di Filippo Buraschi
Amundi punta con decisione sul mercato italiano e, secondo quando risulta a Milano Finanza, mette nel mirino Pioneer, l’asset manager che l’ad di Unicredit , Jean Pierre Mustier, ha messo in vendita per ridefinire il perimetro del gruppo bancario e preparare il nuovo piano industriale. La società guidata a livello mondiale da Yves Perrier e in Italia da Alessandro Varaldo, è il più grande attore europeo e in Italia è tra i dieci maggiori del settore con masse gestite pari a 43 miliardi di euro. Naturale che punti a chiudere un’operazione che la rafforzerebbe ancora in Europa e la farebbe balzare al terzo gradino del podio nella classifica dei maggiori gruppi del risparmio gestito in Italia. Secondo quanto Milano Finanza è in grado di ricostruire, dopo un iniziale interesse da parte di una decina di soggetti, la lista di pretendenti per Pioneer si è ridotta a pochi nomi: Poste (in cordata con Cdp e Anima ), Generali , Axa e appunto Amundi, che secondo indiscrezioni potrebbe essere in grado di formulare un’offerta molto alta, anche grazie alla liquidità monstre di 1,5 miliardi di euro disponibile.

Il mercato guarda con attenzione all’operazione sia per gli impatti industriali sul sistema bancario e del risparmio gestito sia per le implicazioni politiche. Su questo ultimo fronte la soluzione Poste potrebbe essere preferibile, dato che un player italiano vicino al governo potrebbe favorire l’emissione di titoli di Stato, che resterebbero in mani nazionali. D’altra parte questa operazione può anche essere considerata una cartina tornasole per valutare l’effettiva apertura del sistema Paese verso gli investimenti esteri in Italia. Gli analisti valutano positivamente una soluzione industriale per Pioneer. Deutsche Bank , ad esempio, in un suo recente report evidenzia come in caso di successo nell’operazione, Amundi vedrebbe una crescita dell’eps del 16%, anche grazie alla forti complementarietà da un punto di vista geografico e di asset class. Entrambi – Amundi e Pioneer – sono esposti per circa la metà del proprio asset under management in titoli a reddito fisso, che includono titoli di debito sovrano anche italiano e bond corporate.

A oggi, Amundi ha investito 20 miliardi di euro in titoli di Stato italiano, ha acquistato 10 miliardi di euro in obbligazioni di aziende o società italiane, oltre ad aver fornito più 20 miliardi di liquidità alle banche italiane negli ultimi anni. Pioneer è di fatto l’operatore italiano più internazionale, gestisce masse complessive per oltre 220 miliardi di euro, la metà delle quali raccolte all’estero, soprattutto in mercati europei quali la Germania, l’Austria e la Polonia, dove opera commercialmente anche attraverso la rete di sportelli del gruppo Unicredit . Significativa è la presenza commerciale negli Usa. Un asset manager globale, quindi, con solo il 10% dei dipendenti in Italia e il resto in Europa. Nascerebbe anche da questa forte apertura estera l’interesse di Amundi nell’operazione, grazie alla quale potrebbe sviluppare nuove sinergie nelle reti distributive. Amundi è infatti parte del gruppo Credit Agricole e in Italia distribuisce i suoi fondi attraverso le oltre mille filiali del gruppo Cariparma e attraverso accordi di distribuzione diretti e indiretti con oltre trecento intermediari, tra i quali figurano tutte le principali reti di promozione finanziaria e private banking.

Che il mercato italiano sia importante per il gruppo Credit Agricole si era capito fin da quando circa dieci anni fa aveva liquidato la quota del 18% che deteneva in Banca Intesa in parte in cash e in parte acquistando oltre 650 filiali di Cariparma e Friuladria cedute per ragioni di Antitrust dopo la fusione tra Intesa e Sanpaolo . Le filiali sono diventate nel frattempo un migliaio, anche grazie all’acquisizione di Carispezia e oggi il Gruppo ha nel nostro paese oltre 3,5 milioni di clienti, 12 mila collaboratori e ha erogato un totale di 61 miliardi di euro di finanziamenti all’economia reale attraverso le sue attività nel mondo bancario, finanziario e del credito al consumo.

A quanto si apprende, dopo la presentazione delle prime manifestazioni di interesse lunedì scorso, i soggetti in short list sono già al lavoro nella data room, con l’obiettivo di presentare le loro offerte vincolanti entro la metà di novembre. In tempo per consentire a Unicredit di identificare il vincitore e presentare il piano industriale il 13 dicembre prossimo. (riproduzione riservata)
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