di Roberta Castellarin

Non sono solo le banche a essere messe in crisi dai tassi sottozero. Ma per le assicurazioni il contesto di titoli sempre meno generosi ha un effetto ambivalente: rappresentano una minaccia, ma anche un’opportunità. Garantire rendimenti positivi ai sottoscrittori dei propri prodotti diventa un mestiere sempre più difficile, ma dall’altra parte la mancata concorrenza dei titoli di Stato, con il numero dei bond governativi che danno rendimenti negativi in crescita ogni giorno di più, dà una spinta ai prodotti finanziari proposti dalle compagnie. Nell’ambito del Milano Festival delle Assicurazioni organizzato da Class Editori e Assinews, di cui venerdì 18 si è tenuta la seconda giornata, Andrea Conti, responsabile Macro Research di Eurizon, ha dichiarato: «In un mondo basato su un livello di indebitamento generale elevato (per famiglie, imprese, governi, ndr), i tassi di interesse bassi o negativi favoriscono la stabilità del sistema e vanno visti come il male minore rispetto al rischio di una riedizione delle crisi dei debiti stile 2008 o 2011. In questo senso è difficile pensare che in un futuro prossimo i tassi di interesse possano salire in modo significativo rispetto ai livelli attuali». Conti ha precisato: «Ne consegue che investire vuol dire sempre meno rifugiarsi nella rendita, che i tassi negativi non
remunerano più, e sempre più sostenere le attività produttive (azioni, attività reali, ndr) ovvero sostenere, e beneficiare, dei progressi del genere umano». Sull’argomento è intervenuto anche Luigi Di Falco, responsabile assicurazione vita di Ania. «I prodotti di risparmio assicurativo garantito», ha detto «hanno per natura una corrispondenza biunivoca con le condizioni dei mercati finanziari, dovendo bilanciare la competitività dell’offerta con i requisiti di vigilanza. In un contesto di tassi negativi o bassi la praticabilità di garanzie inferiori al capitale investito sembrerebbe non solo possibile ma doverosa per esigenze di stabilità».
Secondo Di Falco «restano dei dubbi, causati dall’assenza di disposizioni specifiche o criteri di determinazione del livello delle garanzie: il risultato è che le imprese negli ultimi anni hanno adeguato le strutture di garanzia mantenendo di norma, anche se a certe condizioni, almeno la restituzione del capitale investito». Una delle conseguenze più incisive è che c’è stato un grande cambiamento per quanto riguarda gli investimenti. «Oggi le azioni sono diventate obbligazioni e le obbligazioni sono diventate azioni. Chi investe in obbligazioni oggi deve diventare un trader», ha spiegato Emanuele Vizzini, direttore generale di Investitori Sgr. «Sicuramente», ha aggiunto, «c’è la concreta possibilità che questi tassi bassi continueranno ad esserci per un lungo tempo». Marco Palacino, ad di Orizzonte Capital ha parlato di «grande sfida per quanto riguarda gli investimenti nel mondo delle obbligazioni. I tassi sono destinati a rimanere bassi, anzi non è escluso che ci possano essere ulteriori ribassi. L’unica curva che attualmente ha rendimenti positivi è quella americana». Infine Stefano Rossi, ceo di Euclidea, ha sottolineato che «un elemento importante per la composizione del portafoglio è il costo di gestione. In un orizzonte di tassi negativi diventa importante la selezione che si fa a monte» per quanto riguarda gli investimenti (riproduzione riservata)

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