di Luisa Leone
Invitalia potrebbe diventare una piccola Sace. Lo prevede una norma spuntata in una delle ultime bozze della legge di Bilancio 2018 circolate ieri. In pratica la società, al 100% posseduta dal ministero dell’Economia, potrebbe assumere il ruolo di assicuratore delle operazioni di export ritenute troppo rischiose, e quindi non assicurabili, dal mercato. Una previsione che sembra fatta apposta per bypassare il freno messo dalla Cassa Depositi e Prestiti allo sbarco in forze in Iran da parte delle imprese italiane, che secondo indiscrezioni, andrebbe contro i desiderata dell’esecutivo. Come rivelato da MF-Milano Finanza, proprio per evitare situazioni del genere il Tesoro aveva iniziato a studiare la possibilità di riacquistare la Sace, ceduta a Cdp nel 2012, ma a quanto pare alla fine ha prevalso l’idea di dotare delle prerogative proprie del gruppo assicurativo guidato da Alessandro Decio una società già controllata: Invitalia appunto. Il testo della bozza recita che «Al fine di promuovere lo sviluppo delle esportazioni e dell’internazionalizzazione dell’economia italiana in Paesi che presentino rischi non assicurabili dal mercato, l’Agenzia per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa può operare quale istituzione finanziaria» autorizzata «anche al rilascio di garanzie e all’assunzione in assicurazione di rischi non di mercato». Per farlo la società guidata da Domenico Arcuri potrà costituire un veicolo ad hoc o ricapitalizzare una controllata già esistente. Nello svolgimento dei suoi compiti la nuova piccola Sace potrebbe poi avvalersi «del supporto tecnico di Sace spa», e comunque si prevede che i suoi impegni siano «garantiti dalla Stato», a richiesta e a titolo oneroso ovviamente. Per coprire questo impegno sarebbero stanziati 120 milioni per il 2018. Proprio il fatto che la norma non sia a costo zero la pone però tra quelle che saranno in bilico fino alla stesura definitiva della legge di Bilancio 2018, approvata «salvo intese» dal Consiglio dei ministri di lunedì scorso.
La manovra per il prossimo anno ha un valore complessivo di 20 miliardi, di cui la gran parte, 15,7 miliardi, serviranno ad evitare l’aumento dell’Iva. La parte rimanente sarà suddivisa tra il rinnovo del contratto degli statali, circa 2 miliardi, e il pacchetto Sviluppo, comprensivo degli sgravi per le assunzioni dei giovani sotto i 35 anni (che secondo le stime del governo potrebbe creare 1,2 milioni di posti di lavoro nel triennio); la replica del maxi e iper ammortamento; gli sgravi, anche se ridotti, per le ristrutturazioni edilizie ed energetiche. Dalle ultime bozze è stata invece espunta la stabilizzazione della cedolare secca al 10% per gli affitti a canone concordato. Stessa sorte dovrebbe toccare all’imposta di bollo del 2 per mille sulle polizze vita, che fonti del governo ieri assicuravano che sarebbe stata cassata.
Un’altra novità dell’ultima ora potrebbe poi essere uno sgravio fiscale per chi decida di assicurare un fabbricato contro le calamità e la conferma dell’esclusione della Rai dal perimetro della spending review, ma non dal tetto ai compensi. Infine, tra le ultime aggiunte è spuntata anche una tassa di 10 euro per i partecipanti ai concorsi per docenti nella scuola pubblica. (riproduzione riservata)
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