Dopo i vertici delle Casse anche i rappresentanti dei professionisti dicono no all’aumento (dal 20 al 26%) della tassazione sulle rendite maturate dagli investimenti dei risparmi previdenziali. Così come previsto dal ddl Stabilità. L’Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili guidata dal neo presidente Fazio Segantini, nel dirsi preoccupata per questo disegno governativo, sottolinea che «questa tassazione aggrava l’iniquità in danno delle giovani generazioni, prima ancora che appesantire gli equilibri finanziari della casse di previdenza, proprio perché mina alle fondamenta i sistemi contributivi che caratterizzano le pensioni delle giovani generazioni». «Con l’aumento delle imposte», aggiunge il presidente dell’Associazione nazionale avvocati italiani Maurizio De Tilla, «le pensioni diminuiranno e verrà pregiudicato il programma avanzato di welfare. Tutto ciò in controtendenza con l’Europa perché il nostro è l’unico paese europeo che fa pagare le tasse sulla previdenza obbligatoria. Le Casse faranno bene a non investire più in titoli di stato e a togliere qualsiasi investimento (già rischioso) dalle opere e infrastrutture pubbliche». Sul piede di guerra anche i chimici. Quella dell’esecutivo, afferma Armando Zingales, presidente del Consiglio nazionale di categoria «è una decisione gravissima che ancora una volta va a discapito dei liberi professionisti, a dimostrazione di quanto questo paese sia incapace di valorizzare e preservare adeguatamente le proprie maestranze».