Per la prima volta dall’esplosione della crisi finanziaria a livello globale del 2009, a fine anno dovrebbe risultare in crescita il numero delle insolvenze delle aziende a livello mondiale. È quanto afferma Euler Hermes all’interno dell’analisi aggiornata del rischio relativo al terzo trimestre 2016. La compagnia del gruppo Allianz rileva come “Nonostante la ripresa, la crescita globale è troppo debole per impedire l’aumento delle insolvenze che nel 2016 sono previste in crescita nella maggior parte dei paesi emergenti e negli Usa, mentre diminuiscono in Europa occidentale”.

Euler Hermes stima infatti una crescita dell’1% nel 2016 e del 2% nel 2017, a fronte di un calo dell’8% registrato nel 2015 rispetto all’anno precedente.

Stimati in aumento i fallimenti delle società di grandi dimensioni, sebbene nella prima metà del 2016 il numero delle insolvenze a livello globale non sia aumentato in maniera significativa rispetto allo stesso periodo del 2015. Non migliorano le condizioni di pagamento: una impresa su 4 a livello mondiale riceve i pagamenti dopo tre mesi.

“La liquidità globale dovrebbe restare abbondante a causa dell’ulteriore alleggerimento monetario concesso dalle principali banche centrali, nonostante l’aumento dei tassi da parte della Fed americana”, sostiene Ludovic Subran, capo economista di Euler Hermes. “Tuttavia, i tassi bassi e le politiche monetarie non sono assolutamente uniformi e di conseguenza la liquidità può spostarsi rapidamente da una regione all’altra, causando volatilità e turbolenze”.

Secondo gli esperti di Euler Hermes, i prezzi delle materie prime dovrebbero restare bassi, con un effetto neutrale sulla crescita globale del 2017. Per quanto riguarda gli esportatori di materie prime, la situazione economica dovrebbe stabilizzarsi progressivamente dopo due anni di aggiustamenti.

Secondo le previsioni contenute nello studio, nel periodo 2016-2017, la crescita del commercio a livello globale dovrebbe risultare molto inferiore alla media ante crisi (+7%). Fra i fattori principali, gli shock sul lato della domanda (le attuali crisi in Brasile e Russia), gli aggiustamenti strutturali della domanda (riequilibrio in Cina, autonomia energetica in USA), una politica monetaria più severa negli Stati Uniti con conseguenti deprezzamenti valutari, l’aumento dei costi delle importazioni e del protezionismo.