Il recente accordo tra le parti sociali punta al rilancio della previdenza integrativa e allo sviluppo di un sistema contrattuale a tutela dei lavoratori
di Carlo Giuro

Il recente accordo tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria delinea un nuovo modello contrattuale e nuove relazioni industriali. Tra i diversi profili di attenzione vi è anche quello legato al welfare contrattuale con una serie di proposte per rafforzare il ruolo della previdenza complementare quale elemento qualificante del sistema italiano di protezione sociale. Nel ribadire la necessità di salvaguardare il carattere universale del welfare pubblico, migliorandone la qualità e il livello delle coperture sociali si esprime al contempo la convinzione che forme di bilateralità possano integrare il sistema di relazioni industriali e del modello contrattuale contribuendo alla realizzazione di un welfare contrattuale coordinato.

Lo sviluppo del welfare contrattuale, che deve mantenere la sua natura integrativa ai diversi livelli, può rappresentare un terreno di crescita del benessere organizzativo e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nel quadro di un miglioramento complessivo della produttività e delle condizioni di lavoro. Tra i diversi profili si sottolinea poi come la previdenza complementare, in particolare, assume un ruolo sempre più importante, anche alla luce delle recenti modifiche normative che hanno introdotto ulteriori misure ispirate al criterio della maggiore flessibilità in entrata e in uscita dai fondi pensione. Il riferimento è alla facoltà demandata alle fonti istitutive dalla Legge concorrenza di modulare una destinazione non totalitaria del trattamento di fine rapporto ai fondi pensione e alla rendita integrativa temporanea anticipata quale “reddito finanziario ponte” che possa “accompagnare” alla pensione l’aderente che cessi il rapporto di lavoro e sia inoccupato, al ricorrere di precisi requisiti di età e di distanza dal raggiungimento del requisito previdenziale nel regime obbligatorio di appartenenza. le parti sociali ritengono che occorra rafforzare il secondo pilastro, sia in termini di crescita dimensionale dei fondi (rilancio adesioni e quindi, aumento di patrimoni gestiti) che di diversificazione delle loro scelte di portafoglio, anche al fine di contribuire al sostegno dell’economia reale del Paese.

Tornando ora al documento sul nuovo modello contrattuale viene affermata poi l’opportunità di avviare, quanto prima, un confronto con le istituzioni finalizzato a migliorare la fiscalità di vantaggio sulle prestazioni dei fondi pensione e la riduzione della tassazione sui rendimenti, nonché ad ottenere la revisione della disciplina sui benefici fiscali per gli investimenti dei fondi anche nell’economia reale. Si ribadisce ancora la necessità di tutelare la centralità della contrattazione collettiva e rispettare i contenuti obbligatori dei contratti collettivi sulla disciplina della previdenza complementare nonché gli equilibri negoziali che ne scaturiscono. (riproduzione riservata)

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