di Luciano Mondellini

Lo scandalo dei motori truccati Volkswagen non ha impattato in settembre sui dati di vendita del settore automobilistico italiano. Il mese scorso infatti sono state immatricolate oltre 130 mila nuove unità nel Paese facendo segnare una crescita del 17,2% nei confronti dello stesso mese 2014. È evidente tuttavia che è presto per cantare vittoria visto che il cosiddetto dieselgate è scoppiato il 22 settembre e non c’è stato il tempo materiale per misurarne l’impatto anche se gli operatori restano ottimisti (si veda articolo in pagina).

In questo contesto c’è subito da segnalare che Volkswagen, considerata come l’insieme dei 12 brand di Wolfsburg, ha fatto segnare un incremento (+6,1%) inferiore al mercato mentre il brand omonimo ha registrato un calo dell’1,3%.

Ma anche qui sembra presto per imputare qualsiasi effetto allo scandalo dei diesel. Tanto più che Volkswagen ha fatto segnare un incremento delle vendite del 7,3% negli Stati Uniti, paese in cui l’effetto negativo del dieselgate sarà presumibilmente più significativo. Ottimo invece il risultato in Italia di Fca  che con quasi 37 mila unità ha realizzato un incremento del 20,3% con una quota del 28,4%. In particolare va notata la continua crescita di Jeep: +251,1% nell’anno in virtù del lancio della nuova Renegade. Settembre positivo per il marchio Fiat in seguito al costante successo della Panda e della famiglia 500. Segno positivo anche per Alfa Romeo, che aumenta le vendite dell’11% in settembre, e per Lancia (+3,8% nei primi nove mesi dell’anno).

Sempre ieri il Lingotto ha inoltre fatto segnare ottimi risultati sul mercato statunitense. Le vendite di Fca  sul mercato automobilistico americano sono salite in settembre del 14% a 193.019 unità, rispetto alle 169.890 unità dello stesso mese del 2014. Si tratta del miglior settembre dal 2000 e del sessantaseiesimo mese consecutivo di crescita. Ma proprio negli Stati Uniti è arrivata una pessima notizia per il ceo di Fca  Sergio Marchionne.

I lavoratori americani di Fca  hanno bocciato l’accordo sul contratto di lavoro che Marchionne aveva raggiunto con i rappresentanti del loro sindacato Uaw. Il 65% dei dipendenti ha infatti respinto l’intesa, ha spiegato il sindacato facendo sapere di «non ritenere la bocciatura dell’accordo una sconfitta» ha affermato il presidente del United Auto Workers (Uaw), Dennis Williams. Tra l’altro, come ha evidenziato il sito del Wall Street Journal, è la prima volta in 30 anni che un accordo su un nuovo contratto di lavoro viene respinto dai membri del Uaw e questo mette in evidenza lo scontento fra i dipendenti degli impianti e l’incertezza sull’impegno sui prodotti da parte di Fca .

Oggi intanto inizierà il processo di collocamento dell’ipo Ferrari per la quale le richieste hanno superato di 10 volte la domanda. La Rossa tuttavia sbarcherà in borsa non prima del 12 ottobre in quanto per le leggi statunitensi bisogna attendere almeno un anno dalla data di fusione tra Fiat  e Chrysler . Ieri Sergio Ermotti, numero uno di Ubs (l’istituto svizzero è global coordinator) ha spiegato di essere ottimista sull’ipo. «Ha una storia che parla da sola», ha fatto sapere il manager. (riproduzione riservata)