Pagina a cura di Luigi dell’Olio 

Sulla debolezza persistente dei Paesi emergenti sono in pochi a dubitare. Del resto, anche il presidente del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, nei giorni scorsi ha spiegato che si tratta della principale zavorra a una crescita più sostenuta per l’economia mondiale. Tuttavia lo scenario muta quando si passa alle considerazioni più di carattere finanziario perché, dopo la correzione che ha interessato questi mercati nell’ultimo anno e mezzo, i multipli stanno tornando vicini alle medie storiche. Tanto da spingere alcuni gestori a riprendere in considerazione questi investimenti, almeno in ottica di medio-lungo termine. Nella consapevolezza che le prossime settimane potranno essere ancora all’insegna della volatilità.

 

Cina, la crescita resta sostenuta. Le principali preoccupazioni riguardano la Cina, soprattutto dopo la correzione di oltre il 30% in poche settimane da parte dei listini azionari. Eppure proprio il calo partito sul finire dell’estate potrebbe risultare salutare per evitare il persistere di bolle speculative sul mercato. Del resto, le stime delle autorità di Pechino restano ferme su un progresso del pil 2015 intorno al 6,5%, solo mezzo punto in meno rispetto a quanto previsto a inizio anno. Alcuni gestori sono più pessimisti, tanto da stimare una crescita non superiore al 4,5%, ma stiamo comunque parlando di valori nettamente superiori rispetto allo scenario europeo (e italiano in particolare). Il renminbi resta forte e il deficit è sotto controlla, ricorda Michael Lai, gestore del fondo Gam Star China equity, che vede occasioni nel comparto dei servizi. «A questo proposito continuiamo a identificare sacche di crescita, per esempio le vendite online e gli incassi dei box office, che stiamo provando a intercettare», spiega l’esperto, che resta invece diffidente verso i titoli ciclici.

 

Tremano Russia e Brasile, ma non mancano le opportunità. Differente è lo scenario che caratterizza altre economie in via di sviluppo. La recessione è ormai evidente in Brasile, che dovrebbe chiudere il 2015 con il pil in contrazione di oltre il 2% e restare in terreno negativo anche il prossimo anno. «La classe politica è stata finora incapace di introdurre riforme strutturali», lamenta Javier Murcio, direttore mercati emergenti di Standish Mellon asset management (gruppo Bny Mellon). «Le dinamiche del debito suggeriscono un peggioramento del deficit e l’outlook non lascia spazio a miglioramenti nel prossimo futuro». Il colosso dell’asset management resta invece ottimista sulla solvibilità del Paese, dimostrando quindi interesse per alcune emissioni in valuta locale.

La caduta del pil è evidente anche in Russia, con il pil 2015 atteso in calo di oltre il 4,5%, anche se i primi segnali di ripresa potrebbero già manifestarsi nelle ultime settimane dell’anno. Ragion per cui sul mercato si comincia a ragionare sui multipli, dopo che il listino di Mosca ha perso oltre un quarto del suo valore da maggio in avanti. «Riteniamo che l’economia russa resterà debole, ma gli ostacoli, in qualche modo, diminuiranno», è la convinzione di Marcus Svedberg, capo economista di East Capital. Secondo il quale la crescita probabilmente ha già toccato il fondo e l’inflazione scenderà nei prossimi trimestri. «Il rublo continuerà a essere fortemente correlato al prezzo del greggio», spiega. «Questo causerà un po’ di volatilità, fin quando le quotazioni non troveranno il nuovo punto di equilibrio, che a nostro avviso si attesta a circa 60 dollari al barile». East Capital è convinta che la ripresa macro darà un po’ di supporto al mercato, soprattutto se accompagnata da tagli sostanziali ai tassi di interesse, alla rimozione delle sanzioni e a una ripresa del prezzo del greggio. In questo scenario Svedberg vede una divaricazione tra società capaci di adattarsi al nuovo scenario economico e altre destinate a soffrire ancora. «Per questo continuiamo a gestire il portafoglio in maniera fortemente attiva», spiega. È importante ricordarsi che la Russia resta uno dei listini azionari con le valutazioni più allettante, avendo al contempo uno dei dividend yield (rapporto tra quotazione e utili attesi, ndr) più elevati al mondo».

 

Per BlackRock è il momento di accumulare. Segnali di apertura arrivano anche da BlackRock, il più grande gestore al mondo, con lo strategist global chief investment Russ Koesterich, che vede opportunità soprattutto per gli investitori meno esposti al mercato azionario e che non abbiano fretta di aumentare la loro esposizione.

Con un occhio di riguardo, in particolare, all’India, che «è in una posizione privilegiata in merito dalle dinamiche demografiche», e non solo. Si prevede che la forza lavoro indiana aumenterà di quasi 70 milioni di unità nei prossimi dieci anni (contro i 10 milioni previsti in più in Brasile, i 7,4 milioni negli Stati Uniti e i 2,3 milioni in Cina), mentre il tasso di urbanizzazione della popolazione dovrebbe avvicinarsi al 40% entro il 2030.

«Al quadro demografico favorevole si aggiungono solide riforme politiche che delineano un’opportunità di investimento sostenibile, una dinamica rilevata anche in altri paesi emergenti», puntualizzano da Goldman Sachs asset management. Accanto agli esperti citati vi sono comunque anche diversi addetti ai lavori che mantengono riserve sulle possibilità di rialzo degli emergenti. Quanto basta per suggerire prudenza nelle scelte di investimento, ricordando l’importanza della diversificazione.

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