di Franco Adriano 

Oggi il Consiglio dei ministri varerà la legge di Stabilità per l’anno 2016 e a sorpresa nonostante l’annunciato rinvio, il governo si occuperà dello scottante tema delle pensioni. In particolare si tratterebbe di un parziale anticipo della flessibilità per coloro che maturano i requisiti dal prossimo anno alla fine del 2018.

Nell’operazione verranno coinvolti i datori di lavoro sulla base di accordi individuali. Dunque, una sorta di part-time al 60-40% per chi è vicino alla pensione. I contributi verrebbero versati dal datore di lavoro in busta paga, mentre per i contributi figurativi ci penserebbe lo Stato. In questo modo il lavoratore non vedrebbe intaccata un giorno la sua pensione. Il presidente del consiglio Matteo Renzi aveva affermato che della questione se ne sarebbe parlato nei prossimi mesi. Ma i tecnici del ministero del Lavoro guidato da Giuliano Poletti avrebbero trovato il modo per strizzare l’occhio ai datori di lavoro: l’operazione non sarebbe condizionata a nuove assunzioni permettendo così alle imprese di svecchiare l’età media degli occupati e nello stesso tempo si accontenterebbero i lavoratori a partire dai 63 anni e 7 mesi nel 2016. Il costo per lo Stato si aggirerebbe intorno ai 100 milioni di euro: una cifra sostenibile che potrebbe affrontare senza troppe difficoltà il vaglio degli uffici Ue. Allo studio ci sarebbe anche una misura di solidarietà espansiva, tramite accordi collettivi. Il cosiddetto scivolo per i lavoratori, a due anni dalla pensione, che potrebbero optare per il part-time condizionato a nuove assunzioni. Nel dettaglio, la misura proposta in manovra dai tecnici del ministero del Lavoro, prevederebbe un part-time almeno al 50% (e per la quota non lavorata si cumulerebbe la pensione). Le aziende in cambio otterrebbero degli sgravi sulle assunzioni di giovani lavoratori. «Il tema della previdenza deve essere nella legge di Stabilità. E se non ci sarà noi continueremo a parlare e manifestare. Non ci rassegniamo», aveva intimato poche ore prima delle anticipazioni d’agenzia Susanna Camusso, leader della Cgil, intervenendo a Torino al presidio per la riforma della legge Fornero. Tra le altre novità della manovra entra nel testo anche il canone Rai in bolletta che costerà 100 euro. Tra le ipotesi al vaglio quella di far pagare l’intero ammontare in un’unica soluzione o subito la meta’ della cifra e il resto in rate spalmate su piu’ mensilita.

Quagliariello rompe con il filo Pd Alfano

L’ex ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, si è dimesso da coordinatore Ncd annunciando la possibilità di crearea un gruppo parlamentare autonomo. Per compiere questo passo ha inviato una lettera a Angelino Alfano per chiedergli di cambiare linea nei confronti del governo, altrimenti il rischio di una scissione sarebbe imminente. «Non ho forzato nessuno a entrare nel Nuovo centrodestra, non trattengo con la forza nessuno. Di certo c’è che se tiro la riga, dopo due anni di sacrifici, noi abbiamo un bilancio molto in attivo», è stata la reazione del leader Ncd. Di certo su questa vicenda ha pesato anche l’incardinamento del testo sulel Unioni civili in Aula al Senato. Ieri è iniziato l’esame senza relatore. Ma per l’inizio delle votazioni sarà necessario attendere la fine della sessione di bilancio sulla legge di Stabilità. «Anche le riforme sui diritti procedono», ha annunciato trionfalisticamente il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, al termine della conferenza dei capigruppo che ha stabilito il calendario dei lavori. Tuttavia, la decisione è stata assunta grazie ad una maggioranza diversa da quella che sostiene l’esecutivo: favorevoli insieme al Pd, infatti, sono stati Sel, M5s e Ala (i verdiniani); nettamente contrari Ncd, Fi, Cr e Lega che hanno chiesto il rinvio dell’esame a fine anno, il ritorno in commissione (Maurizio Sacconi) o la cancellazione dal calendario (Maurizio Gasparri). La nuova maggioranza variabile è fortemente contestata ada Area popolare (Ncd-Udc). Ma le polemiche sono rinviate dopo la sessione di bilancio.

M5s spara sulla sanatoria ai partiti, ma diventa legge in tempi record

Il ddl firmato dal pd Sergio Boccadutri in materia di finanziamento ai partiti, per consentire l’erogazione dei finanziamenti già decisi anche ai partiti che nel 2013 e 2014 non hanno presentato un bilancio certificato, ha concluso il suo iter a tempi record. Il Movimento 5 stelle è l’unico partito che ha protestato perché la Boccadutri consente ai partiti di avere rimborsi senza certificazione dei bilanci. «Dopo la truffa della legge Boschi-Verdini che regala l’immunità parlamentare a consiglieri regionali e sindaci ecco il blitz super veloce sulla legge Boccadutri», ha attaccato il capogruppo Gianluca Castaldi. «Il bicameralismo non è un problema quando i partiti vogliono i soldi dei cittadini», ci ha aggiunto un carico da novanta, «le unioni civili? I diritti possono attendere». Il ddl Boccadutri modifica l’articolo 9 della legge 96 del 2012 e riguarda, nello specifico la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Il testo, già approvato alla Camera, sblocca finanziamenti già decisi per gli anni 2013 e 2014, ma non erogati. L’inversione dell’odg al Senato per far votare il ddl Boccadutri prima edlle Unioni civili ha generato momenti di tensione in Aula. La senatrice M5S Paola Taverna ha gridato: «Ladri». Il senatore Per le Autonomie, Enrico Buemi, l’ha invitata a ritirare l’offesa: «Siete moralisti da strapazzo e i conti si faranno con le proprie demagogie e voi li state già facendo». Il senatore M5S Vito Crimi ha evidenziato che al di là di M5s «nessuno ha presentato un emendamento».

Tangenti in Lombardia, Salvini e Maroni si sentono assediati dalle toghe

Il vice presidente lombardo si difende. Il presidente della Lombardia mette le mani avanti, sostenendo che la giunta non è a rischio. Il segretario della Lega Nord accusa le toghe perchè si tratterebbe di un attacco politico. È questo il quadro dell’ennesimo scandalo sanitario regionale. La giunta «non è a rischio», ha detto Maroni aggiungendo che «non risultano tangenti pagate per la sanità in Lombardia». «Scoprirete che non c’è stata turbativa d’asta», ha aggiunto, «sono tutte accuse per ora non riscontrate». Nel frattempo il vicepresidente Mario Mantovani che secondo i magistrati avrebbe «una spiccata capacità criminale» si è sospeso dal suo incarico. «Mi dichiaro estraneo ai fatti che mi vengono contestati, domani (oggi ndr) darò le mie spiegazioni al gip e mi autosospendo dalla carica di vice presidente della Giunta lombarda», ha riferito al suo difensore durante il colloquio in carcere. Ma ormai il caso esula dalla cronaca giudiziaria per divenire un caso politico. Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha parlato di un «attacco politico» alla Lombardia: «Qualche giudice si è alzato male», ha affermato. «È un attacco politico alla regione meglio governata d’Italia magari per nascondere i problemi del Pd e le cene di Marino e Renzi». «La Regione Lombardia l’anno scorso ha curato un milione e mezzo di persone, e centinaia di migliaia di italiani di altre regioni, per un miliardo di euro», ha proseguito il segretario della Lega Nord difendendo l’assessore del Carroccio, Massimo Garavaglia. «Sapete perché è stato indagato anche un assessore della Lega? Perché ha ascoltato, ha girato la lettera di protesta arrivata da un’associazione di volontariato che gestisce il servizio di ambulanze per i malati dializzati. Mi autodenuncio: anche io giro lettere e telefonate di decine di associazioni di volontariato». Mantovani, vicepresidente della Lombardia, era stato arrestato due giuorni fa con le accuse di concussione, corruzione aggravata e turbata libertà degli incanti, nell’ambito di un’indagine della Procura di Milano. Assieme a lui sono finiti in manette il suo collaboratore Giacomo Di Capua e un ingegnere del provveditorato alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, Angelo Bianchi. Anche il capogruppo di FI alla Camera Renato Brunetta ha compiuto una lettura politica della vicenda: «Dalle prime avvisaglie e dalle prime informazioni sto vedendo che molto probabilmente non serviva la carcerazione preventiva, che molto probabilmente si trattava di un’inchiesta datata nel tempo, che la richiesta di arresto aveva un anno di vita, e che mi pare non fosse motivata da pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato».

© Riproduzione riservata