Riceviamo da un nostro abbonato – che si era rivolto alla nostra redazione per sapere se gli intermediari di assicurazione avessero o meno diritto ad accedere al Fondo PMI, il fondo di garanzia previsto dal Decreto Liquidità a sostegno delle piccole e medie imprese – un interessante racconto sulla sua avventura per ottenere dalla sua banca il finanziamento.

Inizialmente, infatti, la sua banca gli aveva negato questa possibilità, dal momento che nel DL gli intermediari di assicurazione erano stati inizialmente esclusi, anche se poi inseriti – grazie alle molte pressioni delle associazioni di categoria – nella conversione in legge del decreto.

Di seguito riportiamo la sua diretta esperienza:

Era metà aprile quando mi sono attivato con la prima richiesta. Dopo aver compilato e ricompilato decine di pagine di moduli, mi rispondono che il finanziamento non poteva essere concesso agli intermediari assicurativi. Vero, ma ci hanno messo 1 mese per capirlo. Nel frattempo il governo aggiusta il tiro, anche gli intermediari assicurativi possono beneficiare del fondo di garanzia, lo faccio presente alla banca che mi risponde “a noi non risulta” … complimenti!

Arriviamo a metà giugno, voi mi date le corrette indicazioni per ribadire che gli intermediari assicurativi possono accedere al fondo di garanzia; la banca impiega circa 3 settimane a capire che è vero e ricomincio a compilare moduli, ad inviare il modello unico 2018, no, vogliono il bilancino 2019, no, rivogliono il modello unico 2018.
Il tempo passa, le scadenze di imposte e inps di metà agosto si avvicinano, sollecito la banca, nessun riscontro.
Ricevo una telefonata il 13 agosto “può passare in filiale a firmare”… certo perché a metà agosto sono a godere delle risapute temperature miti di Milano; tuttavia rispondo che sarei riuscito ad andare il giorno seguente nel pomeriggio, peccato che loro facessero mezza giornata perché prefestivo.
Nella stessa telefonata mi informano che avrei dovuto necessariamente aprire un nuovo conto per poter ricevere il finanziamento, eh si perché XY libero professionista non è la stessa cosa che XY ditta individuale.
La cosa mi suona alquanto strana e ricattatoria, chiedo quindi di incontrare il direttore (oggi chiamati responsabili) della filiale.
Devo aspettare fine agosto / primi di settembre.

Mi conferma quanto sopra, però avrò la possibilità, anche il giorno dopo della ricezione dei fondi, di trasferire questi sul mio conto personale e di chiudere quello “aziendale”, intanto mi trovo già meno 10€ di spese di gestione (che avranno cadenza mensile).

Dunque siamo arrivati a metà settembre per vedere accreditati questi benedetti fondi, ma manca la ciliegina sulla torta: quando mi sono recato in filiale ho scoperto che hanno deciso loro in quante rate restituire tale finanziamento.

Come sappiamo il decreto prevede fino a sei anni di rate e pre ammortamento di 2 anni, quindi avevo compilato il modulo chiedendo rate suddivise in 4 anni sapendo che avrei cominciato a restituire il prestito dopo 2.
Ebbene la banca ha interpretato, o meglio, deciso che nei 4 anni erano inclusi i 2 di pre ammortamento, quindi mi ritroverò con una rata che sarà il doppio di quello che avevo messo in conto.

Al momento non ho ancora cominciato la “battaglia” per far valere le mie ragioni in merito, e onestamente ho qualche dubbio a intraprenderla per il timore di qualche ripercussione ovvero di ulteriori spese che in modo o nell’altro altro riescono sempre ad addebitare. Concludo con questa che può sembrare una barzelletta ma che è la spiacevole realtà in cui mi sono ritrovato.
In occasione delle firme in filiale, il direttore ha cercato di vendermi un ulteriore finanziamento, per il tramite della loro consociata, nel caso quello del fondo di garanzia non fosse sufficiente”.

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