di Anna Messia

La richiesta di adesione all’offerta del 40% di Poste Italiane sta proseguendo allo stesso ritmo dei giorni scorsi. Sia per quanto riguarda il retail sia sul fronte istituzionali, assicurano fonti vicine al dossier. Il che significa che già a breve la domanda potrebbe duplicare l’offerta visto che già mercoledì scorso, in meno di tre giorni, l’operazione era stata interamente coperta.

L’ipotesi di una chiusura anticipata appare però remota con Poste che punta possibilmente ad incassare un risultato di due o magari tre volte l’offerta. L’amministratore delegato, Francesco Caio, in questi giorni sta continuando il suo road show internazionale per presentare la prima ipo italiana di una società interamente collocata dal Tesoro, a 16 anni dall’offerta di Autostrade ed Enel , nel 1999. L’interesse per il Paese sembra molto elevato. E piacciono anche le alte cedole promesse da Poste Italiane per i prossimi tre anni, con la distribuzione di almeno l’80% degli utili. Particolarmente fruttuosa è stata la tre giorni di Caio nella City di Londra, chiusa ieri, visto che sono arrivati importanti ordini dall’estero e in particolare proprio dal Regno Unito. Il gruppo avrebbe già individuato uno zoccolo duro di investitori istituzionali pronti a tenere le azioni di Poste Italiane per un periodo medio lungo. Una caratteristica cui Caio guarda con particolare attenzione, visto il suo alto interesse a stabilizzare l’azionariato del gruppo. Richieste sarebbero già arrivate anche dagli Stati Uniti dove Caio era già stato nelle settimane precedenti l’offerta e dove tornerà nei prossimi giorni, con tappe di nuovo a New York e poi a Boston, dopo un incontro a Parigi in programma per venerdì. Molto alto appare però anche l’interesse degli investitori retail, che continuano a richiedere adesioni. Al punto che il gruppo postale potrebbe valutare l’ipotesi applicare la clausola di claw back, che consente di redistribuire i titoli tra investitori istituzionali e retail. Le caratteristiche dell’offerta iniziale, che contempla una forchetta di prezzo compresa tra 6 e 7,5 euro, prevedono che agli investitori retail sia riservato almeno il 30% dei titoli, di cui un 3% a disposizione dei dipendenti del gruppo. Mentre agli istituzionali possono andare fino a un massimo del 70% delle azioni. Ma la percentuale destinata a questi ultimi potrebbe essere appunto ridotta vantaggio del retail e l’ipotesi di un riassetto delle quote si starebbe facendo concreta. L’ipo scattata lunedì 12, come noto, terminerà giovedì 22, mentre il collocamento in borsa è atteso tra lunedì 26 e martedì 27 ottobre. (riproduzione riservata)