di Luca Gualtieri
In questi giorni c’è grande fibrillazione ai vertici di Cattolica. Si avvicina infatti la scelta che Banco Bpm farà sul nuovo partner assicurativo. Martedì 17 l’advisor Kpmg dovrebbe presentare formalmente in consiglio di amministrazione le due offerte vincolanti arrivate alla fine di settembre: quella per l’appunto depositata da Cattolica e quella dei francesi di Covéa. Generali infatti ha compiuto un brusco dietrofront a poche ore dalla scadenza, mentre la proposta di Allianz è stata scartata. Già martedì insomma il board presieduto da Carlo Fratta Pasini potrebbe concedere un’esclusiva oppure prendersi ancora qualche giorno per un esame finale delle offerte. Offerte che negli ultimi giorni sarebbero state ulteriormente limate dai contendenti per venire incontro alle esigenze della banca. C’è da scommettere che la scelta non sarà facile. Fino all’ultimo la gara è stata un testa a testa tra i due pretendenti, entrambi dotati di preziose potenzialità. Covéa è lo storico partner della ex Popolare di Milano di cui è stata socio in Bipiemme Vita, che controlla la compagnia danni Bipiemme Assicurazioni. Gruppo solido e stimato in Piazza Meda, Covéa avrebbe insomma non pochi sostenitori nella compagine milanese del nuovo gruppo. Altrettanti supporter vanta però Cattolica, società arrivata a una svolta industriale molto delicata. La cooperativa veronese è recentemente uscita dall’alleanza con la Popolare di Vicenza e vede oggi in bilico quella con la Cassa di risparmio di San Miniato, appena finita nell’orbita del Credit Agricole . Restano le partnership con Iccrea e con Ubi, dove però gli spazi di manovra sono ristretti visto che il gruppo lombardo è alleato anche con altre compagnie. In assenza di nuove opportunità sul mercato l’asse con Banco Bpm potrebbe insomma consentire a Cattolica quel salto di qualità a cui sta tenacemente puntando l’amministratore delegato Alberto Minali. Da qualche giorno del resto il mercato è tornato ad apprezzare le potenzialità della compagnia, dopo l’ingresso della Berkshire Hathaway di Warren Buffett nel capitale con una quota del 9%. Si sa che l’oracolo di Omaha non investe mai in modo avventato e, secondo fonti ben informate, a favore dell’ingresso in Cattolica avrebbero giocato diversi fattori: la sottovalutazione del titolo rispetto ai peer, la buona politica di dividendi e soprattutto i margini di crescita del settore danni in Italia. Nonostante il calo delle tariffe negli ultimi anni, la redditività del comparto continua ad aumentare e oggi investire rappresenta decisamente un’opportunità.
La palla comunque resta in mano ai vertici di Banco Bpm . Reduce della lucrosa cessione di Aletti Gestielle ad Anima Holding , il gruppo lombardoveneto vuole tentare il bis. Secondo quanto risulta, le offerte oggi sul tavolo valorizzerebbero il 100% delle due compagnie tra 1,1 e 1,2 miliardi di euro. Per valutare la profittabilità del deal bisognerà però attendere l’esito dell’arbitrato con Unipol . Il gruppo bolognese guidato da Carlo Cimbri ha ricevuto in eredità la quota in Popolare Vita da Fonsai che nel 2007 aveva negoziato l’alleanza con l’allora amministratore delegato del Banco Popolare, Fabio Innocenzi. Il costo del divorzio non è ancora stato fissato e le posizioni sono lontane. Se Banco Bpm offre 350 milioni Unipol chiede il doppio, cioé la cifra davvero ambiziosa di 700 milioni, pari circa quattro volte il patrimonio netto e 30 volte gli utili. E avrebbe ventilato di impedire l’accesso alla società per la due diligence che, da contratto, il potenziale compratore potrà condurre. L’esito della partita è insomma incerto.
Decisamente più tranquilla è stata l’uscita di Aviva che nei giorni scorsi si è fatta liquidare il 50% di Avipop per circa 252 milioni. Chiudere l’accordo assicurativo con una plusvalenza non sarà semplice per Banco Bpm , ma di certo le offerte sul tavolo del cda saranno molto interessanti. (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf