Di Riccardo Tacconi

Da tempo è partita, negli USA, una serie di azioni legali contro la Johnson & Johnson Inc. e la sua controllata McNeil-PPC Inc., a causa degli effetti collaterali del farmaco Children’s Motrin, un farmaco generico, senza ricetta, a base di Ibuprofene, destinato ai bambini, per la cura della febbre.

 Infatti, sono molti gli studi legali che incoraggiano la presentazione di richieste di danno, in quanto i casi sospetti sono 46…vedi il sito       http://www.good-legal-advice.com/children-motrin-lawyer.htm

I casi più noti sono:

–      Una giuria del Massachusetts ha assegnato, a febbraio 2013,  un risarcimento di 63 milioni di dollari ad una teenager ed ai suoi genitori, a causa del fatto che Johnson & Johnson Inc. non aveva fornito adeguate avvertenze riguardo alla possibilità di effetti collaterali del Children’s Motrin. Infatti, dopo l’assunzione del medicinale nel 2003, il prodotto ha causato alla ragazza la perdita progressiva della pelle (vedi caso precedente, segnalato sotto) e le ha causato la cecità.    Dopo aver preso il Children’s Motrin, marchio di ibuprofene, per una febbre, l’allora bambina di sette anni, Samantha Reckis ha manifestato una necrolisi epidermica tossica, un disturbo raro causato da una reazione allergica al farmaco.

–      La giuria della Plymouth Superior Court ha, invece,  assegnato  un risarcimento di 50 milioni di dollari ad una ragazza e 6.5 milioni di dollari a ciascun genitore, ritenendo che Johnson & Johnson e la sua controllata McNeil-PPC Inc. non avevano fornito avvertenze sufficienti su tali potenziali effetti collaterali.

 –    Molto più contenuto l’indennizzo riconosciuto, nel 2014, da una giuria di San Francisco, dopo tre anni di processo, ai genitori, per la morte della figlia, ammontante a 97.000 dollari (cfr. Brakefield vs. McNeil Consumer & Specialty Pharmaceuticals, 5 Trials Digest – 15th 22, 2011 WL 7091312

–     ll caso, però,  che ha fatto a apripista è stata la causa che si è conclusa con la condanna, ad opera di una Giuria in Filadelfia, nel 2011, a pagare  10 milioni di dollari pagati ad una tredicenne, Brianna Maya, perché aveva provocato la sindrome di Steven Johnson (una sindrome ulcerante della pelle), non segnalata nelle istruzioni, con la perdita dell’84% della pelle e la perdita della vista.

Le istruzioni per l’uso, ovviamente, dopo tali casi, sono state adeguate.

 Purtroppo per la Casa farmaceutica, il caso di Brianna Maya si è confermato l’archetipo di riferimento, in quanto la Superior Court della Pennsylvania ha rigetto per due volte di seguito, a fine luglio ed a fine settembre, il ricorso della Casa Farmaceutica, confermando la condanna a $ 10 milioni a suo carico.

Si aprono porte agli altri ricorsi di legali, che sembravano aver trovato un ostacolo in una sentenza, emessa a maggio di quest’anno, da un giudice federale della Louisiana, nel caso Hunt (cfr.  (http://www.topclassactions.com/lawsuit-settlements/lawsuit-news/26719-louisiana-plaintiff-failed-establish-causation-sjslawsuit/#) che aveva rigettato una richiesta di danni simile, ritenendo non provato, in base alla legge della Louisiana, il nesso causale fra la carenza delle informazioni e i danni subiti dalla ragazza

Fonti principali

Law 360 – 22.07.14 e 26.09.14

Huff Post business 13.02.2013