di Andrea Boeris
Se da un lato il settore assicurativo strizza l’occhio al digitale e a tutti i vantaggi che può trarre nell’adottare una cultura digitale diffusa, dall’altro non può fare a meno di considerare l’importanza del rischio rappresentato dagli attacchi informatici. Lo stato dell’arte della cyber security nella gestione del rischio reputazionale delle aziende è stato il tema affrontato nel suo intervento da Alessandro Livrea di Akamai Italia, azienda americana specializzata nella distribuzione di contenuti via internet. «Si stima che entro i prossimi cinque anni circa il 90% delle aziende avrà un’assicurazione contro il crimine informatico», ha detto Livrea, a testimonianza dell’importanza del problema.

«Il costo medio di un attacco informatico continua a salire», ha proseguito Livrea, «basti pensare che oggi è salito a 11 milioni di dollari, crescendo di oltre il 22% rispetto a un anno fa. In Italia il danno medio è di circa 6 milioni di euro». Inoltre, «per più di un’azienda su due la preoccupazione principale è proprio quella di subire un attacco informatico», ha sottolineato Livrea, «e ci sono diversi tipi di attacco». A preoccupare sono soprattutto quelli di tipo applicativo, volti a sottrarre o modificare informazioni sensibili, «cresciuti del 25% nell’ultimo anno». I servizi finanziari sono al terzo posto nella graduatoria in questo tipo di attacchi. Per questo è necessario «schierare macchine intelligenti contro quelle malevole, partita nella quale le assicurazioni devono giocare un ruolo importante». (riproduzione riservata)
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