di Lucio Sironi

Dopo i fasti dei primi tre mesi dell’anno, che hanno regalato soddisfazioni un po’ a tutte le categorie di investitori, favoriti da mercati in netta ascesa, i sei mesi successivi sono stati di ben altro tenore e oggi per molti il saldo, da inizio anno, comincia a oscillare tra segno più e segno meno. Sul fronte del reddito fisso i tassi sono ormai ai minimi e da mesi e mesi gli investitori sono angosciati dalle prospettive di inversione di tendenza. Fa sorridere, anzi, che ultimamente abbiano cominciato a tormentarsi per il motivo opposto, cioè la presunta indecisione della Fed di risolversi a effettuare finalmente questo benedetto rialzo. Paradossi della finanza moderna.

Chiaramente in questo contesto ha buon gioco, per esempio, un collocatore di azioni come Poste che in occasione della sua quotazione gioca la carta dell’alto rendimento che il suo titolo sarebbe in grado di assicurare, sommando una bonus share del 5% e un dividendo preannunciato (non certo garantito) che dovrebbe aggirarsi sul 4-5% del prezzo di collocamento. Ragionamento che sta in piedi, è bene saperlo, nel caso in cui il prezzo dell’azione riesca a mantenersi quanto meno al valore di collocamento, cosa non impossibile ma nemmeno da dare per scontata.

Giusto per restare in argomento, visto che all’interno del variegato mondo delle Poste italiane il business assicurativo è il secondo per importanza (dopo il finanziario), non è di poco conto la notizia che anche le promesse di rendimento delle polizze vita si vadano adeguando al ribasso dei tassi, quasi azzerati, a conferma che in un contesto del genere non è sensato aspettare che esistano – o resistano a lungo – isole felici. Nei giorni scorsi l’Ivass, organo che vigila sul settore, ha indicato alle assicurazioni di ridurre dal 4 al 3% il tasso di rendimento da utilizzare nel mettere a punto i progetti esemplificativi e a cui si ricorre anche per calcolare l’indicatore sintetico dei costi delle polizze. Il progetto esemplificativo di sviluppo dei premi, delle prestazioni assicurative e dei valori di riscatto della polizza è uno strumento a favore dei clienti, ai quali deve essere illustrato prima della firma del contratto e che contiene proiezioni effettuate in base a due diversi valori: da una parte il tasso minimo di rendimento garantito contrattualmente dalla compagnia e dall’altra un’ipotesi di rendimento annuo costante delle gestione separata di attivi a cui è collegata la polizza, fissato appunto dall’Ivass e che da gennaio dovrà, appunto, scendere al 3%. E il motivo del taglio è semplice: «L’analisi dei livelli di rendimento realizzati dalle gestioni separate, cui sono collegate le polizze», ha rilevato l’Ivass, «ha evidenziato una significativa riduzione del numero delle gestioni separate che hanno realizzato tassi almeno pari al 4%». Purtroppo per i sottoscrittori di polizze, che forse avevano appeso più di una speranza a questa ipotesi di rendimento, anche il tasso al 3% può risultare affetto da eccessivo ottimismo perché – fa notare sempre l’organo di controllo sul settore – «anche i tassi medi di rendimento dei titoli di Stato che devono essere inseriti nei fascicoli informativi e posti a confronto delle gestioni separate mostrano un trend decrescente».

I conti col mercato, in altre parole, lo devono fare anche le polizze vita, strumenti che da diverse stagioni sono uno dei più robusti cavalli di battaglia anche di diverse reti di pf. Auspicabilmente dopo aver messo in guardia i sottoscrittori delle variabili che colpiscono anche da queste parti. (riproduzione riservata)