Secondo i dati dell’ANIA, l’incidenza media dei sinistri r.c. auto esposti al rischio frode sul totale dei sinistri denunciati nel 2013 era pari al 16,4%, con forti variazioni sul piano territoriale. 
Ad esempio, a incidenze inferiori al 10% riscontrate in Veneto e Valle d’Aosta si contrappongono incidenze che superano il 20% in Basilicata, Molise, Sicilia, Calabria e Puglia, mentre in Campania si sfiora addirittura il 40%.
Nel paper qui presentato, l’Autore intende identificare, con un’analisi econometrica, le variabili determinanti la diversa incidenza delle frodi nell’assicurazione r.c. auto nelle province italiane.

Paolo ZANGHIERI (“What causes insurance frauds? Evidence on motor Third Part Liability in Italian provinces”, Link all’ABSTRACT e al WORKING PAPER) spiega nel suo lavoro le considerevoli differenze che si riscontrano nell’incidenza delle frodi nel settore dell’assicurazione r.c. auto fra le diverse province italiane.

L’analisi econometrica evidenzia il ruolo svolto, come variabili esplicative del fenomeno, dal reddito pro-capite e dalla forza delle norme sociali sul  territorio.

Sotto questi profili, la frode assicurativa non si differenzia da altre tipologie di reato: è più diffusa nelle aree più povere, in quanto svolge probabilmente il ruolo di supplemento o di sostituzione del reddito da lavoro, e nelle province dove il senso civico è più debole e dove una più larga parte di popolazione vive in grandi città (ossia in zone in cui il controllo morale esercitato dalle reti informali è meno forte).

Risulta altresì dall’analisi che la propensione a compiere atti fraudolenti è influenzata anche dalle differenze territoriali nei costi medi di acquisto delle coperture obbligatorie: in tal senso, le frodi risultano più diffuse nelle province dove il premio medio pagato per la r.c. auto è più elevato.

Infine, anche le fluttuazioni cicliche del mercato del lavoro risultano esercitare un effetto sulle frodi assicurative, sia direttamente sia indirettamente, indebolendo il potere deterrente delle norme sociali.

Dalle evidenze raccolte, l’Autore trae alcune indicazioni di policy.
Innanzitutto, le norme sociali (che svolgono un ruolo significativo nel determinare i comportamenti fraudolenti) sono in Italia, in larga parte, l’eredità di fattori politici che risalgono a diversi secoli fa e, pertanto, è improbabile che esse si modifichino nel breve termine.

Un’altra possibilità è quella di ridurre il costo delle polizze: una discussione sul grado di concorrenza nel mercato e sul livello dei margini di utile delle imprese va oltre gli obiettivi delpaper, tuttavia misure di riduzione del costo delle coperture –  ad esempio contenendo i costi amministrativi e legali – può contribuire a limitare i fenomeni fraudolenti.

Un’altra leva utile è quella di ridurre il livello dei risarcimenti, ma questa azione – implicando una standardizzazione della valutazione dei danni fisici e un più stretto controllo sui costi delle autoriparazioni – potrebbe originare insoddisfazione fra gli assicurati, incentivando di conseguenza la propensione alla frode.