di Anna Messia
Gli utili e la profittabilità continuano ad essere alti: il return in equity delle compagnie di assicurazione europee l’anno scorso è stato pari in media al 12%. Ben più ricco di quello delle banche del Vecchio Continente, che nel 2016 hanno registrato un roe medio del 2,3% (con quelle italiane in negativo). Inoltre l’ingesso a sorpresa, giovedì 5 ottobre, di Warren Buffet nel capitale di Cattolica Assicurazioni con un 9% ha riacceso i riflettori degli investitori sulle polizze italiane. Eppure non si può nascondere che il comparto sta indubbiamente attraversando una fase di contrazione rispetto agli anni di crescita del passato: nel 2016 la raccolta complessiva dei premi in Italia si è attestata a 134 milioni, con un calo dell’8,8% rispetto al 2015. Ed è stato il primo anno in flessione dopo tre di crescita ininterrotta. Anche nel 2017 si stima inoltre che la raccolta complessiva sarà ancora in calo, assestandosi a quota 130 miliardi di euro, che significherebbe il 2,8% in meno rispetto all’anno scorso. Dunque le imprese assicurative, come emerso durante l’Insurance Day organizzato al Centro Congressi Cariplo di Milano venerdì 6 ottobre da MF-Milano Finanza in collaborazione con Accenture, devono trovare nuove strade per riprendere la strada della crescita e soprattutto per rispondere alle nuove esigenze dei clienti (i quali continuano a evolversi e ad essere sempre più esigenti) sfruttando i modelli di interazione ispirati dalla digital economy.

In un mercato in cui la parola finale del cliente è diventata decisiva «è necessario che le compagnie si mostrino in grado di modulare l’offerta per assecondare anche le esigenze di vita quotidiana degli utenti, non solo in caso di danni e incidenti», ha sottolineato nel corso dell’Insurance Day Daniele Presutti, senior managing director Eala di Accenture. In pratica, le compagnie dovrebbero ambire a diventare partner dei propri clienti nella loro quotidianità. Per trasformarsi in living insurer le compagnie assicurative, secondo Accenture, dovrebbero trasformare il core business e farlo continuare a crescere per poi supportare l’evoluzione verso nuovi mercati. «Bisogna diffondere la cultura digitale in tutte le funzioni aziendali e c’è bisogno di un cambiamento che, a partire dall’amministratore delegato, coinvolga tutti i livelli organizzativi», ha aggiunto Presutti. Per cavalcare questo cambiamento tecnologico le compagnie possono scegliere tre strade: sviluppare internamente innovazione, siglare partnership o investite in fintech. Una sfida che gli assicuratori stanno affrontando con decisione, visto che l’insurtech continua a crescere nel mondo da diversi anni e negli ultimi tempi sta registrando performance superiori al fintech: tra il 2014 e il 2016 gli investimenti in insurtech sono cresciuti del 38% contro il 32% del fintech.

Tale sviluppo ha ovviamente riguardato anche il mercato assicurato italiano. Come nel caso di Generali Italia, che ha avviato un profondo processo di semplificazione che ha comportato il ripensamento dei prodotti e servizi della compagnia, come raccontato dall’amministratore delegato Marco Sesana all’Insurance Day. «Con il programma di semplificazione stiamo ridisegnando in tre anni i principali processi-chiave della compagnia che riguardano clienti e agenti», ha spiegato il top manager. Dopo un anno e mezzo la compagnia triestina è ora in una fase avanzata di roll out e il 10% delle nuove polizze polizze Vita è oggi completamente digitale. Nel gruppo del Leone chi è partita prima in questo progetto, come Alleanza Assicurazioni, è oggi a ridosso della soglia del 60% di polizze digitalizzate. Si tratta di processi che hanno consentito di ridurre dell’80-90% i dati richiesti ai clienti per stipulare una polizza. Oggi Generali è di fatto a oltre metà strada nell’ambito del piano di riprogettazione dei processi industriali core, il cui completamento è previsto entro fine 2018, e Sesana, guardando al futuro, ha sottolineato come le nuove generazioni siano sempre più attente al codino e al pensiero computazionale. «Ci troviamo di fronte giovani in grado di affrontare problemi complessi, scomponendoli e semplificandoli per diventare creatori e non solo semplici consumatori», ha sottolineato il country manager di Generali Italia. «Bisogna prepararsi a questa nuova generazione di consumatori con altissime aspettative di semplicità e innovazione».

Secondo Giacomo Campora, attuale chief executive officer di Allianz Bank e direttore generale di Allianz Italia (dal prossimo gennaio sarà ad di Allianz Italia), in questo processo di profondo cambiamento che riguarda tutti i settori della conoscenza, assicurazioni comprese, la sfida principale è far prevalere la rilevanza dell’esperto, che al giorno d’oggi sembra essere diventata una figura demodé. «Per le assicurazioni rimane un ruolo importantissimo», dice il top manager. «Una compagnia che si muove sul mercato deve essere composta da esperti e deve saperli valorizzare, perché il nostro business non è soltanto emozionale. Allianz investirà molto per mettere assieme intelligenza tecnica ed emotiva, perché tutte le realtà che interagiscono in questo mondo assicurativo, dagli agenti ai clienti, possano trovare una sintesi».

Il fatto è che oggi non si può più distinguere il cliente assicurativo da quello di altri settori, ha aggiunto Matteo Laterza, direttore generale di UnipolSai Assicurazioni, perché l’assicurato vuole avere lo stesso livello di servizio che sperimenta quando acquista altri prodotti. Il gruppo assicurativo di Bologna, con 3,6 milioni di scatole nere installate sulle autovetture, «ha un patrimonio di valore inestimabile utile a tariffare meglio le polizze e ampliare il range di servizi per i clienti», ha sottolineato Laterza, spiegando che l’innovazione passa anche per la gestione dei sinistri. «Tramite la app i clienti possono velocizzare il processo di un sinistro e noi possiamo verificare e confrontare i dati grazie anche alle informazioni ricevute con la scarola nera». L’innovazione non passa però solo per la polizza auto, bensì «si tratta di un ecosistema legato alla mobilità del cliente, che va dall’automobile alla casa, per la quale si possono offrire servizi di assistenza 24 ore su 24». Si tratta insomma di un cambiamento che può portare anche opportunità e aumentare il volume di affari delle compagnie con l’offerta di nuovi servizi.

A cambiare in questo ultimo anno è stata anche la disponibilità dei clienti a comperare prodotti assicurativi tramite canali non tradizionali, ha aggiunto Alessandro Scarfò, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo Assicura, ossia in banca come al supermercato, come emerge dalle stesse analisi di Accenture. Il gruppo Intesa punta molto sulla crescita delle assicurazioni, dove vuol diventare leader anche nel Danni oltre che nel Vita, come annunciato nei giorni scorsi dall’amministratore delegato Carlo Messina. Tradizionalmente la clientela bancaria si caratterizza per essere fortemente fidelizzata e tendenzialmente sottoassicurata. «Spesso individua nel risparmio l’elemento di protezione per sé e per il proprio nucleo familiare in caso di potenziali imprevisti, mentre dagli investimenti si aspetta soprattutto sicurezza e liquidabilità, con un’attenzione marginale al rendimento», ha sottolineato Scarfò. Una società bancassicurativa tuttavia deve porsi, oltre che come asset manager, anche come risk manager del cliente, aiutandolo a ottimizzare la gestione degli asset, includendo anche polizze Danni come pilastro fondamentale del welfare familiare, ha spiegato Scarfò. «In questo senso Intesa Sanpaolo Assicura ha puntato su un modello di offerta in grado di integrare prodotti assicurativi e servizi non finanziari, anche tramite fornitori terzi, attraverso la rete distributiva di Banca dei Territori, in collaborazione con tutte le altre realtà del gruppo Intesa . La banca ha poi lavorato per offrire polizze digitali anche ai clienti della Banca dei Tabaccai, recentemente entrata nel gruppo».

Chi ha puntato molto sulle partnership con operatori tecnologici è la compagnia inglese Aviva. L’assicurazione sta utilizzando tutti e tre i canali possibili per guidare i cambiamenti tecnologi. «Siamo entrati nel capitale di sette società fintech», ha ricordato il chief investments officer Alberto Vacca. «Ma Aviva sta anche sviluppando internamente progetti tecnologici e creando joint venture. La volontà è costruire ecosistemi digitali per dare servizi semplici e personalizzati». (riproduzione riservata)
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