di Massimo Galli  

 

L’automobile senza conducente non è più un sogno. È ormai realtà, anche se gli esperimenti continuano e, soprattutto, non c’è il via libera da parte delle autorità alla libera circolazione di questi mezzi. La tecnologia, peraltro, è in continua evoluzione e molti costruttori si stanno impegnando in questa direzione.

Risale a dieci anni fa il test condotto dall’agenzia di ricerca della Difesa americana (Darpa), che aveva organizzato nel deserto californiano una gara di vetture autonome.

Nel 2010 è stata la volta di Google, che negli ultimi quattro anni ha accumulato quasi un milione di chilometri lungo autostrade e tratti urbani. Attualmente alcuni modelli, già in vendita da parte di Daimler o Nissan, offrono all’automobilista sistemi come la percorrenza in fila in autostrada, il mantenimento della distanza con chi precede, il parcheggio automatico.

Secondo gli addetti ai lavori, la diffusione su ampia scala di questa tecnologia permetterebbe di ridurre drasticamente gli incidenti stradali, che ogni anno mietono 1,3 milioni di vittime in tutto il mondo. La circolazione sarebbe più fluida e si guadagnerebbe tempo negli spostamenti. Si aprirebbero le porte a un utilizzo innovativo anche nell’ambito della consegna di beni.

Un video presente su internet, già visto quasi mezzo milione di volte, mostra un’auto senza conducente che percorre l’autostrada austriaca a 90 chilometri orari. Si tratta della Q50 di Nissan, che si muove automaticamente grazie all’aiuto di radar, videocamere e sensori. L’esperimento è avvenuto senza l’autorizzazione del costruttore giapponese, poiché la legge vieta la circolazione di veicoli senza nessuno alla guida.

I principali produttori di auto stanno mobilitando l’area della ricerca e sviluppo per mettere a punto questa tecnologia: da Audi a Bmw, da Volvo a Peugeot Citroën, da Ford a Toyota, da Renault-Nissan a Jaguar, da Land Rover a Tesla, passando per General Motors che è l’ultima arrivata. L’a.d. Mary Barra ha annunciato la commercializzazione di una Cadillac semi-automatica a partire dal 2016.

Gli esperti sostengono che la diffusione di questi veicoli limiterebbe non soltanto il numero di incidenti ma anche le spese di riparazione e di assicurazione. Morgan Stanley afferma che il risparmio sarebbe pari a 5.600 miliardi di dollari (4.400 mld euro) all’anno a livello mondiale, di cui 1.300 mld soltanto negli Stati Uniti. L’abbassamento dei costi non dipenderebbe unicamente dai minori incidenti ma anche dal consumo più basso di benzina, grazie alla migliore gestione del motore e alla diminuzione delle code determinate dalle informazioni che arriveranno in tempo reale alle auto. Ma per le case automobilistiche c’è un altro aspetto da tenere in considerazione. Gilles Lallement, che si occupa di innovazione alla Renault, spiega che automatizzare l’auto significa renderla più interessante e desiderabile per il grande pubblico, perché il conducente potrà scegliere di mettersi al volante soltanto quando lo riterrà opportuno o gradevole.

Ma c’è chi tiene i piedi per terra. È il caso di Rémi Bastien, direttore della ricerca sempre alla Renault: se è possibile immaginare vetture semi-automatiche, nelle quali il guidatore tiene gli occhi sulla strada e può riprendere il controllo in caso di necessità, è ancora troppo presto per la vettura completamente autonoma, sulla quale si possa tranquillamente leggere o usare il tablet.

In effetti l’automatismo elevato rimane di là da venire e siamo ai prototipi: si parla degli anni 2020. In questo caso l’auto, per muoversi, si appoggerà non solo al Gps ma anche all’ambiente circostante, scambiando automaticamente informazioni con le altre vetture e infrastrutture, sia in città che fuori. Il conducente potrà rilassarsi, ma, in caso di pericolo, richiamato dallo stesso veicolo intelligente, dovrà intervenire. Quanto al completo automatismo, ci vorrà qualche anno in più: ma allora il guidatore potrà davvero fare altro, senza più preoccuparsi di nulla. Sarà come prendere un taxi o un mezzo pubblico.

Non è comunque una passeggiata. Come osserva Bastien, più la circolazione è complessa, più è difficile rendere sicuro un veicolo autonomo. A frenare uno sviluppo rapido sono elementi come la coabitazione con automobili non autonome, l’assenza di cartelli indicatori, la non completa affidabilità degli strumenti e dell’elettronica in condizioni climatiche difficili. E poi c’è il capitolo dei risarcimenti: in caso di incidente chi pagherà? Il costruttore, chi ha fornito la strumentazione, gli informatici che hanno sviluppato il software o il proprietario del veicolo? Riscrivere le regole e le leggi in materia non è cosa automatica.

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