L’assistenza sanitaria integrativa oggi potrebbe giocare finalmente quel ruolo di supporto e integrazione al Sistema sanitario nazionale per cui è nata. Gli italiani, interpellati da Eurisko per Assidim (associazione indipendente senza scopo di lucro con fini assistenziali), sono ormai sicuri: si tratta del benefit più importante che si può ricevere dalla propria azienda (42%), superiore ai buoni spesa (29%), all’auto (14%), agli asili nido o alle convenzioni con esercizi commerciali (6%).
Certamente però la situazione non è tutta rose e fiori. Se è vero che il 74% dei lavoratori conosce benefici e vantaggi di un’assistenza integrativa e vorrebbe adottare i servizi ad essa connessi, resta basso il numero dei lavoratori che ne beneficiano. Solo il 17% dei lavoratori infatti ha una copertura integrativa.

Nonostante la crisi economica, il 33% degli italiani crede nella garanzia del diritto alla cura: il 10% in più rispetto al 2013. Anche la conoscenza delle modalità di erogazione dei servizi è particolarmente bassa: ad esempio, il 47% degli intervistati non sa che la copertura integrativa può essere sottoscritta dall’azienda, nonostante la maggior parte degli intervistati la conoscano. «In questo senso l’assistenza integrativa può giocare pienamente il ruolo di supporto al Sistema sanitario nazionale», spiega Assidim. Il Ssn, infatti, non viene bocciato in toto dagli italiani: il 44% del campione considera buona la qualità dei servizi. I motivi di insoddisfazione del 56% degli intervistati sono le code e l’attesa (86%), la qualità delle prestazioni (30%) e la professionalità degli operatori (20%).

Per quanto riguarda i servizi sanitari privati, il 55% della popolazione ne ha usufruito nell’ultimo anno: il 31% per uno specifico problema mentre il 24% lo utilizza per prevenzione. «Oggi gli italiani danno priorità alla salute e l’assistenza sanitaria integrativa è il pilastro su cui fondare il futuro», dice Bruno Soresina, presidente Assidim. Esso permette a ogni singolo di scegliere la modalità di assistenza, attraverso ottime prestazioni e vantaggi fiscali. Infine, a livello aziendale, i lavoratori vorrebbero l’assistenza sanitaria integrativa come benefit e lo apprezzerebbero rispetto a tutti gli altri».

Un tema su cui il pilastro integrativo può fare molto è quello delle cure per la non autosufficienza che in un’Italia sempre più vecchia costano oltre 20 miliardi. L’Italia è il secondo Paese dopo la Germania per numero di anziani. Secondo l’ultima fotografia disponibile, nel 2013 gli over 80 in Italia erano più di 3 milioni e mezzo, di cui più di 16 mila i centenari e ultracentenari. E le statistiche dicono che seguendo questo trend, nel 2030 un italiano su tre avrà più di 65 anni e i non autosufficienti passeranno dagli attuali 2,1 milioni a 3,5 milioni. «La popolazione italiana è sempre più anziana: questo trend in aumento ci fa dire che quella del progressivo invecchiamento della popolazione è una delle principali criticità che il nostro Paese dovrà affrontare nei prossimi anni. I dati del Ministero evidenziano la portata economica del problema», spiega Fiammetta Fabris, direttore generale di UniSalute, compagnia del gruppoUnipol specializzata in assistenza sanitaria.

Il numero crescente di anziani comporta spese per cure e assistenza che il Ssn non potrà più sostenere e graveranno sempre più sulle tasche dei singoli. «Per quanto riguarda le problematiche della non autosufficienza e dell’assistenza domiciliare, purtroppo, una domiciliarità puntuale supportata da una medicina del territorio in Italia non è ancora decollata. È ormai chiaro a tutti che lo Stato potrà sempre meno dare risposte in questo ambito, basti ricordare che il Fondo nazionale sulla non autosufficienza è già stato eliminato da un paio d’anni. Crediamo che un fondo solidaristico che funzioni a livello territoriale e che veda collaborare le figure di operatori privati e pubblici, come regioni, province e comuni, con questi ultimi nel ruolo di controllori degli standard qualitativi erogati dal fondo, possa essere la risposta giusta», afferma Fabris. Alla luce di tutto questo, non stupisce che il 60% degli italiani sia preoccupato dei problemi legati all’invecchiamento e delle spese che esso comporta, come segnala la nuova ricerca dell’Osservatorio Sanità della stessa UniSalute. Nello specifico il 30% è preoccupato della concreta possibilità che il Ssn non riesca più a garantire il supporto sanitario adeguato, mentre l’altro 30% teme di non essere in grado di sostenere le spese per le cure e l’assistenza di cui avrà bisogno quando sarà anziano (percentuale che sale al 36% tra le donne). Timori legati a problematiche già presenti in molte famiglie: sono sempre più infatti quelle che devono occuparsi direttamente dei genitori anziani. (riproduzione riservata)