di Carlo Brustia

Negli atenei italiani l’offerta di corsi specifici per prepararsi alla carriera nel mondo delle assicurazioni è limitata e orientata ad approfondire più gli aspetti quantitativi rispetto a quelli qualitativi. È quanto emerso nel corso del panel conclusivo della prima edizione di Milano Festival delle Assicurazioni, organizzato da Class Editori e da Assinews, tenutosi sabato 19 ottobre. A mettere in rilievo quello che è stato definito vero e proprio «scollamento tra iter di formazione e professione» è stata Paola De Vincentis, docente di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università degli Studi di Torino. Presentando una ricerca De Vincentis ha sottolineato come nel nostro Paese siano soltanto sette i corsi che preparano alla carriera assicurativa, sui 235 complessivamente censiti in ambito economico, matematico e statistico. Non solo. «I corsi per prepararsi a questo genere di professione sono per lo più incardinati sull’approfondimento di matematica e statistica e poco a livello di economia. C’è insomma uno switch verso materie quantitative: benché si tratti di un lavoro più di relazione con il cliente si rischia di trascurare l’elemento gestionale, di management». Liviana Picech, icech, attuaria dell’università di Trieste, ha invece ricordato come l’ateneo sia stato il secondo – dopo la Sapienza – «ad attivare un corso di Scienze Statistiche e Attuariali, anche su impulso delle Generali e di altre compagnie che necessitavano di quei profili». Più di recente, ha invece sottolineato Valeria D’Amato, atturia dell’Università degli Studi di Salerno, l’ateneo campano ««lanciato di recente un corso di laurea magistrale in big data management, perché fino a qualche anno fa avevamo un problema legato alla reperibilità dei dati, mentre ora la situazione si è completamente capovolta e il nodo adesso è riuscire a ordinare e catalogare immense quantità di dati». Infine Gianluigi Lucietto, docente dell’Università di Verona, ha ricordato il corso di perfezionamento post laurea dell’ateneo veneto nel quale gli studenti imparano come determinati rischi possano inficiare la permanenza di una compagnia assicurativa sul mercato. Francesca Ricciardelli, Marketing & Innovation Specialist di Sace, ha spiegato invece come al braccio d’internazionalizzazione di Cassa Depositi e Prestiti arrivino spesso a lavorare «studenti decisamente preparati, ma anche molto verticalizzati e non di rado poco versatili. Occorrerebbe che il loro cursus di studi includesse anche il lato digitale, approfondendo temi come insurtech e fintech che oggi stanno prendendo rapidamente piede», si è auspicata la manager. Infine Andrea Sabia, fondatore di Bene Assicurazioni, ha offerto il punto di vista imprenditoriale sul tema, sottolineando come ci sia «un evidente mismatch tra la quantità annuale di laureati in materia d’assicurazione che l’Università produce e la necessità di queste posizioni in azienda. Non a caso», ha osservato, «cerchiamo di accaparrarceli già prima della laurea, grazie a stage curriculari». (riproduzione riservata)

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