di Andrea Montanari
A tre anni di distanza dall’avvio delle indagini, ieri il tribunale di Torino ha chiuso il fascicolo del caso Fonsai . I giudici hanno condannato Salvatore Ligresti a sei anni di reclusione e sua figlia Jonella a cinque anni e otto mesi (oltre al pagamento di multe, rispettivamente, di 1,2 e 1 milione). I reati per i quali Salvatore e Jonella Ligresti sono stati condannati sono falso in bilancio, aggravato dal grave nocumento, e aggiotaggio sotto forma della falsa informazione ai mercati. Sul banco degli imputati i bilanci del gruppo nel periodo compreso tra il 2008 e il 2011 e il buco di quasi 600 milioni nella riserva sinistri, la cui mancata comunicazione avrebbe danneggiato almeno 12mila risparmiatori. I giudici hanno poi condannato a cinque anni e tre mesi (oltre a una multa di 700mila euro) anche l’ad di Fonsai , Fausto Marchionni. Assolto invece l’altro ex manager, Antonio Talarico, mentre un altro dirigente coinvolto, Emanuele Erbetta, ha concordato con la procura il patteggiamento. Il Tribunale ha, infine, condannato a due anni e mezzo anche il revisore dei conti Riccardo Ottaviani, mentre è stato assolto il suo collega Ambrogio Virgilio.

I condannati sono chiamati anche a risarcire in solido, insieme a UnipolSai ed Ernst&Young, le parti civili, tra cui Consob e Mediobanca . Per i due Ligresti e per Marchionni. I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche agli imputati ma hanno poi confermato il sequestro conservativo su 10 milioni. «Ricorreremo in appello, abbiamo ancora due gradi di giudizio». Così ha commentato l’avvocato Gianluigi Tizzoni, legale di Salvatore Ligresti, che poi ha precisato: «Le sentenze si rispettano ma ora l’importante sarà capire quale approccio hanno dato i giudici. Per questo aspetteremo di leggere le motivazioni». Hanno annunciato il ricorso al successivo grado di giudizio anche Lucio Lucia e Salvatore Scuto, legali di Jonella, allora presidente effettivo della società. «È una sentenza che non ci soddisfa. La impugneremo, anche perché è in contrasto con quella del tribunale di Milano, che per gli stessi fatti ha assolto diversi imputati». Anche Marchionni farà valere le sue ragioni. (riproduzione riservata)
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