di Roberto Miliacca

Quasi 30 sinistri l’anno denunciati in ciascuna struttura sanitaria. Un tasso di rischio di sei incidenti ogni cento medici, di due ogni cento infermieri e di uno ogni mille ricoveri. Sono alcuni dei dati che emergono dalla lettura di un recente report intitolato «MedMal Claims», realizzato dal broker assicurativo Marsh, che ha analizzato 13.700 sinistri nella sanità pubblica nel periodo compreso tra il 2004 e il 2015, su un campione di 55 strutture.
Il documento ha fatto anche una stima del costo dei sinistri relativi alla sanità pubblica: nel periodo considerato, questo ha superato il miliardo di euro. Un tema, quello della malpractice medica, che ha costretto il legislatore a intervenire più volte, nel corso di questi anni, per far fronte al crescere esponenziale del contenzioso, ma anche per arginare una giurisprudenza sempre più ondivaga. Pochi mesi fa, il parlamento ha varato l’ultimo intervento normativo, cioè la legge cosiddetta Gelli-Bianco (legge n. 24/17) che ha ridisegnato il sistema di responsabilità civile e penale nel settore sanitario. Numerose le novità: dalle regole sulla responsabilità, alla ridefinizione degli aspetti processuali, fino alla definizione di nuovi obblighi assicurativi per medici e strutture sanitarie. Questa settimana, su Affari Legali, abbiamo analizzato la normativa con alcuni degli studi che si occupano del settore, ormai sempre più coinvolti nella gestione del contenzioso. Che non è solo in crescita, ma sempre più spesso non entra nelle aule dei tribunali: le richieste di risarcimento danni seguono prevalentemente un iter extragiudiziale (75% nel periodo considerato) a fronte del 23% che va in giudizio.
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