Per consentire il decollo di un welfare privato è necessaria un’operazione trasparenza. Si dovrebbe cioè definire con chiarezza quali sono i livelli di assistenza minimi forniti ai singoli cittadini dallo Stato. Solo così le imprese e il settore privato avrebbero tutti gli strumenti a disposizione per costruire al meglio un’offerta in grado di rispondere ai nuovi bisogni degli italiani, costretti a fare i conti con un welfare nazionale in continua evoluzione e contrazione per il contenimento della spesa pubblica.

La proposta arriva da Andrea Mencattini, responsabile ramo vita ed employee benefit di Generali  Italia, che suggerisce di «replicare nel settore del welfare», in particolare nella sanità, «quanto già avvenuto in quello previdenziale».

Domanda. Dottor Mencattini, quali sarebbero gli esempi da replicare?

Risposta. L’intero settore della sanità andrebbe rivisto per dare un assetto simile a quello realizzato nel settore previdenziale. Lo Stato dovrebbe definire con chiarezza i livelli minimi di assistenza, come avvenuto già nel settore previdenziale con la riforma Dini del 1995 e la successiva riforma Maroni, che nel 2004 ha spinto l’acceleratore sulla previdenza integrativa, con il conferimento del tfr nei fondi pensione, con la modalità del silenzio assenso.

D. In verità però anche nel settore previdenziale non si è brillato per trasparenza. Ci sono voluti anni prima che partissero le famose buste arancioni, per consentire ai lavoratori di conoscere l’entità delle propria pensione pubblica…

R. È vero, ma ora l’Inps ha iniziato a inviare le informazioni ai lavoratori. Non spendendo lettere ma codici di accesso al sito che consentono al futuro pensionato di conoscere la propria pensione pubblica, cui sommare possibilmente un fondo pensione integrativo o una polizza previdenziale. Anche nel settore sanitario è importante sapere quali sono e a chi sono indirizzate le prestazioni, consentendo così ai cittadini di aderire a un fondo sanitario o a una polizza capace di coprire quei servizi che lo Stato non è più in grado di fornire. E non sarebbe l’unico assetto da traslare dalla previdenza.

D. Cos’altro?

R. Sarebbe utile introdurre autorità di controllo, come la Covip per la previdenza, che sarebbe utile a meglio regolare il settore.

D. Qual è il ruolo delle assicurazioni in questo mercato?

R. Nel settore della sanità in particolare, il valore aggiunto delle compagnie sta nella conoscenza dei fornitori, medici o cliniche specializzate, e nella riduzione dei costi che si ottiene con economie di scala. Oggi la spesa privata in Italia copre oltre il 25% del totale ed è quasi tutta a carico delle singole famiglie.

D. Quanto vale per Generali  Italia il mercato del Welfare?

R. La raccolta premi nel segmento employee benefit è di oltre 400 milioni con 12 mila aziende clienti. Il welfare aziendale è abbastanza diffuso tra le grandi aziende ma ancora limitato nelle pmi. È su quelle che puntiamo in particolare. (riproduzione riservata)