Al via incontri tra le prime linee per il business plan della primavera prossima. Sono già stati fissati alcuni punti fermi, a partire dalla spinta agli investimenti tecnologici su cui la compagnia ha puntato in passato 300 milioni. Di questi, 100 per la gestione delle scatole nere
di Anna Messia

Cantieri aperti nel gruppo Unipol . Da scrivere c’è il nuovo piano industriale 2019-2021 che il group ceo Carlo Cimbri presenterà al mercato la prossima primavera. In questi giorni si intensificano le riunioni tra la prima linea manageriale per fissare più di qualche punto fermo del nuovo business plan. Uno di questi sarà la spinta all’innovazione e agli investimenti in tecnologia. Già il 4 ottobre il dg di UnipolSai , Matteo Laterza, in occasione dell’Insurance Day organizzato da MF-Milano Finanza, aveva sottolineato che la trasformazione tecnologica è stata al centro del piano industriale che si concluderà quest’anno e sarà anche il perno del nuovo business plan. Il piano industriale 2015-2018 prevedeva investimenti complessivi per 300 milioni, la metà dei quali è stata utilizzata per lo sviluppo dell’information technology e altri 100 milioni per il lancio di Alfaevolution, la società del gruppo per la gestione delle scatole nere montate sulle autovetture, settore in cui la compagnia assicurativa è leader con più di 3,7 milioni di macchinette installate (erano 2 milioni nel maggio 2016).

Ma l’attenzione maggiore del mercato sarà sui nuovi obiettivi triennali che il gruppo assicurativo deciderà di darsi. Tre anni fa, per il triennio 2015-2018, Cimbri preferì presentare un piano prudente: «Il contesto è cambiato e questa volta non ci sono più i frizzi e i lazzi di tre anni fa, quando presentammo il piano dell’operazione FondiariaSai », sottolineò l’ad, aggiungendo che sarebbe stato meglio essere cauti e poi magari fare risultati migliori, piuttosto che essere costretti in corsa ad abbassare le stime. In questi tre anni, in effetti, il mercato non è stato affatto agevole, con i bassi tassi d’interesse che hanno reso difficile ottenere buone performance dagli investimenti mentre la ripresa dei sinistri ha messo a dura prova la redditività nel ramo Danni. Ma il gruppo assicurativo di Bologna si è mosso in linea con gli obiettivi del piano, in alcuni casi anticipando i tempi. Nel caso del dividendo di UnipolSai , per esempio, che nei tre anni era stato fissato complessivamente a 1 miliardo. Tra il 2016 e il 2017 la compagnia ha già staccato cedole per un totale di 763 milioni, quindi più di due terzi. Sull’utile netto ha pesato invece l’operazione di riorganizzazione che ha coinvolto Unipol Banca (112 milioni) ma nel primo semestre di quest’anno c’è stato anche l’effetto positivo della plusvalenza determinata dalla cessione di Popolare Vita a Banco Bpm (positivo per 309 milioni).

Senza questi fattori straordinari l’utile netto di Unipol Sai in due anni e mezzo è stato di 1,4 miliardi, toccando con sei mesi di anticipo la parte bassa della forchetta di 1,4-1,6 miliardi che era stata indicata al mercato nella primavera del 2016. Anche per quanto riguarda la controllante Unipol , eliminando le componenti straordinarie, è già stata raggiunta la parte bassa della forchetta di utile netto, fissa tra 1,5 e 1,7 miliardi (ma pari a 1 miliardi con le componenti straordinarie) mentre i dividendi (pari oggi complessivamente a 257,2 miliardi) avrebbero bisogno di un’accelerazione per superare l’obiettivo dei 400 milioni. L’attenzione però ora è tutta puntata sugli anni a venire. E per rendersi conto di quali siano le aspettative del mercato e fissare di conseguenza l’asticella, Cimbri avrà un vantaggio a suo favore perché il prossimo 21 novembre toccherà prima a Generali presentare il suo nuovo business plan a Milano. (riproduzione riservata)

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