Fragilità economica e timore per la propria salute e quella dei propri familiari sono fra le prime cause di insicurezza per gli italiani; ma la maggior parte sceglie ancora un atteggiamento “fatalista” piuttosto che affidarsi in modo responsabile a polizze e strumenti di autotutela. E’ questa la fotografia scattata dall’ultima ricerca di Zurich, condotta da Swg su un campione di 1.500 nuclei familiari, in tema di paure e strumenti di protezione degli Italiani.

Dall’indagine emerge che il 38% delle famiglie intervistate si ritiene ancora economicamente fragile e oltre 1/5 fatica ad arrivare alla fine del mese. Solo il 36% delle famiglie invece guarda al domani con speranza: una situazione certamente migliore di 5 anni fa (19%), ma in calo rispetto al 41% di gennaio 2016.

Tra le principali fonti di insicurezza e incertezza vi sono il timore di eventi inattesi che minacciano il mantenimento dello stile di vita o l’equilibrio familiare, come la capacità di affrontare spese impreviste. Il 42% delle famiglie non riesce a farvi fronte (Istat 2016), numero che sale a quasi una famiglia su due quando è presente un anziano. Anche la paura della malattia e dell’invalidità (propria o di un familiare) e delle sue conseguenze economiche sull’assetto familiare si colloca ai primi posti (72-73% e 65-66%), in particolare nei nuclei monogenitoriali con figli conviventi. Si registra inoltre un’elevata sensibilità per la propria non autosufficienza (72%, 77% nelle coppie senza figli conviventi) e per la morte del proprio partner (63%, 72% nelle coppie senza figli conviventi), meno per la propria (54%), tranne nel caso in cui si tratti di nuclei monogenitoriali.

Nonostante i timori, le famiglie restano reticenti verso l’utilizzo di strumenti di autotutela finanziaria”,  spiega  Dario Moltrasio, head of life Zurich Italia. “L’82% continua a contare sulla solidità della rete familiare, il 66% sulle proprie proprietà immobiliari per superare gli imprevisti e ben il 46% sul sistema pubblico di assistenza. Ma si tratta di soluzioni non sostenibili e sempre meno efficienti, a causa del cambiamento socio-economico e culturale in atto. Elemento positivo invece è rappresentato dal dato in crescita rispetto al 2016 secondo il quale il 67% degli Italiani pensa a una buona polizza assicurativa e il 61% a un piano pensionistico integrativo”.

Dalla ricerca inoltre emerge che solo il 25% degli intervistati è titolare di una polizza vita, meno del 20% di una polizza infortuni o salute e circa il 3% di una copertura dread-disease o long term care, per effetto dell’impianto culturale tipico italiano ancora solidamente ancorato a fatalità e scaramanzia.  Infine, idealmente si vorrebbe un unico strumento capace di proteggere da molti eventi (85% Malattia, 83% Invalidità, 79% non autosufficienza in vecchiaia, 75% morte).