Unione Bancaria, Unione dei Mercati dei Capitali, Piano Europeo di Investimenti (c.d. Juncker). Sono i tre pilastri del cantiere “sviluppo” in Europa. Ma la loro costruzione procede a rilento, tra molti ostacoli e resistenze, mentre l’Unione Europea dovrebbe piuttosto accelerare le riforme per la crescita, antidoto contro gli “egoismi nazionali”, per far fronte agli shock del presente e del futuro.

L’appello è arrivato da parte dei rappresentanti della comunità finanziaria italiana che con Luigi Abete (Federazione Banche Assicurazioni e Finanza  ‐  FeBAF), Antonio Patuelli (ABI) e Maria Bianca Farina (ANIA) hanno incontrato i corrispondenti della stampa a Bruxelles.

Secondo Luigi Abete, Presidente della FeBAF: “Occorre spingere sull’acceleratore delle riforme e degli investimenti. Una mezza Unione Bancaria e una mezza Unione Finanziaria  ‐ ha dichiarato Abete  ‐ non fanno una riforma, ma restano solo due ‘incompiute’. E anche sugli investimenti  ‐  ha proseguito  ‐ il pur condivisibile Piano Juncker non basta: da un lato andrebbe adeguatamente rifinanziato, dall’altro accompagnato da una strategia integrata di politiche delle infrastrutture, della competitività e dell’innovazione. Il tema della forte insufficienza degli investimenti è globale, europeo ed ancor più italiano e riguarda sia le Istituzioni che il mercato. Tutti i soggetti devono capire che soprattutto in questo momento occorre investire di più rispondendo alla nuova domanda di servizi pubblici e privati, assumendone i relativi rischi senza aspettare che ritorni una domanda di investimento per infrastrutture, servizi e prodotti bypassati dalla storia di un mondo che cambia”.

Per Antonio Patuelli, Presidente ABI: “Siamo alla vigilia del compimento del biennio di Unione Bancaria europea, un biennio di sperimentazione. Penso che occorra fare un bilancio ed una verifica perché la Vigilanza è unica, ma le normative in materia di diritto bancario, di diritto dei mercati finanziari, di diritto tributario, di diritto fallimentare e di diritto penale dell’economia sono tutte diverse tra uno Stato e l’altro dell’Ue. Così non si va avanti. Ci sono distorsioni evidenti nell’applicazione di normative differenti. Se non si procede presto a realizzare una legislazione comune nelle materie citate si minano le prospettive di rafforzamento e consolidamento dell’Unione Bancaria. Anche la Direttiva sulla risoluzione delle banche rientra nella verifica sul primo biennio di attuazione dell’Unione bancaria. La verifica deve essere una prospettiva generale. Da una crisi dell’Unione europea, che si aggrava di giorno in giorno e che accentua il ruolo delle burocrazie,si esce con idee più chiare e ambiziose. Senza un impianto costituzionale, l’Unione europea, che così si è progressivamente aggregata, ora inizia a disgregarsi. Occorre interrompere la guerra finanziaria in atto fra Stati nazionali dell’Unione e cambiare innanzitutto la filosofia dell’Unione Bancaria che sta portando a crescenti conflitti finanziari fra le economie dei vecchi Stati nazionali dell’Unione che deve, invece, crescere insieme, senza scaricare i rischi su altri, ma favorendo il rafforzamento complessivo dei mondi bancari e finanziari d’Europa come premessa indispensabile per la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione”.

Per Maria Bianca Farina, Presidente ANIA: “In un momento così critico per l’Europa vogliamo testimoniare la nostra adesione al progetto europeo. Crediamo fortemente nella necessità di una ‘squadra Italia’, in cui la collaborazione tra pubblico e privato sia strutturale, avendo come comune obiettivo lo sviluppo del Paese. Le imprese di assicurazione hanno rappresentato un importante fattore di stabilità durante le gravi crisi finanziarie degli ultimi anni, garantendo ai risparmiatori redditività soddisfacente e stabilità dei risultati. Nel rilancio degli investimenti è determinante il ruolo dell’industria assicurativa che in Europa può favorire un sistema finanziario più ampio e efficiente anche attraverso la disponibilità al finanziamento dell’economia reale”.

Nel corso dell’incontro sono state presentate alcune schede tecniche sui temi di maggiore rilevanza per il settore finanziario italiano in Europa necessari  ‐  secondo la FeBAF e le sue associate ‐ per rilanciare il finanziamento della crescita e dello sviluppo. Non si tratta tuttavia di ambiti di interesse solo per l’industria finanziaria, si legge nel documento. “L’impatto di eventuali revisioni da parte del Comitato di Basilea sui metodi di calcolo del rischio di credito e del rischio operativo, per come sono attualmente formulate, peserebbe sulla capacità di finanziamento di specifiche attività economiche rilevanti per la ripresa del ciclo economico. Con ricadute pesanti sulla competitività dell’economia reale  europea rispetto all’andamento di quella mondiale. Discorso analogo … per … la distribuzione di prodotti assicurativi, dove è attesa la definizione dei contenuti di secondo livello.

L’obiettivo del mercato assicurativo è di avere prodotti semplici e chiari per il consumatore, attraverso il giusto equilibrio fra corretta tutela del consumatore e senza creare eccessivi oneri per le imprese, preservando, al contempo, il quadro pluralistico di modelli distributivi che caratterizza il mercato assicurativo italiano”. Il documento contiene anche l’invito a Commissione e Parlamento Europeo a proseguire con determinazione sulla strada di una regolamentazione che sappia trovare un equilibrio tra le esigenze di protezione del consumatore, la stabilità dell’industria, la competitività del sistema economico dentro e fuori l’Europa.

Di tutti questi temi si tratterà al Rome Investment Forum – Financing Long‐Term Europe che FeBAF organizza il 16 e 17 dicembre a Roma.