Pagine a cura di Roxy Tomasicchio

Le imprese italiane stanno diventando più puntuali nel saldare le fatture: una su tre paga alla scadenza. In particolare, a calare rispetto a un anno fa, sono i cosiddetti ritardi gravi, ossia superiori al mese: la percentuale, a settembre 2016, corrisponde al 12,6%, in calo del 13,1%. Ma a guardare il bicchiere mezzo vuoto, o meglio a guardare nelle tasche delle piccole e medie imprese in credito, non c’è da rallegrarsi: rispetto al 2010 i ritardi nei pagamenti superiori al mese segnano una impennata del 129,1%. A parlare sono i numeri raccolti da Cribis D&B, società del gruppo Crif. E a confermarlo è la fotografia scattata da un’altra ricerca, realizzata dalla società di ricerca e consulenza Sociometrica per conto di Workinvoice, piattaforma online di compravendita di fatture, secondo cui per il 43% delle pmi di Lombardia e Triveneto (Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) la lentezza dei pagamenti è un problema «molto grave» e «abbastanza grave». Un dato che sale al 47,6% per le aziende con fatturato superiore ai 5 milioni.

Gli imprenditori vogliono correre ai ripari. Come? A un 30,8% che va in banca per un’anticipazione del credito e a un 4% che ricorre al factoring si affianca una percentuale di pmi (23,8%) che cerca in rete nuovi strumenti di finanziamento. Ed è in questo solco che inizia a inserirsi, anche in Italia, la gestione delle fatture online (si veda altro servizio nella pagina accanto).

I dati Cribis D&B. Il 35,4% delle imprese (circa una su tre), secondo i dati aggiornati a fine settembre, paga con puntualità, il 51,5%, invece, entro il mese.

Sul podio della puntualità, le imprese del Nordest che, nell’ultimo trimestre, hanno addirittura migliorato: il 44,4% paga alla scadenza e i ritardi gravi si sono ridotti al 7,4%. Bene anche il Nordovest, con un 41,7% di fatture saldate per tempo e un 8,4% oltre il mese. È la Lombardia a conquistare la medaglia della puntualità (45,5%), seguita da Emilia-Romagna (45,3%) e Veneto (44,9%). All’opposto Sud e isole, dove a un 22,7% di imprese virtuose si affianca un 21,4% di aziende che faticano a rispettare i termini di pagamento. In coda, quindi, la Sicilia (19,1% di pagamenti regolari contro un 23,2% di gravi ritardi). Ma non fanno meglio Calabria (20,9%) e Campania (21%). In una zona intermedia si collocano le imprese del centro: 31,5% sono puntuali, 15,1% cattivi pagatori.

Analizzando i settori, a patire maggiormente la crisi è il commercio al dettaglio, dove solo il 26,2% delle imprese è puntuale e il 20,1% non rispetta i tempi. Meglio va per i servizi finanziari, con un 46,3% di imprese puntuali e un 9,5% di gravi ritardatari.

A livello dimensionale, le microimprese da un lato sono più puntuali (37%), ma dall’altro fanno segnare anche la percentuale più alta di ritardi gravi (13,8%).

I risultati di Sociometrica. Due terzi delle imprese intervistate (800 aziende comprese fra quelle con poco meno di un mln di fatturato e oltre 30 mln), localizzate tra l’altro in un’area «privilegiata», in relazione ai pagamenti lenti, hanno problemi che diventano «gravi» in oltre il 10% dei casi. Il 37,6% ritiene che i ritardi creino problemi di liquidità, mentre per il 19,8% i ritardi sono una avvisaglia di un possibile mancato pagamento. Il 47,7% mette assieme i due pericoli.

La reazione degli imprenditori è duplice: ex ante prendono con continuità informazioni sui clienti (32,7% del totale corrispondente al 67,3% di quanti hanno segnalato il problema) o stipulano assicurazioni sul credito (6,8% sul totale che diventa il 9,3% sulle imprese coinvolte). La cessione dei crediti pro-soluto è utilizzata dal 2% sul totale.

Ex post, una volta che il ritardo è manifesto, chiedono l’anticipazione bancaria (30,8% sul totale ma 71,6% se escludiamo quel 56% per cui il problema non esiste) o ricorrono al factoring (4%, 9,3% su quanti denunciano il problema). Resta un 9,2% (21,4% su quanti manifestano il problema) senza strategia.

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