In ballo le deduzioni su interessi passivi, ma nelle tabelle la norma non c’è. Gli effetti delle svalutazioni ai fini Ires e Irap saranno spalmati in 10 anni. Per le compagnie sale l’aliquota sugli acconti d’imposta
di Anna Messia e Andrea Pira

Sarà una manovra salata per banche e assicurazioni. A conti fatti compagnie e istituti di credito si troveranno costretti a contribuire alla legge di Bilancio per oltre 4 miliardi di euro nel solo 2019. A tanto ammontano infatti gli interventi per il settore delineati nel documento programmatico di bilancio inviato dal governo alla Commissione europea. Ma d’altronde che la «manovra del popolo», come il governo continua a chiamarla, avrebbe impattato sul settore, leghisti e grillini lo avevano dichiarato senza giri di parole. Tant’è che lunedì sera, mentre era in corso il Consiglio dei ministri per approvare la legge di Bilancio e i due collegati fisco e semplificazioni, esponenti della maggioranza ribadivano che gli unici aumenti di tasse previsti sarebbero stati quelli a carico, appunto, di banche e assicurazioni. Nel dettaglio le tabelle inviate a Bruxelles fanno riferimento interventi fiscali a carico degli istituti di credito che porteranno maggiori entrate nel 2019 pari allo 0,07% del pil. Vale a dire 1,2 miliardi di euro. Alla vigilia si era parlato di un un taglio del 14% delle deduzioni degli interessi passivi, oggi al 100%, ma nelle tabelle la misura non c’è.
Fonti dell’esecutivo, del resto , lasciavano intendere che potrebbe essere sostituita da altre soluzioni in via di definizione. Perciò la vaghezza nella definizione, ma non negli effetti finanziari anche per il biennio successivo, quando peserà rispettivamente nel 2020 e nel 2021 per 900 e 546 milioni. La misura crea non poca apprensione. Già nelle scorse settimane l’Abi aveva sottolineato il rischio di creare disparità concorrenziali rispetto agli altri istituti europei, per non parlare dei possibili effetti sulla capacità di finanziamento dell’economia reale., mentre ieri gli analisti di Equita stimavano un impatto negativo del 4% sugli utili del settore. Una seconda norma, meglio delineata, sposta al 2026 la deduzione del 10% delle svalutazioni e delle perdite sui crediti. In questo modo, il prossimo anno, il governo conta di ricavare entrate per 900 milioni. Un altro miliardo arriverà dalla scelta di spalmare in 10 anni la deducibilità ai fini Ires e Irap della riduzione di valore dei crediti legata all’adozione dei principi contabili Irfs9.

Quanto alle assicurazioni anche i gialloverdi, come già i precedenti governi, guardano anche alle compagnie quando c’è da fare cassa. La leva dell’aliquota dell’acconto sull’imposta sui premi assicurativi era già stata utilizzata per esempio dal governo di Paolo Gentiloni. Ma questo nuovo intervento è arrivato a raschiare il fondo del barile. Il provvedimento prevede infatti di aumentare dal 59 al 75% l’aliquota dell’imposta per il 2019, dal 74 al 90% nel 2020, per arrivare al 100% dal 2021. Nel giro di tre anni alle compagnie sarà chiesto di anticipare l’intesa imposta, utilizzando tutta la leva possibile (a meno di non voler arrivare a superare addirittura la soglia di anticipo del 100%). E neppure questo si può escludere. Intanto questo ultimo intervento, secondo i calcoli del governo guidato da Giuseppe Conte, consentirà di incassare 900 milioni l’anno prossimo (0,05% del pil) e 364 milioni nel 2021 (0,02%). Sempre che, ovviamente, i premi delle compagnie assicurative non subiscano una frenata negli anni a venire.
Più articolata appare invece la manovra decisa dal governo gialloverde in ambito Rc auto: il documento trasmesso a Bruxelles parla genericamente di realizzare un «Rc auto equa, con canoni differenziati rispetto al territorio, eliminando i vincoli di trasferimento da un assicuratore a un altro». L’intenzione sembrerebbe essere quella di anticipare gli sconti obbligatori già previsti dalla legge sulla Concorrenza, anticipandone gli effetti. Ma per capire se è effettivamente questa l’intenzione bisognerà attendere le norme attuative. A Piazza Affari alcuni titoli bancari hanno accusato il colpo, non contribuendo al rimbalzo del listino (Bper -0,86%, Banco Bpm -0,69%). Oggi intanto il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, parteciperà al comitato esecutivo Abi. L’appuntamento sarà occasione di confrontarsi con il settore.

Nonostante i proclami all’interno della stesso esecutivo sentono di non dover tirare troppo la corda. Per questo da parte pentastellata non ci tengono a passare come i soli a voler andare contro le banche. Sottolineano che sul settore peserà anche l’abolizione dell’Aiuto alla crescita, (Ace), deciso per finanziare la tassazione agevolata per chi reinveste gli utili in azienda. La contropartita è la prosecuzione dell’opera di smaltimento dei non performing loans. Il governo valuta l’introduzione di una nuova Gacs, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze. La volontà è di estenderla anche alle inadempienze probabili. Per farlo occorrerà aprire un tavolo con l’Unione europea, in concomitanza con quello per la manovra. (riproduzione riservata)

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