di Carlo Dossi.

La trasformazione tecnologica: nuova frontiera delle assicurazioni
Convegno di Swiss Re al Centro Svizzero di Milano (4 ottobre)

 

Il tema della digitalizzazione e delle applicazioni della Insurance Technology al settore delle polizze sta divenendo in questo periodo un leitmotiv: non c’è convegno o seminario, organizzato da società di consulenza o da università, che non abbia nel titolo il riferimento a questo argomento.

Uno degli incontri più interessanti e di elevato livello ai quali ci è capitato partecipare è però senz’altro quello organizzato da Swiss Re, al Centro Svizzero di Milano, dal titolo suggestivo: “Tech is King. La trasformazione tecnologica: nuova frontiera delle assicurazioni”.

Secondo Carlo Coletta, CEO di Swiss Re Italy, che ha introdotto il convegno, le domande fondamentali che dobbiamo porre sono se il settore assicurativo sta guidando la trasformazione o se ne è guidato e che cosa sta determinando oggi la trasformazione: il cambiamento della domanda, il cambiamento tecnologico o la concorrenza?

Marco Conti, una dei massimi esperti di applicazioni di tecnologie digitali, responsabile del settore di ricerca ICT del CNR e dell’Alta Scuola di Lucca, ha sottolineato l’importanza dell’elemento tecnologico.

La frontiera dell’innovazione infatti è nella fusione tra mondo fisico e mondo cyber, in una (inquietante per chi scrive ) realizzazione di sistemi ibridi definiti Cyber-Phisical System (CPS). Le analogie con molto cinema e letteratura di fantascienza sono evidenti: come non ricordare ad esempio le varie puntate della serie di Matrix?

Ma la suggestione non è solo apparente. Infatti Il CPS è un sistema in cui i molteplici mobile device dei quali saremo dotati costituiranno, di fatto, i terminali di un sistema nervoso periferico che rimanderanno al Cloud, il sistema nervoso centrale, deputato all’elaborazione dei dati.

Esempi di questo modello sono le smart city, dove possiamo immaginare illuminazioni smart, controllo del traffico smart e così via, in funzione del continuo e incessante afflusso di dati, della loro rielaborazione e quindi del processo di feedback e di decisione, inevitabilmente da affidare a macchine intelligenti e a sistemi regolati da mega-computer quantistici.

I sistemi CPS, d’altra parte, sono alla base – anzi ne sono la definizione – del concetto di Industria 4.0, cioè della quarta rivoluzione industriale (dove – lo ricordiamo –  la prima è quella di metà Settecento in Inghilterra, la seconda è quella avvenuta a metà Ottocento in Europa e la terza è quella che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento).

Con l’Industria 4.0 si stanno creando filiere dinamiche del valore, caratterizzate da estrema flessibilità. Smart Object, Smart Firm e Smart Farm sono tutti sistemi produttivi caratterizzati dai sistemi di scambio di informazione bilaterali resi possibili dai CPS.

Anche il mondo assicurativo sta per vivere una rivoluzione 4.0. Connected Car e Autonomous Car, la domotica, i dispositivi personali per la misurazione dei dati fisici, sono tutti esempi delle applicazioni che rivoluzioneranno un’attività che, come quella assicurativa, nella sua essenza è rimasta identica per più di trecento anni.

Tuttavia ci sono anche i pericoli da considerare. Stiamo diventando infatti tutti “Pollicini” digitali, che lasciano tracce dei propri comportamenti, conoscibili e gestibili da chiunque.

E’ quindi fondamentale gestire con tutte le cautele questo aspetto. Che non è solo relativo alle problematiche legate alla tutela della  privacy tradizionalmente concepita ma che, secondo il ricercatore del CNR, deve implicare un’anonimizzazione a priori dei dati e un sistema di cyber security che prevenga ogni possibile rischio in questo campo.

Se, secondo Marco Conti, il futuro è già oggi prevedibile. Si tratta dunque di gestire al meglio il cambiamento, non solo dal punto di vista economico ma anche da un punto di vista umano, etico e morale. Domanda: Cosa ne conseguirà per l’attività del Sistema Assicurativo ? Giusto il tema del convegno di Swiss Re?

A questo interrogativo ha risposto, nel suo intervento, Pierluigi Fasano, head del Property & Casualty Enterprise della compagnia di riassicurazione elvetica, notoriamente uno dei colossi planetari del settore..

Secondo Fasano non esiste una risposta univoca. Certo è che la diffusione di strumenti Smart, di fatto in grado di valutare per ciascuno di noi l’esposizione ai rischi, limita fortemente l’asimmetria informativa che fino ad ora ha permesso alle assicurazioni di guadagnare sulla quantificazione di un premio.

Infatti ciascuno di noi paga un prezzo a un’impresa di assicurazione non sapendo esattamente quale è la sua esposizione agli eventi avversi e, in questa ignoranza, è disponibile a mutualizzare i rischi con la collettività. Ma una volta che – come gruppo omogeneo o come singolo – sono in grado di quantificare questa esposizione, qual è il mio vantaggio a condividere con gli altri questa esposizione?

Di fatto, ha proseguito Fasano, è quello che sta accadendo con molte Start Up, che tra l’altro sono in grado di tenere conto della intrinseca dinamicità dei rischi.

Inoltre, il passato, le serie storiche, l’esperienza, da sempre considerati buoni predittori dei rischi, probabilmente non lo saranno più. O la saranno in misura molto minore.

Se questa è la pars destruens, il lato positivo è che questi nuovi strumenti digitali, sia software sia hardware, renderanno possibile l’implementazione di nuove funzioni e di nuovi skills.

La prevenzione diverrà probabilmente uno dei fattori chiave dell’attività assicurativa, fino a preconizzare scenari tipo il film “Minority Report”, dove l’intervento esterno non sarà però “pre-crime” ma “pre-claim”.

All’intervento di Fasano è seguito una tavola rotonda, che ha visto la partecipazione di Mauro Montagnini, direttore generale P&C di ANIA, Matteo Carbone di Bain, Bruce Hodkinson, responsabile del settore vita di Swiss Re e Jean Jacques Henchoz, responsabile mercati EMEA di Swiss Re.