di Mauro Romano

Nessuna sorpresa in zona Cesarini sulla flessibilità pensionistica. Come anticipato pochi giorni fa dal premier Matteo Renzi, infatti, nella legge di Stabilità 2016, approvata ieri dal Consiglio dei ministri, non trova posto neanche un primo intervento per favorire una revisione dei meccanismi di uscita dal mondo del lavoro, nel senso di una minore rigidità.

Troppo costoso sarebbe stato intervenire anche su questo capitolo. E così alla fine si è deciso di prevedere in Stabilità solo un mini intervento sulle pensioni, che peraltro non dovrebbe avere «costi aggiuntivi» particolarmente elevati, ha sottolineato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ieri nel corso della conferenza stampa di presentazione della manovra. Le misure, messe a punto dai tecnici del responsabile del Lavoro Giuliano Poletti, sono quattro e partono dalla settima salvaguardia per gli esodati, finora rimasti esclusi dalle precedenti coperture e che sono ancora circa 25 mila. Il costo dell’intervento non è cifrato ma dovrebbe aggirarsi attorno ai 500 milioni di euro. Ancora: nel pacchetto è stato inserito anche il rinnovo dell’Opzione donna, che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi, passando però al sistema di calcolo interamente contributivo dell’assegno, con una sforbiciata del 20-30% dell’importo originario. La prima novità vera è invece l’introduzione del part-time per gli over 63, che potranno usufruirne negli ultimi tre anni prima del ritiro dal lavoro senza perdere i contributi, che saranno versati figurativamente e per intero dallo Stato. Infine la seconda new entry è l’innalzamento della no-tax area per i pensionati. Quest’ultima misura non è stata meglio esplicitata da Renzi e Padoan ma l’ipotesi è di passare dagli attuali 7.500 euro circa a 8 mila euro come per i lavoratori dipendenti. (riproduzione riservata)