di Elisa Del Pup
La maggioranza delle imprese italiane deve adeguare offerta e modello operativo al periodo post-Covid. È ciò che emerge dai risultati dell’indagine «I bisogni delle Pmi post-Covid» condotta da Intesa-Sanpaolo in collaborazione con Piccola industria Confindustria, Monitor Deloitte e Deloitte private, che, su un campione di oltre 6.000 imprese, ha identificato la capacità di innovazione, l’espansione geografica e la crescita dimensionale come pilastri per la ripresa. In particolare, il 90% delle aziende ha dichiarato di aver subito rallentamenti o sospensioni delle attività produttive dopo la fase 1, mentre il 70% si è ritrovato in difficoltà finanziarie. A seguito dell’emergenza sanitaria, le Pmi si vedono quindi costrette a rimodulare la propria offerta sul mercato, così come ad adeguare il proprio modello operativo. Si dovrà anche puntare sull’internazionalizzazione e rafforzare la componente patrimoniale, possibilmente ribilanciando la propria esposizione verso terzi oppure attraverso operazioni di finanza straordinaria. Dall’analisi è inoltre emerso come un quarto delle aziende ha già avviato la riconversione delle proprie linee di produzione per prodotti considerati strategici. In questo contesto si inserisce lo sforzo di Intesa-Sanpaolo, che affianca le Pmi in percorsi di crescita e internazionalizzazione. Più della metà delle aziende, infatti, richiederebbe un supporto diretto alle istituzioni bancarie su aspetti non solo finanziari ma anche operativi. «L’iniziativa presentata oggi è un passo ulteriore verso le imprese che fanno rete per fornire loro gli strumenti utili, anche oltre il credito, per favorire la ripresa e la crescita su nuovi mercati», così Anna Roscio, responsabile Direzione sales & marketing imprese di Intesa Sanpaolo, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di accelerare la transizione in chiave sostenibilità e internazionalizzazione, in grado di stimolare una nuova cultura d’impresa attraverso webinar e investimenti favoriti dal meccanismo del nuovo credito d’imposta. «Occorre passare dalla cultura dell’emergenza a quella delle prevenzione, oltre che comprendere che il digitale è ormai una condizione per esistere», ha dichiarato Carlo Robiglio, presidente di Piccola industria Confindustria.
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