di Paola Valentini
Nei nove mesi del 2016 i gestori delle gestioni patrimoniali in titoli (gpm) e in fondi (gpf) hanno realizzato un risultato medio dello 0,75%, a fronte dello 0,9% medio dei benchmark. Ma alcune linee hanno superato anche il +10%, fin oltre il 20%, per via della continua discesa dei tassi di cui le obbligazioni hanno beneficiato, ma anche grazie alla ripresa dei mercati emergenti e all’apprezzamento di alcune valute sull’euro. Come lo yen la cui forza ha sostenuto i rendimenti delle gestioni specializzato sui titoli nipponici, a partire dalla gpf Obbligazionario Yen Oicr di Eurizon Capital Sgr che ha reso nei nove mesi il 21,5%. Mentre la gpf Emerging Bilanciata del Credem ha registrato il +10,08% e le gpf Obbligazionario Paesi Emergenti Oicr, Azionario Pacifico (ex Giappone) Oicr e Azionario Paesi Emergenti Oicr, sempre di Eurizon, hanno segnato rispettivamente l’11,39%, l’11,33% e l’11,79%. Puntano sui mercati dei Paesi in via di sviluppo anche le gpm ML Priv. Global Emerging e ML Priv. Emerging Market di Mps che nel periodo hanno reso l’11,02%, la prima, e l’11,92% la seconda. Oltre il +10% ci sono altre quattro linee del gruppo senese, la gpf ML Azionaria Paesi Emergenti (+11,81%), la gpm ML Obbligazionaria Global Emerging (+11,04%), la gpm S.P. Azionaria Paesi Emergenti (+11,71%) e la gpm S.P. Obbligazionaria Globale Paesi Emergenti (11,02%). In Optima Sim (Bper) si mettono in luce le gpf Obbligazionaria Paesi Emergenti (+12,12%) e l’Azionaria Paesi Emergenti (+10,25%). In Nuova Banca Marche spicca la gpf Obbligazioni Paesi Emergenti (+12,41%). Ma anche le nuove tecniche di gestione flessibili sono riuscite ad estrarre valore nei momenti di stress di mercato. Si spiega così il rendimento dell’8,3% (al netto delle commissioni di gestione) della linea in fondi Alpi Selezione Attiva Convex di Suedtirol Bank. «Il portafoglio può essere investito o al 50% in oro fisico o azioni aurifere più un altro 50% in cash, oppure al 100% in azionario internazionale. Il passaggio da un’asset class all’altra avviene sulla base dell’output di un sistema quantitativo proprietario, che con frequenza mensile analizza la forza relativa tra oro e mercato azionario. L’obiettivo è quello mettere a disposizione dei clienti uno strumento in grado di farli partecipare ai rialzi di medio-lungo periodo dei mercati azionari senza essere penalizzati nelle fasi di discesa», spiega Vittorio Godi, direttore investimenti di Suedtirol Bank. Questi risultati emergono dall’analisi condotta da MF-Milano Finanza che ha raccolto i rendimenti ottenuti nei nove mesi del 2016 di oltre 350 gestioni e dei rispettivi benchmark. Nella tabella è riportata le performance dei nove mesi mesi e, accanto a questi dati, sono indicati i risultati dei benchmark. Per ogni linea è stato anche indicato il tipo utilizzato se l’indice di mercato (M) o quello Fideuram dei fondi comuni (F). Quasi tutte le sgr e banche hanno comunicato i rendimenti al lordo delle commissioni di gestione. Che possono arrivare anche fino al 2,5%. Bisogna poi ricordare che le gestioni continuano a versare l’imposta sui rendimenti alla fine di ogni anno sul maturato e non per cassa come per i fondi. Ecco quindi le mosse dei gestori di queste linee e le ricette per affrontare le nuove sfide. Iniziando proprio da Suedtirol Bank. «Nella componente obbligazionaria, abbiamo continuato a puntare sulle obbligazioni dei Paesi emergenti in dollari, coprendoci del rischio cambio rispetto all’euro. Tuttavia l’aspetto più importante è dato dal fatto che nei portafogli abbiamo incrementato la componente di liquidità, dati i rendimenti straordinariamente bassi dei titoli governativi e corporate investment grade dell’Eurozona», dice Godi. Per ciò che concerne la componente azionaria, «alla fine del terzo trimestre 2016 abbiamo mantenuto una significativa performance nei confronti dei benchmark grazie alla gestione tattica che nel corso della primavera-estate ha visto incrementare il sottopeso, già rilevante ad inizio anno, sui punti di massimo relativo dei principali indici. Questo, unitamente alla presenza in portafoglio di oro fisico e azioni aurifere, ha consentito ai nostri portafogli di contenere in misura significativa volatilità e perdita massima, senza essere eccessivamente penalizzati nelle fasi di risalita degli indici. Ad oggi riteniamo ancora che i rischi al ribasso per i mercati azionari siano maggiori dei benefici che potrebbero derivare da eventuali rialzi e manteniamo un posizionamento difensivo, anche alla luce degli esiti imprevedibili legati alle elezioni presidenziali americane di novembre», avverte Godi. Si concentra sugli avvenimenti politici anche Silvio Olivero, responsabile dell’ufficio studi di Cellino e Associati Sim: «Non mancheranno occasioni perché i listini trovino una direzione più netta dell’attuale: i due avvenimenti di gran lunga più rilevanti saranno le elezioni Usa dell’8 novembre e il referendum italiano del 4 dicembre. La portata di questi eventi sarà tale da influenzare l’andamento dei mercati non solo nel trimestre in corso, ma, probabilmente, anche per l’inizio del 2017». Dal canto suo Fia Am rileva che «nel terzo trimestre i portafogli hanno registrato ritorni positivi grazie soprattutto al rimbalzo dei mercati azionari ad inizio periodo, dopo le forti perdite legate alla Brexit. In questo contesto i portafogli che hanno tratto maggior profitto sono le due linee maggiormente propense ad investimenti azionari, l’Aggressive e l’Emerging Markets», commenta Ingo Werner, senior portfolio manager di Fia Am. Dal canto suo Roberto Pedon, responsabile asset management di Cassa Lombarda racconta che «nel terzo trimestre 2016 è stata progressivamente ridotta l’esposizione all’area azionaria europea a favore di quella internazionale». Sulla stessa lunghezza d’onda Gianluigi D’Amone, responsabile servizio finanza di Nuova Banca Marche: «Nei primi nove mesi sono state sovrappesate le asset class azionarie long/short, obbligazionarie corporate e Paesi emergenti. Progressivamente una quota importante della liquidità è stata investita in dollari Usa. Questa asset allocation ci ha permesso di difendere bene le performance nei momenti di risk-off più accentuato, come testimoniano i risultati di tutte le linee». Infine Oreste Auleta, head wrapping & product management di Eurizon Capital Sgr, osserva che «a livello geografico abbiamo incrementato l’esposizione ai mercati emergenti e al mercato americano a scapito di Europa e Giappone. Sulla componente obbligazionaria, siamo investiti sulle emissioni societarie high yield e investment grade. In ottica di diversificazione, siamo positivi sulle emissioni dei Paesi emergenti. Sul fronte valutario, abbiamo utilizzato principalmente lo yen a protezione dei portafogli». (riproduzione riservata)
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