Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Anche Ivass scende in campo sulla questione Rc auto e propone di defiscalizzare i contratti e trasferire il prelievo sul consumo del carburante con benefici per l’intero sistema: un calo del premio medio del 18% e un aumento netto del prezzo del carburante di circa il 4,5%, a parità di gettito. Il suggerimento è contenuto in un quaderno di lavoro, firmato dal consigliere dell’Istituto di controllo, Riccardo Cesari e da Antonio De Pascalis, capo servizio studi di Ivass. L’argomento Rc auto è da sempre al centro di possibili riforme per tentare di ridurre i costi per gli assicurati. Proprio in questi giorni è in discussione alla Camera un disegno di legge, a firma del Movimento Cinque Stelle (Andrea Caso) che punta ad abbassare le tariffe per i clienti virtuosi, quelli che non sono coinvolti in incidenti. L’intenzione è quella di introdurre il principio che nessuno può pagare maggiori costi di assicurazione in ragione della sua residenza.
Dimezza, ma resta comunque positiva la raccolta del risparmio gestito. In base alla mappa mensile di Assogestioni, l’industria ha chiuso settembre con flussi netti pari a 1,87 miliardi di euro dai 3,78 miliardi di agosto. A frenare sono stati i fondi aperti che hanno chiuso il mese a 808 milioni dai 4 miliardi di agosto (i fondi chiusi hanno ottenuto 193 milioni dai 63 milioni di agosto). Sono tornate invece in attivo le gestioni di portafoglio a quota 873 milioni dai -304 milioni precedenti, di cui 164 milioni nelle linee retail e 709 milioni in quelle istituzionali. Da inizio anno la raccolta totale sale a 58,93 miliardi ma va detto che su questo importo ha un effetto l’operazione realizzata a gennaio all’interno dal gruppo Poste, che ha fatto registrare risorse in entrata per 53 miliardi. Da gennaio le gestioni sono in attivo per 57,24 miliardi mentre restano in rosso, nonostante il recupero di agosto e settembre, i fondi aperti (-177 milioni). Quanto al patrimonio gestito dall’industria, le masse grazie al doppio effetto della raccolta e dell’andamento dei mercati hanno toccato l’ennesimo record storico a quota 2.271 miliardi.
Negli ultimi 20 anni le perdite economiche causate da catastrofi climatiche hanno visto un aumento del 151%, secondo un recente rapporto pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione dei rischi di catastrofi. Tra il 1998 e il 2017, tre paesi europei si collocano tra i primi dieci per perdite economiche complessive dovute a tempeste, inondazioni e terremoti: la Francia, con 48,3 miliardi di dollari; la Germania, con 57,9 miliardi; e l’Italia, con 56,6 miliardi di dollari. Allo scorso Festival dello Sviluppo Sostenibile di Roma, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco aveva sottolineato che con l’aumento delle temperature «l’Italia sarà la nazione europea più esposta ai danni legati all’esondazione dei fiumi e che il progressivo aumento delle temperature potrebbe influire in modo permanente sulle capacità produttive del paese». Un tema caldo, quello legato alle problematiche del cambiamento climatico, che trascende i confini della climatologia e ha contagiato anche il convegno annuale di Anra, l’Associazione nazionale dei risk manager e dei responsabili assicurazioni aziendali.
Nonostante l’assist della politica monetaria della Bce sotto Mario Draghi, la capacità di risparmio delle famiglie italiane nell’ultimo decennio ha subito un contraccolpo importante. Dal 2008 al 2018 il risparmio lordo pro-capite è sceso il 20%, mentre nello stesso arco temporale in Francia è salito del 17,2% e in Germania addirittura del 41,28%. I dati emergono da un’elaborazione dell’Associazione Italiana Private Banking per milanofinanza.it. L’effetto-Draghi si è comunque sentito, perché nel 2012, al suo insediamento al vertice Bce, l’indice sul risparmio aveva visto la capacità delle famiglie italiane scendere del 40%. Ma il Paese non è riuscito ad essere competitivo nei confronti dell’Europa. Erik Nielsen, capo economista Bce, ha notato a sua volte che, sebbene la Germania abbia ricevuto, fra il 2008 e il 2018, 370 miliardi di euro sotto forma di risparmi sugli interessi del debito.
Alla fine l’adesione sotto le attese a Quota 100 garantirà al governo una riserva da sfruttare in caso di necessità. Il governo non ha intenzione di toccare l’uscita anticipata dal mondo del lavoro. Anzi, nella lettera di  chiarimenti inviata alla Commissione europea il Tesoro spiega che introdurrà, come per quest’anno, un meccanismo di «congelamento temporaneo» della spesa. La differenza tra le stime originarie  e il dato effettivo di adesione sarà bloccato fino all’assestamento di bilancio. Nel 2019 tale misura ha garantito circa 1,5 miliardi.  Quanto al 2020, lo scorso 14 ottobre, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, stimava risparmi per 2 miliardi.
Alberto Nagel difende la strategia di Mediobanca dalle critiche di Leonardo Del Vecchio, ma apre a un miglioramento della governance. Sono questi i due messaggi che il ceo ha lanciato nel giorno della presentazione dei risultati trimestrali e a brevissima distanza dall’assemblea che lunedì 28 sarà chiamata ad approvare il bilancio. Parole molto attese perché le prime dopo il blitz che a settembre ha portato Del Vecchio al 6,99% di Mediobanca (la quota attuale sarebbe di poco inferiore all’8%) e dopo gli affilati commenti dell’imprenditore sulla strategia dell’istituto. Commenti a cui Nagel ieri ha risposto con diplomazia, proponendo una collaborazione su tematiche di interesse per la banca: «Siamo aperti a ogni suggerimento utile e nell’interesse della banca ogni proposta sarà considerata e valutata in consiglio di amministrazione», ha spiegato il ceo dopo aver spiegato che il management deve «rimanere concentrati su quello che facciamo. Ma è nostra consuetudine confrontarci con gli azionisti e le faremo con Delfin. Ci interfacceremo con Delfin per discutere di eventuali loro proposte e suggerimenti.

Si procede d’ufficio per le lesioni stradali colpose gravi o gravissime. Anche se la vittima non sporge querela le indagini e il processo vanno avanti. È l’effetto della pronuncia della Corte costituzionale (sentenza 223 depositata il 24 ottobre 2019), con la quale è stata salvata la procedibilità d’ufficio per i reati previsti dall’articolo 590-bis, primo comma, del codice penale (cp). Non c’è alcun bisogno che il danneggiato chieda la punizione del colpevole: pubblici ministeri e giudizi devono agire anche senza richiesta della vittima. Il caso portato all’attenzione della Consulta è uno dei tanti che capitano sulle strade italiane: una signora, alla guida della propria autovettura, non ha dato la precedenza a un motociclo, lo ha urtato e ha provocato lesioni personali gravi al conducente del motociclo; la signora è andata a processo imputata del reato descritto dall’art. 590-bis cp, che punisce le lesioni personali stradali gravi o gravissime.
I tedeschi pensavano che il dibattito sull’età pensionistica si fosse chiuso con la riforma del 2012 che elevava, per gradi, l’età pensionistica da 65 a 67 anni. Nel 2018 le casse previdenziali avevano registrato un surplus di 4 miliardi di euro (era stato di 500 milioni nel 2017), secondo le cifre riportate da Le Figaro. Tuttavia, secondo la Bundesbank, la banca centrale tedesca, queste riserve non sono sufficienti ad assicurare la vitalità del sistema pensionistico in considerazione della pressione considerevole che arriverà a partire dal 2020, anno in cui i nati nel baby-boom archivieranno la loro carriera professionale. Dunque, la Bundesbank ha raccomandato al governo tedesco di Angela Merkel di elevare l’età della pensione considerando anche l’effetto del declino demografico. Ma il partito della cancelliera rifiuta di riaprire il dossier pensioni fino a quando non sarà stata normata la situazione dei lavoratori che non possono lavorare fino a 67 anni per motivi di salute o perché fanno lavori gravosi.

 

Mediobanca ha archiviato il primo trimestre dell’esercizio 2019-2020 con profitti superiori alle attese, sui massimi livelli degli ultimi tre anni. Intanto l’a.d. Alberto Nagel dice agli analisti, e indirettamente a Leonardo Del Vecchio, che il nuovo piano industriale «confermerà l’attuale strategia che ha portato buoni risultati». Dopo le recenti esternazioni del patron di Luxottica per un cambio di indirizzo strategico, con una maggiore focalizzazione sull’investment banking, e le indiscrezioni su possibili sviluppi nell’azionariato (Del Vecchio nelle scorse settimane si è portato a ridosso del 7% del capitale), a parlare ieri sono stati i numeri. A fine settembre Piazzetta Cuccia ha registrato un utile netto di 271 milioni di euro, in aumento del 10% su base annua e migliore del consenso del mercato fermo a 250 mln. I ricavi sono saliti del 7% a 684 milioni di euro, anche in questo caso oltre le stime degli analisti. Il margine d’interesse è migliorato del 4,4% a 359,1 milioni, trainato dai buoni riscontri della parte consumer, mentre le commissioni nette sono rimaste stabili a 154,9 mln. Gli impieghi verso clientela sono passati da 44,4 a 45 miliardi e le attività finanziarie di wealth management sono salite a 68,4 mld. Il Cet1 si è posizionato al 14,2%, in linea con il dato di giugno, e la redditività è stata superiore alla media del settore con il rote al 10%. Alle osservazioni di Del Vecchio, secondo cui il business di Mediobanca in futuro non dovrà basarsi soltanto su Generali e Compass, Nagel ha replicato: «È nostra consuetudine confrontarci periodicamente con tutti gli azionisti e lo faremo anche con Delfin, per discutere di eventuali loro proposte e suggerimenti che valuteremo, come in tutti i casi, nel miglior interesse della banca». Il trimestre capitalizza anche l’apporto della partecipazione in Generali, che «si conferma investimento profittevole». Il contributo della compagnia triestina è salito a 135 milioni, beneficiando di plusvalenze da dismissioni. Il book value della quota nel Leone aumenta da 3,219 a 3,498 miliardi.

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  • Nagel tira dritto “Per Mediobanca strategia immutata”
La miglior trimestrale degli ultimi tre anni, per Mediobanca, arriva grazie al contributo (stabile) del credito al consumo e all’incrementato apporto del 13% di Generali all’utile, salito a 271 milioni complessivi (+10%). In un trimestre luglio- settembre in cui quotazioni e operazioni di finanza hanno stentato, arretrano invece i profitti delle attività di “banca d’affari”: da 68 a 57 milioni anno su anno, «in un contesto di mercato di forte pressione su volumi e marginalità», dice una nota dell’istituto. Ma è proprio quest’ultimo il settore in cui Leonardo Del Vecchio, neo azionista di peso con una quota in arrotondamento verso l’8%, chiede di concentrare gli sforzi del management guidato dall’ad Alberto Nagel, con «un nuovo piano industriale che non basi i risultati di Mediobanca solo su Generali e Compass, ma progetti un futuro da banca di investimenti». Del Vecchio potrebbe sempre obiettare sul fatto che buona parte degli utili (224 milioni su 271) arriva da mestieri che poco hanno a che fare con la nascita e lo storico blasone di Mediobanca; e che per metà sono spillati al Leone di Trieste, dove peraltro la forte accelerazione è legata a plusvalenze da dismissioni fatte da Generali.

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  • I pensionati sono 16 milioni, meno di mille euro per uno su tre
Si lascia il lavoro più con la pensione anticipata che con la normale pensione di vecchiaia a 67 anni. Lo dicono i dati Inps dei primi 9 mesi del 2019. Sono stati liquidati 63.926 assegni di vecchiaia, con un calo del 26,3% rispetto allo stesso periodo del 2018. Un calo dovuto anche al fatto che i requisiti sono aumentati di 5 mesi, portando appunto a 67 anni il minimo di età. Diverso, invece, il trend per le varie forme di pensione anticipata. Ne sono state liquidate, sempre nei primi 9 mesi, 148.732. Ciò è avvenuto sia perché, a differenza che sulle pensioni di vecchiaia, non c’è stato l’aumento dei requisiti (è stato bloccato in questo caso l’adeguamento alla speranza di vita), sia perché è stata introdotta Quota 100, che consente di andare in pensione con 62 anni d’età e 38 di contributi. L’aggiornamento del Casellario di tutte le prestazioni previdenziali mostra che, in tutto, sono in pagamento 22,7 milioni di pensioni a 16 milioni di pensionati, per una spesa complessiva di 293,3 miliardi (+ 2,2% sul 2018), di cui 251 per pensioni di vecchiaia, di anzianità e di reversibilità, e 42 per invalidità e prestazioni assistenziali. L’importo medio delle pensioni è di 12.874 euro l’anno mentre il reddito medio pensionistico è di 18.329 euro, circa 1.500 euro per pensionato. Ma sono quasi 6 milioni quelli che vivono con meno di mille euro.
  • Effetto Generali sui conti Mediobanca
È sempre più un confronto a distanza, quello tra l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, e il nuovo socio pesante di Piazzetta Cuccia, Leonardo Del Vecchio. Ieri, a margine della presentazione dei conti del primo trimestre chiusi con utili in rialzo del 10% a 271 milioni — ai massimi da tre anni — Nagel ha sottolineato che «è nostra consuetudine confrontarci con gli azionisti e ci interfacceremo con Delfin per discutere di eventuali loro proposte e suggerimenti». È la conferma, implicita, dell’assenza di un dialogo diretto tra i due.Del Vecchio nei giorni scorsi ha criticato la strategia di Mediobanca, che il 12 novembre presenterà il nuovo piano industriale: «Mi aspetto un nuovo piano industriale che non basi i risultati di Mediobanca solo su Generali e Compass ma progetti un futuro da banca di investimenti». L’utile del trimestre capitalizza «anche l’apporto di Generali, che nel trimestre riporta utili per circa 136 milioni derivanti per circa un terzo da cessioni di attività non ricorrenti», specifica Mediobanca. Del Vecchio punterebbe anche a mettere in discussione la leadership stessa di Nagel, che l’anno scorso bloccò il progetto di Del Vecchio per l’Istituto europeo di oncologia (Ieo), di cui sia Delfin sia Mediobanca sono azionisti. Secondo alcuni scenari Delfin potrebbe puntare alla separazione di Generali con uno spinoff, di cui è azionista con il 5% accanto ad altri soci privati come Francesco Gaetano Caltagirone, salito al 5% in parallelo proprio con Del Vecchio.

  • «Discuteremo i suggerimenti di Delfin, ma il piano Mediobanca non cambia»
Il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, tende la mano a Leonaro Del Vecchio, appena entrato nel capitale di Piazzetta Cuccia con una quota vicina al 7%, ma sul piano va avanti per la sua strada. «È nostra consuetudine confrontarci con gli azionisti. Lo faremo anche con Delfin. Siamo aperti a ogni proposta utile e nell’interesse della banca ogni proposta sarà considerata», ha promesso Nagel in occasione della presentazione dei risultati del trimestre che – come al solito – hanno battuto le stime. Quanto all’ipotesi che il patron di Luxottica possa sollecitare un cambiamento dello statuto, nella parte che vincola la scelta dell’ad ai dirigenti con più di tre anni di anzianità nel gruppo (ipotesi che però sembra essere stata raffreddata dallo stesso imprenditore degli occhiali), Nagel ha ricordato che la materia è di «competenza degli azionisti». Ha comunque aggiunto: «Siamo tesi a migliorare la nostra governance, che come tutte le governance può sempre essere migliorata, ma dal punto di vista del rating che viene assegnato dagli investitori è considerata attualmente molto bene. Periodicamente il cda fa i suoi esercizi e le sue riflessioni a riguardo».
  • Raccolta positiva per 1,9 miliardi
Un altro dato positivo per l’industria del risparmio gestito. A settembre i gestori hanno incassato complessivamente 1,9 miliardi, registrando un rallentamento di passo rispetto ai 3,9 raccolti ad agosto. A spingere la raccolta sono state le gestioni collettive (1 miliardo), mentre il contributo di quelle di portafoglio (che sono tornate in attivo) è stato pari a 873 milioni. Il patrimonio, invece, si è attestato a quota 2.272 miliardi segnando così il nuovo record storico del settore.

Verso la fine di un mondo. I bassi tassi nella zona euro stanno scuotendo la certezza del risparmio alla francese. Un discorso di Bruno Le Maire, Ministro dell’Economia e delle Finanze, potrebbe dare qualche indizio venerdì alla conferenza internazionale annuale della Federazione Francese delle Assicurazioni (FFA). “Il fondo euro non è sempre esistito”, ha dichiarato giovedì, in una conferenza stampa, Patrick Montagner, primo segretario generale aggiunto dell’Autorité de contrôle prudentiel et de résolution (ACPR), l’Authotity francese del settore. È comparso negli anni ’70, il suo successo è emerso negli anni ’80 sui tassi di interesse a due cifre… e ora questo effetto a cascata si ferma”, dice il supervisore. Con un successo popolare assoluto, i fondi in euro hanno accumulato 1.400 miliardi di euro di risparmio. Solo nel mese di agosto, secondo i dati pubblicati giovedì dall’AFF, i francesi hanno contribuito con altri 8 miliardi di euro a questi fondi. Questi contratti diventano più complicati da pagare a causa della garanzia di capitale che offrono. I gestori devono investire in titoli di debito molto sicuri – ma attualmente senza o addirittura con rendimenti negativi – o attingere alle loro riserve per garantire un rendimento minimo. Nell’intento di contenere i flussi sui fondi in euro Generali, Allianz e Aviva stanno cercando di imporre una quota di unit linked sui versamenti.

 

  • Lubrizol e Thomas Cook costano a SCOR circa 30 milioni di dollari.
SCOR inizia a fare i conti dopo l’incendio dell’impianto di Lubrizol a Rouen alla fine di settembre. Il quarto riassicuratore più grande del mondo ha indicato giovedì scorso, al momento di presentare i risultati, di essere preoccupato per l’indennizzo per questo disastro. Riassicura una piccola parte del programma di assicurazione danni che copre il gruppo ma non è coinvolta nella componente di responsabilità civile (risarcimento danni a terzi). Il gruppo francese non comunica la propria esposizione.
“Nei nostri conti, in questa fase sono meno di 10 milioni di euro”, afferma il manager del gruppo Laurent Rousseau. Mentre il sito di Lubrizol è ancora bloccato, il risarcimento per l’interruzione dell’attività supererà quello per i danni materiali, ha detto.

Handelsblatt

 

  • Le regole per un limite alle commissioni non va in porto
Il tetto massimo vuole prevenire commissioni eccessivamente elevate per le polizze di assicurazione vita e di rendita. Il progetto di legge è controverso. Dovrebbe in realtà ridurre le commissioni di acquisizione per le polizze di assicurazione vita e di rendita, ma uno studio attuale della società di consulenza Assekurata, tuttavia, è d’accordo con le critiche sollevate.
Secondo lo studio, un tetto di questo tipo riuscirebbe a malapena a compensare il calo delle rendite in questa fase di bassi tassi di interesse. Allo stesso tempo l’effetto del massimale della commissione sul livello delle pensioni e sul rendimento dei contratti assicurativi è chiaramente sopravvalutato, scrive l’autore dello studio Arndt von Eicken della casa di analisi Assekurata, che ha preparato lo studio per conto dell’istituto tedesco per la previdenza (DIA).