di Anna Messia

Non è stato il debutto col botto che prevedevano gli operatori di mercato, ma è stato subito boom di scambi, a riprova del forte interesse del mercato per la società. Ieri Poste Italiane, nel giorno dell’esordio a Piazza Affari, ha inevitabilmente risentito dell’impostazione negativa della borsa di Milano, che ieri ha chiuso in calo dell’1,15%.

Eppure la giornata era partita bene per il titolo Poste, con una crescita in apertura del 4,5% fino a 6,95 euro rispetto al prezzo di collocamento di 6,75 euro. Ma poi la seduta è proseguita piuttosto fiacca e alla fine la chiusura è stata a 6,70 euro, in flessione quindi dello 0,74%. Come detto, però, un boom è stato registrato e ha riguardato gli scambi: sono passati di mano 106 milioni di titoli, per un controvalore di quasi 720 milioni di euro. In pratica, in un solo giorno è stato scambiato l’8,1% dell’intero capitale. L’attesa del mercato, d’altra parte, era altissima, perché tanti sono stati gli investitori istituzionali e i risparmiatori retail che non sono riusciti a ottenere i titoli richiesti in fase di offerta, chiuso complessivamente con domande pari a oltre tre volte le azioni messe in vendita dal ministero dell’Economia. In particolare, tra gli istituzionali, cui era dedicata il 70% dell’offerta, sono stati 137 gli investitori rimasti a bocca asciutta, con 359 richiedenti e 222 aggiudicatari. 
La società ha puntato in particolare su investitori di medio-lungo termine e le richieste sono arrivate un po’ da tutto il mondo: dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, ma anche dal Canada (con il fondo Ontario), dalla Cina e dal Kuwait. Mentre gli investitori italiani che sono riusciti a sottoscrivere titoli di Poste Italiane in fase di offerta sono stati 54 sui 80 richiedenti. Si tratta di un azionariato «molto diversificato geograficamente», ha ricordato ieri il direttore finanziario di Poste, Luigi Ferraris, ribadendo che non ci sono azionisti sopra la soglia rilevante del 2% del capitale.

Riguardo la performance borsistiche di ieri, l’amministratore delegato Francesco Caio ha invece sottolineato che il titolo Poste Italiane andrà valutato sul lungo termine, perché «noi abbiamo il passo del montanaro». Poste, ha dichiarato nel pomeriggio di ieri nel corso della registrazione della trasmissione Porta a Porta, «è un investimento di lungo periodo e solido. Il prezzo lo fa il mercato e lo fa anche oggi (ieri per chi legge, ndr): il titolo segue l’indice, dunque è andato molto bene». Del resto Poste Italiane viene indubbiamente considerato dal mercato come un titolo da cassettista, in grado di riconoscere buone cedole e le cui performance andranno valutare nel lungo termine, come ricordato ieri dallo stesso Caio. «Abbiamo deciso di distribuire l’80% dei profitti e, stando agli analisti, il rendimento sarà tra il 4 e il 5%, allineato al rischio di impresa», ha dichiarato l’ad.

Commentando la giornata di ieri, aperta a Milano dallo stesso Caio, che ha suonato la campanella di avvio-contrattazioni a Piazza Affari, il top manager ha parlato di «grandissima sensazione; è un processo che dimostra che in Italia si possono fare le cose per bene, lavorando fianco a fianco con gli azionisti. Si tratta di un passaggio storico per l’azienda e per il Paese. Si può fare eccellenza anche per una società storica come la nostra». Poste è indubbiamente piaciuta agli investitori, italiani ed esteri, visto che «più di 300 mila cittadini si sono iscritti per investire e più di 300 istituzioni hanno espresso un interesse fortissimo», ha aggiunto Caio. «Qui ci prendiamo l’impegno di attuare i piani che abbiamo illustrato. Questo è un esempio in cui si può fare sistema per portare l’Italia verso la crescita. È un progetto industriale trasparente che non ci fa paura, ma è uno stimolo a fare meglio».

Parole di ringraziamento sono arrivate poi dal presidente di Poste Italiane, Luisa Todini: «La squadra di Poste sono i nostri 143 mila colleghi. È un grande momento di trasparenza nei confronti degli investitori», ha detto sottolineando il lavoro fatto da Caio.

Alla cerimonia di apertura era presente Donald Brydon, il presidente del London Stock Exchange (Lse), il gruppo inglese cui fa capo la Borsa italiana. Brydon, che prima di assumere la guida dell’Lse è stato presidente della britannica Royal Mail, ha salutato l’operazione Poste Italiane come una «eccellente privatizzazione», confermando al gruppo «il supporto del London Stock Exchange». L’amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, ha poi ricordato come quella di Poste sia la quotazione più grande d’Europa nel 2015, aggiungendo che questo è un anno particolarmente positivo per Borsa Italiana sia per quantità sia per varietà di aziende che hanno scelto di quotarsi sul mercato. «Borsa Italiana sta consolidando sempre più la sua importanza fra i grandi mercati europei», ha dichiarato, «e il 2016 si prospetta un anno di ulteriore crescita».

Novità si attendono anche dal governo per le nuove possibili privatizzazioni dopo la cessione di quasi il 40% del capitale di Poste. «È la prima di una serie di operazioni, ce ne saranno altre», ha affermato Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia. «Stiamo lavorando per quotare Fs nel secondo semestre 2016». (riproduzione riservata)