di Laura Bonadies MF-DowJones

Durante l’incontro dedicato alle frodi nel sistema assicurativo italiano è stato spiegato come in Italia i tentativi di frode siano un fenomeno sociale che, per il comparto insurance, negli ultimi anni si è tradotto, in media, in perdite di circa 15 milioni di euro all’anno. Alberto Guidi, (Cattolica Assicurazioni), ha sfatato il luogo comune relativo al Sud. «Non c’è più grande distinzione e ci sono tentativi da Bolzano a Palermo. Oltre il 20% di più di 2 milioni di denunce di sinistri sono potenzialmente fraudolenti (fonte: Ivass); tra il 2% e il 3% sono accertati; le compagnie portano gli autori dal giudice in circa la metà dei casi». Ha spiegato che 7-8 sinistri su dieci avvengono nell’auto, citando casi nei quali sono emersi aborti indotti mascherati da interruzioni di gravidanza in seguito a incidenti stradali o sinistri sul lavoro «camuffati» da sinistri mai avvenuti lungo le strade. «Ania e Ivass hanno fatto un grande lavoro sulle banche dati, mettendo in difficoltà i frodatori stradali seriali che, di conseguenza, hanno iniziato a spostarsi verso il mondo non auto». Romina Ronchi (Ania) ha puntualizzato come il 22% degli incidenti d’auto denunciati vengano classificati come a rischio frode – con punte del 37% nel Sud Italia – il 13% siano a rischio effettivo d’istruttoria e il 15% venga chiuso senza seguito. «In pochi casi le compagnie querelano, per via delle lungaggini del procedimento penale». La manager ha annunciato che Ania nei prossimi mesi darà vita a un Osservatorio assieme a medici e rappresentanti della Magistratura. Andrea Lorenzoni (Accenture) ha spiegato come l’evoluzione del mondo delle assicurazioni abbia aperto «porte» per nuovi tentativi di frode. «Occorre dotarsi quanto prima di strumenti adatti per richiuderle», ha detto. In particolare, a essere esposti saranno «piccoli gruppi assicurativi che generalmente investono meno» non potendo fare leva su efficienti economie di scala. (riproduzione riservata)

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