di Anna Messia

Erano partite in sette ma a gennaio saranno solo tre le compagnie di assicurazione pronte ad applicare in Italia il modello interno di Solvency II: Generali , Axa  e Allianz . Si tratta del modello di calcolo dei requisiti di solvibilità fatto su misura dalle imprese stesse, e vidimato dalle autorità di controllo, che dovrebbe consentire di ottenere un risparmio di capitale importante rispetto al modello misto o alla formula standard, decisa a livello europeo e uguale per tutti.

Il modello interno richiede però alti costi e professionalità e quindi è di fatto dominio quasi esclusivo dei gruppi più grandi. E anche l’Ivass è chiamato a un impegno gravoso, visto che nel caso della scelta di un modello interno sono previste visite frequenti nelle sedi aziendali. Già la scorsa estate l’istituto aveva effettuato 46 visite alle imprese interessate per verificare le metodologie adottate, i modelli matematici sottostanti oppure il grado di utilizzo del modello interno nella gestione dell’impresa.

A chiedere all’autorità italiana guidata da Salvatore Rossi l’applicazione di un modello interno erano stati in particolare sette gruppi assicurativi, intenzionati a utilizzarlo per il calcolo della solvibilità a livello sia di gruppo che di singola impresa. Si tratta di tre compagnie italiane, ovvero Generali , UnipolSai  e Reale Mutua, e di quattro gruppi esteri attivi in Italia, ossia Allianz , Axa , Uniqa e i tedeschi di Hdi.

Ivass solo nel caso delle Generali  ha avuto il ruolo di group supervisor, ovvero di coordinatore a livello europeo delle altre autorità dell’Unione che vigilano sul Leone, come per esempio in Germania o in Francia.

Mentre per Allianz  e Axa  i ruoli si sono rovesciati e l’Ivass di Rossi svolge il compito di local authority, mentre il coordinamento spetta alle autorità dei rispettivi Paesi (Germania e Francia). Ma mentre a maggio scorso Allianz  e Axa  hanno presentato istanza formale di application del modello interno, intenzionate quindi ad andare avanti, le altre due compagnie straniere si sono sfilate. L’austriaca Uniqa, in particolare, ha deciso di posticipare al 1° gennaio dell’anno prossimo l’application del modello interno per l’intero gruppo, mentre Hdi ha preferito presentare un’istanza che escludesse dal modello interno le controllate italiane e irlandesi, nonché le imprese tedesche che operano nel ramo Vita.

Ma anche due delle tre imprese italiane interessate hanno deciso di rimandare l’applicazione del modello interno. Già prima dell’estate Reale Mutua ha preferito sospendere le attività inerenti la pre-application del modello interno, il cui perimetro sarebbe stato comunque circoscritto alle attività italiane, tenendo quindi fuori le partecipate spagnole. E la stessa cosa ha fatto Unipol , che di sicuro non sarà pronta a gennaio con il modello interno, quando Solvency II partirà, ma che potrebbe rimandarne l’avvio a metà anno o direttamente al 2017.

Intanto continuano ad arrivare i regolamenti attuativi di Solvency II diffusi in pubblica consultazione dell’Ivass. Sul sito dell’autorità di controllo se ne contano già 16, ma nei prossimi giorni è attesa una seconda ondata, visto che in totale si prevede una trentina di regolamenti attuativi. Gli occhi sono puntati in particolare su quello che riguarda gli investimenti, visto che tra le novità più importanti di Solvency II c’è l’eliminazione dei limiti quantitativi fissati dalle precedenti norme. (riproduzione riservata)