di Simona D’Alessio
Pensioni più «pesanti» per ingegneri e architetti, che godranno (pur se andati, nel frattempo, in quiescenza) della rivalutazione dei montanti nella misura del 4,5%, invece che dell’1,5% per le annualità 2014-2015: è l’effetto della sentenza 09987/2020 del Tar del Lazio che ha dato ragione all’Ente delle due categorie professionali, Inarcassa, in merito al ricorso contro i ministeri del Lavoro e dell’Economia che avevano bocciato la delibera nel 2017, mettendo nero su bianco come l’intervento «non produca esiti negativi sull’equilibrio di lungo periodo del sistema previdenziale». E, dunque, il provvedimento (promosso per «far fronte alla gravissima crisi che ha coinvolto il settore dell’edilizia pubblica e privata», erodendo «drasticamente» i redditi e «la capacità di versare i contributi» degli iscritti) dovrà essere adottato, segnando «un ulteriore passo in avanti» sulla strada dell’effettivo riconoscimento dell’autonomia delle Casse, mentre i dicasteri che le vigilano sono stati (anche) condannati a pagar le spese di giudizio.

La sentenza, che ItaliaOggi ha potuto leggere, ricorda che l’Istituto pensionistico che «aveva previsto per i soli contributi versati nelle annualità 2014-2015 (con riferimento ai redditi maturati nei periodi d’imposta 2013-2014) una capitalizzazione aggiuntiva del 3%, rispetto alla misura minima dell’1,5% garantita dal Regolamento generale di previdenza» dell’Ente, «anche in ipotesi di rendimento negativo», giacché «consente misure straordinarie» ogni qual volta ciò «si renda necessario, secondo una valutazione di opportunità che compete solo ed esclusivamente alla Cassa», e la misura era, inoltre, stata varata dopo aver «preventivamente verificato il rispetto del mantenimento dell’equilibrio di lungo periodo». I ministeri avevano acceso il semaforo rosso, scrivendo che «poiché per la stabilità di lungo periodo dei regimi a ripartizione la valutazione dei contributi deve esser in linea con il tasso di variazione della base contributiva», riconoscere una rivalutazione dell’1,5% a confronto con la «sfavorevole dinamica del monte redditi (-1,9%), già comporta una deviazione del 3,6% rispetto al tasso di equilibrio», per cui «sarebbe necessario sopperire con risorse aggiuntive diverse dalla contribuzione», pertanto, sarebbe stato «inopportuno» l’incremento, «tanto più» perché una simile delibera avrebbe potuto «costituire un precedente in situazione analoghe di congiuntura negativa».

Non è «una rivoluzione», tuttavia, commenta soddisfatto il presidente Giuseppe Santoro, «l’incremento al 4,5% è un importante adeguamento del tasso di capitalizzazione che Inarcassa calcola sulla variazione media quinquennale del monte redditi» di architetti e ingegneri. Si tratta, peraltro, della seconda vittoria in tribunale dell’Ente, nell’arco di poco tempo: accolto dal Tar del Lazio il ricorso contro il diniego ministeriale al taglio delle sanzioni per i pagamenti dei contributi in ritardo, la modifica regolamentare è stata licenziata dai ministeri meno di un anno fa (si veda ItaliaOggi del 20 dicembre 2019).


© Riproduzione riservata

Fonte: