di Francesco Bertolino

Ammonta a circa 25 milioni l’investimento di Poste Italiane nell’aumento di capitale da 40 milioni annunciato settimana scorsa da Moneyfarm. È quanto emerge dal bilancio 2018 di Mfm Holding, capogruppo inglese della società indipendente di gestione digitale del risparmio, specializzata in Etf. Poste è stata investitore principale nell’operazione a cui ha partecipato anche Allianz che aveva guidato il precedente round di finanziamento da 46 milioni chiuso nel 2018. «Le risorse serviranno a ampliare la gamma prodotti, a espanderci nei mercati dove siamo già presenti (Italia, Regno Unito, Germania ndr) ed eventualmente ad aprirne di nuovi», spiega a MF-Milano Finanza Giovanni Daprà, cofondatore e ceo di Moneyfarm. «Con la collaborazione con Poste creiamo un modello distributivo diverso che ci permetterà di aumentare le masse in gestione e quindi di sfruttare al meglio le tecnologie sviluppate in questi anni». Sinora Moneyfarm si è concentrata più sull’espansione che sulla redditività, come è prassi per le scale-up, imprese obbligate a crescere per sopravvivere.
Nel 2018, così, Mfm Investment, società operativa controllata da Mfm Holding, ha aumentato la base utenti attivi dell’84% rispetto all’anno precedente, gli asset in gestione del 68% e il fatturato del 61,3% a oltre 1,6 milioni di sterline (circa 1,8 milioni di euro). A questo risultato le attività italiane hanno contribuito per l’81%, quelle inglesi per il 19% (il lancio vero e proprio di Moneyfarm in Germania è previsto a breve). Al contempo, Mfm Investment ha chiuso il 2018 con una perdita di 12,6 milioni di sterline, significativa anche se in miglioramento rispetto al rosso di 13,9 milioni registrato nel 2017. Al risultato negativo hanno contribuito soprattutto i costi per il personale (6,6 milioni), di marketing (4,6) e di sviluppo tecnologico (1,1).
Le spese dovrebbero consentire a Moneyfarm di incrementare ricavi e asset in gestione, voci che si avviano a crescere a tripla cifra nel 2019. In ogni caso i fondi appena arrivati da Poste e Allianz dovrebbero coprire il fabbisogno di capitale per gli anni a venire. Anche se non è da escludere in futuro l’ipotesi di una quotazione, per dare una via d’uscita agli investitori finanziari e/o se dovessero servire risorse per l’espansione in nuovi mercati o per operazioni straordinarie. Nel caso di sbarco in borsa, del resto, l’approdo è già stabilito nello statuto: New York o Londra. (riproduzione riservata)

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