e nel suo interesse». E inoltre in essa l’Acf ha fissato il principio per cui anche se la vigilanza sui consulenti spetta ora non più alla Consob ma all’Ocf, l’arbitro per le controversie finanziarie ha conservato la competenza a pronunciarsi sulle cause in cui sono coinvolti.
  • Nei board presenza femminile al 35,9%
La presenza femminile all’interno dei board delle imprese quotate (217 società all’Mta al 30 giugno 2020) è pari al 35,9%. Secondo un’analisi dell’Area studi Mediobanca stima in circa 870 le presenze delle donne su oltre 2400 posizioni. I dati sono molto differenziati in relazione alla carica ricoperta. In generale, la presenza femminile risulta relativamente più accentuata nei ruoli di rappresentanza (Presidenza del Consiglio dove si arriva a un 11%) e in quelli di controllo (Collegio Sindacale), meno in quelli con deleghe operative e poteri decisori. Solo nel 5,4% dei casi una donna occupa il ruolo di amministratore delegato.