di Dario Ferrara 

Altro che previdenza complementare. È invalido il contratto atipico presentato come piano di pensione integrativa a basso rischio con cui la banca concede al risparmiatore un mutuo da utilizzare però per l’acquisto di prodotti finanziari dello stesso intermediario finanziario, con i titoli costituiti in pegno per la restituzione, peraltro «coperta» anche da una polizza: il punto è che così la banca scarica sul cliente il suo rischio d’impresa perché decide unilateralmente natura ed entità degli investimenti nella gestione di fondi comuni che comprendono nel portafoglio anche titoli di dubbia redditività. È quanto emerge dall’ordinanza 19559/15, pubblicata il 30 settembre dalla sesta sezione civile della Cassazione. Bocciato il ricorso dell’istituto che risponde per il prodotto finanziario dell’azienda di credito incorporata durante il risiko bancario degli anni passati. Il piano di accumulo viene presentato come uno strumento previdenziale realizzato tramite operazioni finanziarie. Il fatto è che la somma mutuata non entra mai nella disponibilità del cliente, ma è subito reinvestita nell’acquisto di prodotti finanziari del mutuante, in evidente conflitto di interessi. Ed è l’istituto a scegliere la composizione dei fondi di investimento. La banca assicura che il cliente può recedere in ogni momento (ma solo dal piano finanziario, perché apparentemente il risparmiatore resta vincolato dal mutuo trentennale accesso per comprare le partecipazioni ai fondi). E ciò comunque non basta a ritenere eliminata la passività dell’investitore visto che non può influire sulla gestione, mentre la banca gli scarica addosso i pericoli delle sue scelte gestionali. Finanziamento e investimento sono senz’altro operazioni legittime ma è la loro commistione che fa risultare intollerabile il rischio d’impresa trasferito dall’intermediario sull’investitore. Insomma: il contratto atipico incriminato non integra un interesse che merita tutela da parte dell’ordinamento per contrasto ai principi costituzionali di tutela di risparmio e incoraggiamento della previdenza privata. Specie oggi, concludono gli «ermellini», quando già si sa che domani la pensione pubblica non basterà. La banca paga le spese e il contributo unificato aggiuntivo.