di Luciano Mondellini

Tornano a crescere le vendite di nuove auto in Italia. Ma forse è troppo presto per dire che il peggio è passato. In settembre infatti sono state immatricolate in Italia 142mila autovetture con un incremento del 13,4% rispetto allo stesso mese del 2018. Il risultato positivo non deve però trarre in inganno visto che il confronto è con un settembre 2018 particolarmente debole. In quei mesi del 2018 infatti si scontava l’accelerazione delle immatricolazioni che c’era stata nell’agosto precedente per la corsa delle case automobilistiche ad immatricolare il maggior numero possibile di veicoli non in regola con la nuova normativa sull’omologazione Wltp, che sarebbe entrata in vigore nel settembre successivo. Per quanto riguarda il computo sui nove mesi di quest’anno invece le immatricolazioni totali sono state 1,46 milioni con un calo dell’1,6% rispetto allo stesso periodo del 2018. In questo contesto sono tornate a salire anche le immatricolazioni di Fca. Il Lingotto ha venduto a settembre in Italia 31mila auto, l’11,43% in più dello stesso mese del 2018. La quota di mercato è stata pari al 22,1% (a fronte del 22,49%). Nei nove mesi invece le immatricolazioni sono state 353mila, in calo dell’11,27% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. La quota di mercato è così scesa dal 26,69 al 24,07%. Nel dettaglio salgono cresciuti tutti i brand del portafoglio Fca. Alfa Romeo ha aumentato le immatricolazioni del 33,9%, Jeep del 27,7%, Lancia del 23,5% e Fiat del 3,4%. In crescita la quota di Lancia e Alfa Romeo (+0,2 % per entrambi, attestandosi rispettivamente al 2,9 e all’1,5%) e di Jeep, che chiude il mese al 4% di quota, +0,45 punti percentuali. Tornando invece ai dati in generale un’indagine condotta dal Centro Studi Promotor ha rivelato che l’ultimo scorcio dell’anno non dovrebbe però portare le immatricolazioni a fine 2019 oltre il livello del 2018 (1.910.564). Con la riconferma di un volume di vendite su base annua inferiore del 23,4% al livello ante-crisi (2007). Preoccupa in particolare che dopo dodici anni il mercato italiano dell’auto, contrariamente a tutti gli altri mercati automobilistici dei Paesi avanzati, si stia mantenendo su livelli di immatricolazioni assolutamente insufficienti ad assicurare la regolare sostituzione delle auto da rottamare. Questa situazione ha determinato un forte invecchiamento del parco circolante, con conseguenze gravi sulla sicurezza della circolazione e sull’inquinamento atmosferico. Tra l’altro negli ultimi dodici mesi gli automobilisti italiani, oltre a subire le conseguenze della stagnazione dell’economia, hanno anche visto crescere, secondo l’Istat, i prezzi delle auto nuove del 2,3%, mentre i prezzi delle auto usate hanno subito un calo del 2,5% per effetto soprattutto della demonizzazione del diesel. Con il risultato che sostituire un’auto usata con una vettura nuova è diventato decisamente più costoso. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, il modello da seguire non può essere che quello dei primi incentivi alla rottamazione entrati in vigore il 1° gennaio 1997 che prevedevano un bonus per tutti coloro che acquistavano una nuova auto e ne rottamavano una di oltre 10 anni. (riproduzione riservata)
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