di Massimo Grandis*

Ogni individuo possiede una ricchezza intrinseca, una vera risorsa economica che, se protetta adeguatamente con l’ausilio di prodotti mirati, è un reale patrimonio familiare. Si tratta del capitale umano, dall’inglese Human Capital, costituito dall’insieme di facoltà e risorse che di cui ciascuno di noi dispone: conoscenza, istruzione, informazione, capacità tecniche ed esperienze, che danno luogo all’abilità umana di svolgere un’attività e generare un reddito. È stato introdotto nella letteratura economica già dalla fine del 17° secolo, per l’importanza che riveste il lavoro di ciascun individuo per l’economia di un Paese; oggi il concetto di Human Capital gioca un ruolo sempre più importante e condiviso a livello internazionale in virtù dell’influenza diretta su sviluppo e ricchezza degli Stati. Da alcuni anni le istituzioni e le organizzazioni internazionali come l’Ocse e l’Ue, consapevoli dell’importanza di tale tema ai fini della sostenibilità del sistema economico e sociale, hanno deciso di misurarlo, rendendo disponibili le stime. Nel febbraio 2014 l’Istat ha stimato in circa 342 mila euro il valore medio del capitale umano di un cittadino italiano: ovvero un mix di esperienze maturate nell’arco della propria esistenza come studi intrapresi, attività quotidiane, professionalità acquisite, doti innate, che costituiscono il più grande patrimonio da salvaguardare che ogni individuo possiede. Il capitale umano è il risultato della sommatoria di tutti i redditi futuri del lavoratore, al netto delle tasse, attualizzati a un tasso di sconto che varia in base alla stabilità professionale attesa. In pratica è il credito che ognuno di noi ha verso il proprio futuro. Si tratta quindi di un valore da considerare al pari dei risparmi accumulati e degli investimenti finanziari intrapresi. Un asset finanziario senza il quale non si possono raggiungere gli obiettivi di vita. Le capacità di spesa di una persona non dipendono solo dalla ricchezza personale fino ad oggi accumulata, ma anche dalle sue risorse future, individuate nel capitale umano. Essendo un asset di determinato valore, anche il capitale umano va protetto trasferendone i rischi a una compagnia assicurativa. Il capitale umano, inteso come capacità reddituale di un individuo, è la principale ricchezza per la maggior parte dei risparmiatori, stando alla migliore ricerca accademica internazionale. La sua protezione è prioritaria rispetto a qualunque decisione di impiego del risparmio. Per esempio un individuo nato nel 1970, con un reddito annuo netto pari a 30 mila euro, un rischio professionale basso e una stabilità occupazionale media, ha un valore di circa 306 mila euro. Una cifra enorme, in alcuni casi superiore ai risparmi accantonati in una vita. E se un giorno tale ricchezza dovesse venire meno causa eventi sfavorevoli come decesso, malattia o infermità, il capitale umano sarebbe azzerato. In quest’ottica l’evento improvviso è un rischio finanziario, che va coperto o ridotto tramite adeguate polizze assicurative. Se non ci si protegge adeguatamente, il capitale umano è come se non fosse mai esistito, né per sé né per i cari. Bastano poche informazioni relative all’età, al reddito annuo, al rischio professionale e alla stabilità occupazionale dell’assicurato, per quantificare il valore economico che l’individuo stesso è in grado di generare fino al momento della pensione e poter di conseguenza individuare la giusta soluzione assicurativa per proteggerlo al meglio. Proteggere il capitale umano è manifestazione di intelligenza e buon senso. (riproduzione riservata)

*amministratore delegato, Mediolanum  Assicurazioni