di Simona D’Alessio 

Rimborsi di spese sanitarie da record per Cadiprof: nell’arco di un decennio, la Cassa di assistenza sanitaria integrativa dei dipendenti degli studi professionali ha erogato «oltre 90 milioni di euro». E, nel 2014, su un totale di più di 16 milioni 856 mila euro restituiti, «quasi 13 sono stati forniti nell’ambito del piano sanitario, 3.900.000 circa» nel cosiddetto «Pacchetto famiglia» a gestione diretta. Spegne dieci candeline e scommette sull’ampliamento della platea l’organismo presieduto da Gaetano Stella, giacché si è arrivati a superare quota «381.000 iscrizioni (304.000 soggetti unici negli elenchi)», mentre il numero di dipendenti iscritti attivi oltrepassa le 186.000 unità e, è stato messo in risalto durante un convegno organizzato ieri a Roma, «sul raggiungimento della soglia dei 200.000, anche grazie alla spinta derivante dal recente rinnovo del Contratto nazionale, che rappresenta la fonte istitutiva della Cassa» stessa. Dal 2009, inoltre, sono stati rimborsati più di 17 milioni di euro in prestazioni, con percentuali elevate riguardanti i «contributi per la frequenza di asili nido, sull’assistenza di familiare non autosufficiente, sull’assistenza pediatrica e sulla procreazione medicalmente assistita». Ma qual è l’identikit di coloro che godono dell’«ombrello» di Cadiprof? Il 50% dei lavoratori iscritti è concentrato in tre regioni, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le cui caratteristiche economiche hanno permesso lo sviluppo di una quantità maggiore di studi professionali, rispetto ad altre aree del paese; la platea è costituita soprattutto da donne (86,8% del complesso, contro il 13,2% dei maschi), ed è concentrata nella fascia di età compresa tra i 30 e i 50 anni, mentre l’età media è di circa 41 anni. Se si guarda alla parte datoriale, in maggioranza è composta da dentisti, avvocati e commercialisti. È il contratto a tempo determinato a fare la parte del leone, considerato che il 53,4% degli iscritti è all’opera a tempo pieno, quasi tutto il resto è, invece, inquadrato in regime di part-time (46,5%). Avanza, però, «la presenza di contratti di collaborazione e di praticanti, destinati in prospettiva a crescere alla luce della volontà delle parti sociali di estendere le tutele del welfare contrattuale anche alle forme di lavoro atipico». Secondo Stella, a dieci anni dalla fondazione di Cadiprof, poiché le offerte dei fondi integrativi hanno raggiunto buoni livelli di efficienza e trasparenza, essi possono integrarsi di più col Servizio sanitario nazionale. E generare vantaggi per la collettività.