L’uso degli algoritmi «non trasparenti» nell’offerta delle compagnie assicurative può portare a rischi di discriminazione: lo ha affermato il segretario generale dell’Ivass, Stefano De Polis. «Particolare rilevanza assumono taluni temi etici, da ricondurre per lo più a rischi di inaccettabile discriminazione in fase di offerta, laddove ci si basi su algoritmi non trasparenti o supportati da tecniche non radicate in solidi principi e prassi attuariali», ha aggiunto. «Anche l’uso di dati genetici, in genere per ora non consentito dalle norme europee e nazionali, andrà presidiato per evitare aggiramenti sostanziali tramite proxy digitali».
Un ulteriore tema eticamente sensibile», ha spiegato il segretario dell’authority, «riguarda quelle pratiche che ottimizzano i premi delle polizze, e in generale i prezzi dei prodotti finanziari, non solo in relazione ai rischi sottostanti ma anche avendo riguardo a caratteristiche come il tenore di vita, le abitudini o lo stato emozionale dei clienti. La personalizzazione spinta di prodotti e tariffe può accrescere l’esclusione di alcune fasce di popolazione dal mercato assicurativo».
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