A inizio 2015, quando si è aperta la finestra della voluntary disclosure (l’operazione che permette ai contribuenti con capitali nascosti al Fisco di sanare le posizioni), si indicavano in circa 200 miliardi di euro i capitali detenuti illecitamente all’estero. E oggi a circa un mese dalla chiusura del periodo di adesione alla voluntary disclosure (fine novembre con la possibilità di presentare tutta la documentazione per aderire entro la fine di dicembre 2015) si può affermare che «l’ammontare dei capitali all’estero è addirittura superiore alle stime iniziali, ma la voluntary disclosure ha avuto un iter piuttosto complicato, forse più di quanto inizialmente ci si aspettasse.

Infatti, nonostante il contribuente pentito che scelga di portare alla luce il capitale sommerso goda di attenuazioni sensibili delle sanzioni amministrative, il timore delle possibili sanzioni penali ha ostacolato il rientro», afferma Marco Caldana, amministratore delegato di Farad International, società specializzata nell’intermediazione assicurativa e nel private insurance (le polizze vita, spesso di diritto estero, dedicate ai grandi patrimoni).

È solamente nelle ultime settimane che la situazione sembra essersi dipanata. Grazie al nuovo provvedimento in arrivo che dovrebbe rendere praticabile la voluntary disclosure, molti esperti del settore ritengono probabile un rapido intensificarsi della corsa alla regolarizzazione. «Negli ultimi giorni infatti, assistiamo a un incremento della domanda di polizze vita per venire incontro a esigenze di semplificazione e armonizzazione, confermando il private insurance uno strumento largamente utilizzato così come durante i precedenti scudi fiscali», prosegue Caldana. Il manager di Farad sottolinea però una differenza: «Mentre negli scudi fiscali degli anni 2000 la polizza era il veicolo per permettere ai detentori di capitali all’estero il rientro degli stessi, nel caso della voluntary disclosure le polizze vita diventeranno lo strumento scelto successivamente al rientro del capitale. Tra le motivazioni principali dell’utilizzo della polizza vita, sicuramente troviamo i loro numerosi vantaggi».

Caldana sottolinea che «garantendo anche un rendimento minimo annuo e talvolta il consolidamento del risultato ottenuto, queste contribuiscono alla crescita del patrimonio. Impignorabili e insequestrabili, inoltre, le polizze garantiscono anche un differimento fiscale rispetto ad altri strumenti di gestione patrimoniale. Un ulteriore vantaggio delle polizze è la possibilità per gli imprenditori di operare una separazione tra patrimonio privato e quello aziendale. Infine, merita di essere ricordato che questo veicolo è esente dalla tassa di successione».

Nello specifico, tra le novità più recenti, le soluzioni delle polizze multi-ramo (che combinano le gestioni separate di ramo I alle unit linked di ramo III) stanno diventando quelle più richieste «poiché incontrano una domanda, quella della clientela privata ma non solo, di soluzioni efficienti di gestione finanziaria tenendo conto delle riduzioni, o azzeramenti, dei tassi di interesse a breve e medio termine», conclude Caldana.