LA VOSTRA LETTERA

Leggo con sorpresa e sconforto i commenti del presidente di Confedilizia sulla obbligatorietà delle coperture catastrofali per le abitazioni.
Sono commenti che potrei capire, fossero scritti da uno straniero che non ha una minima conoscenza del mercato italiano…
La non obbligatorietà della copertura catastrofale porterebbe a una situazione dove anche in caso di agevolazioni fiscali pochi si assicurerebbero e la maggioranza continuerebbe a contare sull’intervento statale.
In Francia dove non vi è obbligo di assicurarsi relativamente alla parte catastrofale (mentre esiste un obbligo per la RC) esiste una forte propensione
dei privati ad assicurarsi e per legge, senza possibilità di deroga, tutte le polizza incendio devono coprire ogni genere di evento catastrofale (tempesta, grandine, neve, gelo e la parte CAT NAT legge 1982 e cioè terremoto, inondazione, etc.) incluso il terrorismo nucleare e biochimico.
In virtù della forte mutualizzazione esistente, le polizze in Francia sono più competitive delle polizze italiane e con una vera copertura globale dei rischi.
L’obbligatorietà resta per il mercato italiano la sola possibilità. Altre ipotesi sono semplicemente “wishful thinking” che porteranno l’argomento di nuovo sul tavolo in occasione della prossima catastrofe.

RISPOSTA

Ringraziamo il lettore per averci inviato le sue osservazioni sui commenti espressi dal Presidente di Confedilizia sulla obbligatorietà delle coperture catastrofali per le abitazioni italiane.
Il nostro lettore esprime un forte dissenso e una profonda amarezza che non possiamo che condividere. Se da un lato, infatti, non ci stupisce la grave incultura assicurativa che caratterizza la nostra classe politica sempre orientata a soluzioni di breve termine e alla ricerca di facili consensi, dall’altro troviamo davvero sconfortanti le dichiarazioni di importanti rappresentanti di categorie imprenditoriali o professionali nei confronti del settore assicurativo.
Ribadiamo, infatti, che una legge che rendesse obbligatoria le coperture catastrofali sulle abitazioni non impedirebbe certo il verificarsi di questi eventi, ma ne attenuerebbe le conseguenze economiche rendendole più eque e solidali di quelle attuali.
È peraltro evidente che in assenza di obbligatorietà non si riuscirebbe a migliorare l’attuale situazione scavando un solco ancor più profondo tra il Nord e il Sud dell’Italia e rendendo di fatto “non assicurabili” le zone maggiormente esposte a rischi sismici, vulcanici e idrogeologici.
Per quanto riguarda la soluzione francese, come giustamente segnalato dal nostro lettore, è vero che non vi è un obbligo assicurativo per i privati, ma giova ricordare
che questo obbligo esiste per gli assicuratori francesi che in tutte le polizze incendio, devono inserire le coperture per gli eventi catastrofali incluso il terrorismo nucleare e quello biochimico.
Quando è nata questa obbligatorietà (1982) quattro abitazioni su cinque in Francia erano già assicurate contro i rischi di incendio. Al momento attuale, nel nostro Paese, le abitazioni assicurate sono poco più del 25% e in talune regioni non raggiungono il 5%. Peraltro le regioni meno assicurate sono quelle più esposte ai rischi di catastrofi nucleari. Conveniamo in toto con Guido Giusiana che senza obbligatorietà è del tutto inutile pensare seriamente a soluzioni assicurative. Trovare soluzioni “assicurative” non significa tout court dare carta bianca alle compagnie di assicurazione, bensì ipotizzare una forte e sinergica collaborazione tra settore pubblico e privato nel pieno rispetto delle regole assicurative che si concretizzano sostanzialmente in una forte mutualità e di un effettivo
trasferimento del rischio dai privati alle compagnie assicurative e/o ad enti istituzionali.
Fausto Panzeri