Abbiamo a che fare con delle scosse che sono resistibili
di Carlo Valentini Twitter: @cavalent

Di nuovo terremoto, di nuovo emergenza. Per fortuna, questa volta, non ci sono vittime. Ma non si possono rincorrere le tragedie, occorre mettere in atto le tecnologie in grado di gestire il loro impatto. Dice il sismologo Enzo Boschi: «Con la prevenzione avremmo risparmiato cifre enormi.

Se l’Italia avesse usato la prevenzione per quanto riguarda i terremoti avrebbe risparmiato almeno un decimo di quello poi speso per la ricostruzione. Il 20% del debito pubblico italiano può essere fatto derivare dai terremoti che abbiamo avuto negli ultimi 50/60 anni. Il fatto è che in Italia l’edilizia è vista come un modo per arricchirsi velocemente mentre ci vorrebbe una certa etica delle costruzioni».

Anche questa volta, dopo le scosse nel Centro Italia, si parla di «mettere in sicurezza il territorio». Ma poi? Afferma Boschi: «È mia profonda convinzione, e sono in grado di dimostrarlo, che la maggior parte delle vittime del terremoto emiliano del 2012 e di quello di Amatrice del 2016 poteva essere evitata. Se non addirittura tutte. Come sarebbe stato molto vicino a zero, nel 2009, il numero delle vittime aquilane se fosse stato concesso lo stato di emergenza richiesto dal sindaco e se si fossero messe in atto le azioni conseguenti. Per il sisma di Amatrice c’era anche il tempo necessario per mettere in sicurezza almeno i principali edifici strategici».

Parole pesanti. Come il suo j’accuse alla politica e a chi può decidere, in riferimento ai crolli di queste ore in Umbria e nelle Marche: «Si tratta di scosse forti ma assolutamente non irresistibili che permettono, con le tecnologie attuali, di mettere in sicurezza cose e persone, invece si continua a non fare nulla e ad assistere tutte le volte a queste sceneggiate con le persone in lacrime per strada, i crolli, le passerelle dei politici e i soldi della ricostruzione. È questo il punto. Il problema non sta tanto nel terremoto ma nell’inadeguatezza della grande parte delle abitazioni e degli edifici pubblici. Prendete le città: le costruzioni risalgono in prevalenza agli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, quando il requisito antisismico non era nemmeno preso in considerazione. È da qui che bisogna partire, occorre adeguare i nostri immobili, ristrutturarli sulla base di precisi criteri. È inutile poi piangere e strapparsi i capelli a disgrazie avvenute. Quando nel 2003 è stata pubblicata la Mappa del rischio sismico in Italia, bisognava intervenire con lavori di prevenzione sugli edifici nelle zone più vulnerabili, ma non è stato fatto e sono passati 13 anni”.

Boschi è un sismologo scomodo. E’ stato per 12 anni presidente dell’Istituto nazionale di geofisica. Combatte contro coloro che si improvvisano, a ogni calamità, saccenti predittori di terremoti. Ha avuto anche un duro scontro con Guido Bertolaso, allora a capo della Protezione civile, in occasione del terremoto dell’Aquila (2009), poi la procura di quella città lo mandò a processo insieme agli altri componenti della Commissione grandi rischi con l’accusa di avere sottovalutato l’evento. Tutti condannati in primo grado sono poi stati assolti «per non avere commesso il fatto» in appello e in Cassazione. Che sia un combattivo non c’è dubbio. Dice «Un giornalista inglese, Edwin Cartlidge, ha rivelato sulla rivista Science l’esistenza di un rapporto sulle cause dei terremoti emiliani 2012, preparato dalla commissione Ichese (International commission on hydrocarbon exploration and seismicity) che per mesi fu tenuto riservato dalla Regione Emilia Romagna che tale commissione aveva istituito. All’epoca, presidente della Regione era Vasco Errani, cioè il commissario che, invocando a ogni piè sospinto trasparenza e serietà, gestisce la ricostruzione delle zone devastate dal sisma del 24 agosto. Sono spesso politici privi delle necessarie competenze quelli che, intervenendo pesantemente su questioni eminentemente tecniche e disprezzando meriti e competenze reali, provocano danni gravissimi. Se ne prenda atto una volta per tutte e chi non ha le richieste capacità faccia spontaneamente un passo indietro o lo si costringa a farlo, per il bene di tutti. Per quanto mi riguarda, continuerò ad evidenziare le incongruenze sempre più evidenti in un settore delicatissimo per l’incolumità nostra e per lo sviluppo del nostro Paese che, non dimentichiamolo mai, è contemporaneamente il più sismico e il più vulcanico d’Europa. Tra l’altro, in questo periodo l’Appennino centrale tende ad allargarsi. Avviene una frattura a metà, come se la parte est dell’Italia si allontanasse da quella ovest. È una questione di millimetri ma la frattura avviene».

C’è poi un allarme da non sottovalutare: «Sono in corso iniezioni pressurizzate di fluidi di scarto che l’industria petrolifera effettua in Val D’Agri, una sub regione della Basilicata compresa tra i monti Sirino e Volturino, una delle zone a massima pericolosità sismica in Europa. Nessuno può escludere che simili operazioni possano «innescare» terremoti devastanti specialmente se avvengono nelle aree epicentrali di terremoti precedenti come quello di Montemurro del 1857 che con una magnitudo Richter stimata attorno a 7 provocò molte migliaia di vittime».

Se dobbiamo convivere coi terremoti, cerchiamo di farlo nel migliore dei modi, come avviene negli altri Paesi a rischio. Quanto sta accadendo nel Centro Italia è l’ennesimo campanello d’allarme. Secondo Boschi non c’è altra «filosofia»: «Non ci dobbiamo sorprendere dalla sequenza sismica in atto. Si tratta di due scosse normali che rientrano nella normalità di una zona sismica com’è quella dell’appennino centrale, un’area peraltro molta attiva da almeno 30 anni, e cioè dal terremoto di Norcia, nel 1979, e che ha conosciuto terremoti anche più forti di 7 gradi della scala Richter. Si deve mettere mano fin da subito a un piano per la messa in sicurezza delle case e degli edifici pubblici almeno a cominciare dalle aree a maggior rischio. In Turchia, ma anche in Nuova Zelanda e in Giappone, sono riusciti a mettere in sicurezza il territorio davanti a eventi molto più forti dei nostri, noi ancora non ci riusciamo, è incredibile».

Boschi fustiga la politica ma non è intruppato in nessun partito. Riceve i complimenti di una parlamentare 5stelle, Patrizia Terzoni, che è di Fabriano e sta vivendo le difficoltà di questi giorni: «La provocazione del professor Boschi ci sta tutta, bisogna lavorare sul versante della tutela aprendo il cantiere per la messa in sicurezza di edifici pubblici e privati. Uno dei problemi è la consapevolezza dei cittadini che spesso non sanno nemmeno di vivere in zona ad alto rischio sismico, quindi di conseguenza non sanno che la loro casa deve essere messa in sicurezza. Per questo noi cerchiamo di portare avanti il cosiddetto sisma-bonus, ovvero il famoso bonus esteso anche all’adeguamento anti-sismico».

Nessun dubbio che, con buona pace dei rigoristi economici dell’Ue, occorra investire ingenti risorse nella prevenzione, che faranno poi risparmiare in seguito. Boschi ricorda che: «Ad Amatrice c’è stato il disastro, a Norcia no, ma qui dopo il terremoto del 1979 si è proceduto con interventi antisismici sugli edifici, perciò i danni provocati dal sisma di agosto sono stati quasi irrilevanti».

Infine la domanda che tutti si fanno: ma non è possibile prevedere, pur con grande approssimazione, l’arrivo dei terremoti? Risponde Boschi: «No. è ancora remota la possibilità di individuare il momento in cui si verificherà il sisma. Però sappiamo con grande precisione dove si verificano, quanto possono essere forti e quanto possano essere grandi i danni che si subiscono. Abbiamo i dati necessari per fare prevenzione. Solo i crolli degli edifici provocano le vittime, non i terremoti».

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