Ecco le strategie delle compagnie per aumentare la penetrazione del settore a vantaggio dei clienti e dell’intero Paese. E per cercare di ridurre le differenze rispetto agli altri maggiori mercati europei

Le compagnie di assicurazione sono pronte a governare la disruption e più di altre industrie a mettere la sostenibilità al centro dei piani industriali considerando che il loro mestiere, per definizione, è coprire le persone dai rischi portando benefici per l’intera comunità. Argomenti che sono stati e saranno al centro del primo Milano Festival delle Assicurazioni, una tre giorni di eventi dedicati al mondo assicurativo, organizzato da MF-Milano Finanza in collaborazione con Assinews nella suggestiva sede della Fabbrica del Vapore in via Procaccini. L’appuntamento si è aperto ieri con la XVIII edizione dell’Insurance Day organizzato in collaborazione con Accenture. L’obiettivo dell’evento, ha spiegato l’editor in chief e ceo di Class Editori, Paolo Panerai, è contribuire a colmare il gap assicurativo che caratterizza l’Italia a confronto con gli altri Paesi europei (siamo in media alla metà) facendo conoscere agli italiani i vantaggi di sottoscrivere una polizza per coprirsi dai rischi.

I numeri su quanta strada ci sia da fare parlano chiaro: se gli italiani per giochi e lotterie sono pronti a puntare 107 miliardi per le assicurazioni danni non auto spendono appena 17 miliardi e sui conti correnti hanno una giacenza media di 1.400 miliardi. Di fatto si auto assicurano con i propri risparmi. Una prateria da conquistare per le compagnie che però, dal canto loro, sono chiamate a rendere più trasparenti e comparabili le polizze. In questa direzione va l’Osservatorio permanente sui prodotti assicurativi lanciato dal gruppo Class in collaborazione con Assinews dallo scorso giugno, che ha messo a confronto più di 30 prodotti vita. Un quadro dal quale emerge un panorama variegato con imprese rispondenti ai canoni della t r a s p a r e n z a ma anche con società ancora carenti. Diversità che vanno colmate: le autorità di controllo, Ivass e Consob, chiedono un mercato in cui le polizze siano quanto più possibile comparabili. La trasparenza «non è un’opzione ma un’esigenza normativa e l’obiettivo è avere un mercato che possa essere recepito consapevolmente dai cittadini e che eviti incertezze», ha sottolineato nel suo video di saluto il presidente Ivass, Fabio Panetta. Le conoscenze degli italiani per le assicurazioni, così come per l’intero settore finanziario, non sono ancora adeguate e c’è bisogno anche di facilitare l’accesso e la conoscenza delle polizze. Evoluzioni che potranno contribuire a colmare le carenze assicurative dell’Italia.

Qualcosa sta già iniziando a muoversi, ha segnalato Daniele Presutti, senior managing director, Insurance Lead for Europe di Accenture, durante l’evento moderato dal direttore ed editore associato di MF-Milano Finanza, Gabriele Capolino. Commentando i volumi del mercato assicurativo italiano nel ramo Danni non auto (+4%) Presutti ha aggiunto che la crescita è stata spinta da nuovi grandi player entrati con forza nel settore danni Poste Italiane e Intesa Sanpaolo. Quest’ultima ha messo il settore assicurativo al centro del piano industriale 2018-2021 puntando alla leadership del mercato assicurativo danni italiano non auto e i numeri, come mostrato da Maria Luisa Gota, amministratore delegato e direttore generale di Fideuram Vita, gli stanno dando ragione. A metà del piano Intesa Sanpaolo (già leader nel Vita) è passato dal 20° al 10° posto del mercato danni. Nelle filiali dove hanno lavorato 220 specialisti delle protezioni formati dalla banca in un progetto pilota la produttività è aumentata di 10 volte. Anche Poste Italiane ha lavorato negli ultimi mesi per accelerare nel settore Danni (non auto) e lunedì partirà un progetto pilota, con un’offerta modulare, che consentirà una protezione a 360 dei rischi dei clienti. «Una piattaforma che sarà al servizio dei consulenti per trasferire ai clienti le conoscenze su come coprirsi dai rischi», ha sottolineato Maurizio Cappiello, amministratore delegato di Poste Assicura e direttore generale di Poste Vita. Mentre Unipol, leader nell’Rc Auto, sta facendo leva sulle nuove tecnologie per migliorare l’efficienza e ove possibile, liquidare i sinistri auto in appena 24 ore e sta anche lavorando per consentire ai clienti di pagare i pedaggi autostradali con sistemi della compagnia, come fa già per i parcheggi, ha annunciato Enrico San Pietro, insurance business co-general manager di UnipolSai. La spinta è verso un modello che metta la centro il cliente, ha aggiunto Alberto Vacca, chief business & Investment officer di Aviva, con il distributore che diventa un partner con il quale lavorare, aumentando la trasparenza.

Anche se «il prezzo non può essere l’unica variabile mostrata ai clienti per scegliere », ha ricordato Alberto Minali, amministratore delegato di Cattolica Assicurazioni. Le tecnologiche possono essere utili per «semplificare l’offerta e aumentare la qualità dei servizi offerti», ha dichiarato Marco Sesana, country manager e ceo di Generali Italia e di Global Business Lines, «ma la vera sfida è il cambiamento culturale in azienda», e al centro del modello Generali resta la rete degli agenti. Così come per Allianz, ha aggiunto Leonardo Felician, head of Insurance products P&C, ricordando che le compagnie dirette sono state disruptive nel settore dal punto di vista tecnologico ma ora la distanza con gli agenti si sta colmando.

Il direttore generale di Italiana Assicurazioni, Roberto Laganà, ha focalizzato invece l’attenzione sul valore delle sostenibilità economica del settore, ricordando che il gruppo Reale, essendo una mutua prevede di accantonare gli utili per rafforzare il patrimonio della compagnia, a vantaggio delle generazioni future. Mentre Isabella Fumagalli, ceo di Bnp Paribas Cardif, ha posto l’accento sulla percezione che i clienti hanno ancora del settore assicurativo, in termini di costi alti e di reputazione e gli ha fatto eco Alessandro Castellano, country ceo di Zurich, aggiungendo che «la cronica sotto assicurazione degli italiani non può essere cambiata addossando le responsabilità solo ai clienti ma è figlia di un modo vecchio e poco chiaro di disegnare e proporre le assicurazioni». (riproduzione riservata)

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