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La curva dei crimini informatici non ha ancora iniziato il suo tratto discendente. Anzi: dopo il 2016 e 2017, già etichettati come gli anni peggiori, l’anno in corso, con 730 attacchi gravi registrati e analizzati, pari a una crescita del 31% rispetto al semestre precedente, si appresta a battere il primato. Ci sono anche crimini informatici che hanno messo a segno percentuali di crescita a tre cifre, per esempio nel settore auto motive (+200%), e le tecniche, nella maggior parte dei casi, sono alla portata di tutte le tasche dei cyber criminali. È, infatti, il malware semplice, cioè un prodotto a costi decrescenti, il vettore di attacco più utilizzato (40% del totale). Lo scenario è quello delineato dalla nuova edizione del Rapporto Clusit, redatto dall’Associazione italiana per la sicurezza informatica, e presentato nel corso di Security Summit di Verona
Le aziende stanno investendo per l’adeguamento privacy (lo ha fatto il 58% nel 2017), dedicandosi in particolare alla valutazione del grado di conformità (87%). Ma alcune parti del Regolamento Ue 2016/679 sulla protezione dei dati (noto come Gdpr) rimangono un enigma (per esempio la privacy by design per il 55% e la valutazione di impatto privacy per il 42%) e non si sa che fare. Una via d’uscita, da costruire, la indicheranno i codici di condotta di categoria: sono indispensabili per tradurre in pratica la disciplina della violazione della sicurezza (data breach), per affrontare i quali anche le certificazioni daranno una mano.
Il ciclo positivo che l’Italia sta vivendo è agli sgoccioli, si preannuncia uno scenario in chiaro scuro e ci sono degli elementi che non devono far abbassare la guardia. Tradotto in cifre: nel secondo trimestre dell’anno il pil è cresciuto dello 0,2% contro il +0,3% dei due trimestri precedenti. Preavviso di un rallentamento della crescita (+1,2% quest’anno, rispetto a +1,6% del 2017) con un effetto trascinamento nel prossimo anno (+0,8%). A fornire queste e altre stime è Euler Hermes, società del gruppo Allianz, specializzata in assicurazione crediti.
Assicurazioni con il consenso informato. Al cliente vanno consegnati documenti standard che facciano capire quanto paga e quando ha diritto all’indennizzo. Anche il decreto legislativo 68/2018, recante attuazione della direttiva (Ue) 2016/97 relativa alla distribuzione assicurativa, parte operativa dal 1° ottobre 2018, si preoccupa del quadro di garanzie per l’utente.
Quadro che comprende le informazioni e la condotta del distributore di prodotti assicurativi, l’introduzione di procedure conciliative per la soluzione delle controversie, una maggiore incisività del sistema sanzionatorio. Per quanto i principi sono gli stessi, la modalità di articolazione si va affinando sempre più. Vediamo come, studiando le principali novità del decreto legislativo.
La sentenza della Cassazione n. 21516 è occasione per definire l’infortunio in itinere
In bici scatta l’indennizzo: il suo uso è sempre necessitato
I contratti di cosiddetto credit default swap, valutati nella loro causa concreta, devono ritenersi dotati di una natura assicurativa, essendo finalizzati ad acquistare protezione dal rischio del credito e, come tali, non possono essere ricompresi nel beneficio della deducibilità della svalutazione previsto dal comma 3 dell’art. 106 del Tuir. È quanto affermato dalla Ctr Lombardia con la sentenza n. 3559/2018.

 

  • Vagnone entra in Oliver Wyman
La società di consulenza Oliver Wyman si rafforza in Italia e nel Sud Europa con l’ingresso di Paolo Vagnone come partner nell’ufficio di Milano. Esperto riconosciuto in Italia e all’estero, Vagnone raggiunge Oliver Wyman dopo aver ricoperto l’incarico di chief strategy officer presso Lloyd’s of London nel 2017. Dal 2011 al 2016 ha lavorato presso Assicurazioni Generali, prima come country manager Italia, poi come head of the global business lines; nel corso dello stesso periodo è stato anche presidente di Banca Generali. Precedentemente ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Fortress in Italia, dopo un lungo periodo in posizioni apicali in ras (ora Allianz Italia).

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Per l’assicurazione la prevenzione è una leva fondamentale per la creazione dl valore condiviso, laddove il cliente migliora le sue condizioni, l’assicurazione riduce la probabilità che avvengano sinistri, la società beneficia da minori costi collettivi. Monitor Salute è il servizio di UniSalute, che garantisce il monitoraggio a domicilio di alcune patologie croniche quali diabete, ipertensione e BCPO (Bronco-pneumopatia Cronica Ostruttiva).
Parla Paolo Molesini, amministratore delegato della divisione private di Intesa Sanpaolo, al vertice del settore in Italia: il prossimo obiettivo è scalare  le classifiche in Europa e crescere a livello internazionale
Il mercato assicurativo italiano nel 2017 ha subito un rallentamento nella raccolta del premi pari al 2,4% sul 2016, soprattutto a causa delle difficoltà del comparto Vita, che continua a risentire della situazione stagnante dell’economia e dei bassi tassi di interesse. Ma nel corso del 2018 si prevede che la raccolta totale tornerà a crescere a un tasso del +5%, proprio grazie al Vita (+5,5%) e alla prosecuzione della buona performance del Non Auto, che lo scorso anno è cresciuto del +3,7% e che dovrebbe chiudere questo 2018 con un +2,9%. È lo scenario fotografato da una ricerca curata da Accenture e presentata a Milano durante l’Insurance day 2018.

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  • La nuova «quota 100»: 62 anni e 38 di contributi
Dal 2019 ci sarà un nuovo canale di pensionamento anticipato: «quota 100». La legge di Bilancio consentirà infatti di lasciare il lavoro a chi ha almeno 62 anni d’età e 38 di contributi (62+38=100). Si tratterà di una scelta volontaria che interessa una platea di circa 380 mila lavoratori, di cui quasi 150 mila pubblici. Ovviamente chi uscirà prima avrà una pensione un po’ più bassa avendo meno anni di contributi, ma soprattutto non potrà cumulare l’assegno con redditi da lavoro. Questa norma potrebbe scoraggiare molti dall’utilizzare «quota 100», che invece potrebbe rappresentare una soluzione per tutti quei lavoratori anziani coinvolti in processi di ristrutturazione aziendale, che altrimenti rischierebbero di diventare degli esuberi. «Quota 100» potrebbe essere articolata con un sistema di «finestre» trimestrali di accesso alla pensione. In questo caso, coloro che matureranno per primi i requisiti non potrebbero comunque lasciare il lavoro prima del prossimo aprile.

Secondo i dati della Banca d’Italia, gli istituti di credito italiani avevano in portafoglio, nell’agosto scorso, titoli nazionali per un controvalore di 364,7 miliardi, in leggera discesa. Le compagnie assicurative, in base ai dati 2017, risultavano aver investito in Bot e Btp il 45 per cento del totale per una cifra di 315 miliardi. Banche e assicurazioni detengono insieme quasi un terzo del debito pubblico che ha superato i 2 mila 300 miliardi. Da metà maggio, ovvero da quando ha preso forma il «contratto del governo del cambiamento», a oggi, il mercato le ha punite molto più dell’effetto dovuto al deprezzamento dei titoli pubblici in portafoglio. Giovanni Razzoli di Equita Sim ha calcolato — lo ha riportato Luca Davi su Il Sole 24 Ore — che per alcuni titoli è come se lo spread fosse andato già a quota 770, cioè a un livello nettamente superiore a quello della crisi del 2011 quando toccò quota 574. Dando per scontato il probabile declassamento del Paese da parte di Moody’s e Standard and Poor’s.
Si potrà staccare prima, in alcuni casi anche cinque anni e mezzo in anticipo. La pensione, però, subirà un drastico taglio, sino a un quarto dell’assegno. Le simulazioni realizzate in esclusiva per L’Economia da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, mostrano i possibili effetti dell’introduzione della «quota 100», cioè la somma dell’età anagrafica (62 anni) e dell’anzianità contributiva (38) come requisito per accedere al pensionamento. La misura è prevista nel Contratto ed è stata richiamata nella Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), varato nei giorni scorsi dal governo.