Lo scandalo per la manipolazione dei software di controllo delle emissioni di motori diesel potrebbe costare a Volkswagen 10 o più miliardi di euro. È quanto stimano gli analisti sulla base di una serie di elaborazioni, tenuto conto del fatto che il gruppo di Wolfsburg dovrà affrontare non solo le relative sanzioni, ma anche le spese per riparare le auto e ricostruire la sua reputazione dopo aver utilizzato il software incriminato su 11 milioni di vetture in tutto il mondo.

E mentre il cda ha ufficializzato l’insediamento di Oliver Blume al timone della Porsche, la famiglia Porsche-Piech ha ribadito il sostegno alla candidatura di Hans Dieter Poetsch, attuale direttore finanziario di Volkswagen, alla presidenza del consiglio di sorveglianza. Intanto proseguono le nomine nel quadro del più ampio processo di riorganizzazione cui è stato impresso un colpo di acceleratore. A Winfried Vahland è stato affidato l’incarico di presidente e a.d. della neo costituita Volkswagen North American Region (Nar). La nomina rientra nel quadro del progetto di decentralizzazione delle attività e delle strategie di rafforzamento della regione nordamericana con l’integrazione delle operazioni in Usa, Messico e Canada.

La crisi, peraltro, potrebbe anche riservare sorprese positive. Secondo quanto riferito dal Wall Street Journal sulla base del parere di alcuni legali, Volkswagen potrebbe evitare un procedimento penale negli Stati Uniti grazie a una scappatoia che si trova all’interno del Clean Air Act. La legge del 1970 sulla tutela ambientale presenta infatti un cavillo mai risolto, che consentirebbe alla casa automobilistica di non affrontare un’eventuale procedura legale avviata dal Dipartimento di giustizia americano. Ma il senatore democratico Richard Blumenthal ha dichiarato che sarà presentata «una proposta per rimuovere la scappatoia».

Sul versante europeo, il governo francese ha fatto sapere che non sta prendendo in considerazione il divieto di vendita di alcuni modelli Volkswagen, come paventato dalle autorità svizzere. Il costruttore tedesco ha precisato che in Francia circola un milione di vetture dotate del software per la manipolazione delle emissioni. Parigi vuole comunque che la società rimborsi il governo per gli incentivi concessi ai consumatori per l’acquisto di alcuni di questi veicoli. Infine, se dalla Corea del Sud arrivano notizie di cause legali depositate, dalla Svezia giungono le scuse della filiale locale per non avere fornito adeguate informazioni sullo scandalo e per le implicazioni sui proprietari di vetture del gruppo. Le scuse sono state formulate in occasione di un incontro dei vertici aziendali con il ministro dell’ambiente, Asa Romson, e con l’agenzia nazionale dei trasporti. La filiale svedese di Volkswagen ha quantificato in circa 225 mila i veicoli commercializzati in Svezia.

Alla borsa di Francoforte il titolo Vw ha guadagnato il 2,68% a 97,75 euro.

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